Fuori dai confini ma aveva una marca auricolare trasmittente. Dubbi del presidente del Parco sulla validità del progetto lanciato anni fa
Gli scarsi resti di un giovane orso sono stati rinvenuti ieri da personale del Servizio di sorveglianza del Parco e del dipartimento di Biologia Umana e Animale della Università La Sapienza di Roma in Molise, località Cerasuolo, in comune di Filignano, al di fuori del perimetro del Parco.
L’animale, che aveva circa 18 mesi, è stato pressoché completamente consumato da predatori, per cui è stato possibile recuperarne solo poche parti.
L’esemplare era dotato di una marca auricolare trasmittente, per seguirne i movimenti nell’ambito della ricerca in corso volta a determinare consistenza e distribuzione della popolazione di orso bruno marsicano. Da alcune settimane, tuttavia, il segnale radio si era perso, per poi entrare di recente nella modalità che indica l’assenza di movimento.
L’esiguità dei resti recuperati, come pure il fatto che la morte è da far risalire a parecchi giorni fa, rende molto problematico accertarne le cause: in ogni caso i resti, che sono stati trasportati presso la sede del Parco di Pescasseroli, verranno sottoposti alle analisi del caso presso l’Istituto Zooprofilattico per l’Abruzzo e il Molise.
Salgono quindi a due gli esemplari di orso rinvenuti morti nel corso dell’anno. A queste perdite si contrappongono fortunatamente segnali incoraggianti di ripresa della popolazione: dopo l’ottimo numero di cuccioli nati nello scorso anno, almeno dieci, anche i primi avvistamenti di queste settimane testimoniano un buon tasso di riproduzione: sono infatti già stati avvistati cinque cuccioli nati durante l’inverno scorso.
Considerato l’alternarsi di buone e cattive notizie sulla salute dell’orso bruno marsicano, il Presidente dell’Ente Parco, Giuseppe Rossi, ritiene però che si imponga, ormai, un momento di riflessione, assolutamente necessario, anche nel quadro della ricerca in corso, che coinvolga i vari attori interessati, partecipi del Patom (Piano di azione tutela orso marsicano).
Bisognerà conoscere a fondo l’attuale situazione, individuare esattamente i provvedimenti più urgenti da assumere da altre Istituzioni, oltre a quelli già adottati dal Parco: anche se, come previsto nel progetto di ricerca, i dati conclusivi degli studi, che permetteranno l’elaborazione di un vero e proprio piano di gestione del plantigrado saranno disponibili nel 2010 al termine della ricerca.
I vari organismi che aderiscono al Patom devono intanto assumersi le responsabilità che loro competono, proprio per aver sottoscritto quell’Accordo. Altrimenti non si potrà che dichiarare il fallimento di questo «strumento partecipativo» che tanto interesse aveva invece suscitato al momento della sottoscrizione. Non si vedono infatti, in proposito, impegni concreti da parte dei firmatari del Protocollo di intesa del luglio 2006 (regioni, provincie, parchi, ministero dell’Ambiente. Ispra-ex Infs). Purtroppo, spiace constatare che il coordinamento auspicato e previsto da parte della Regione Abruzzo finora non ha funzionato, che il Tavolo tecnico istituito non sta operando secondo programma, che la comunicazione e lo scambio di notizie tra partner praticamente non esiste.
È importante fare il punto della situazione e rilanciare un forte impegno in favore dell’orso marsicano. L’Ente Parco continuerà naturalmente con determinazione nella propria azione di tutela e salvaguardia, mettendo in atto ogni ulteriore iniziativa possibile, sperando di trovare la necessaria collaborazione, non soltanto da parte delle pubbliche istituzioni, ma anche di chi sul territorio vive e opera.
(Fonte Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise)