Berlusconi ha mandato una lettera a Barroso per evidenziare le difficoltà italiane ma le quote non si possono rivedere perché sono fissate dal 2007. Il caso di Estonia e Polonia. Una questione in realtà strettamente politica
La strada della riduzione della CO2 è decisamente tutta in salita. Mentre all’Onu si parla di accelerare gli accordi ed Obama, a cui Berlusconi si è riferito, sottolineano la necessità di unità d’intenti, in Europa il Tribunale europeo disfa ciò che la Commissione faticosamente sta cercando di cucire.
Andiamo più nel dettaglio. Il caso lo sta sollevando proprio l’Italia che ha sottolineato con una lettera di rivedere le quote di emissione poiché le industrie hanno difficoltà. Una questione in realtà strettamente politica nell’eterna lotta che Berlusconi ha ingaggiato con la sinistra e fuorviante ai fini reali.
Ma l’Europa sulla richiesta italiana è chiara: non ha la possibilità di rinegoziare le emissioni di CO2. È questo quello che la portavoce del commissario europeo per l’Ambiente, Barbara Hellferich, ha dichiarato a seguito di alcune domande poste da giornalisti che le chiedevano delucidazioni in merito alla lettera inviata dal Presidente del Consiglio Berlusconi al presidente della Commissione Barroso.
In questa lettera, Berlusconi avrebbe chiesto di modificare i limiti di emissione fissati dall’Ue per l’Italia. Questo non sembra possibile, in quanto il piano nazionale di assegnazione delle quote di emissione è stato già approvato ed adottato nel 2007, in base a quanto stabilito dalla legislazione europea. Il suddetto piano ha una validità di quattro anni, regola le emissioni di CO2 per il periodo 2008-2012 e autorizza una quota di emissione pari a 195,8 milioni di tonnellate di CO2, il 6,3% in meno di quanto il governo italiano aveva proposto, ossia accordare all’industria 209 milioni di tonnellate.
Intanto è in atto una querelle giudiziaria perché il tribunale europeo di primo grado ha accolto un ricorso di Estonia e Polonia ed ha bocciato i piani di assegnazioni della Commissione. La Commissione a sua volta sta preparando il ricorso in quanto la sentenza va contro proprio lo spirito della legge comunitaria che punta ad armonizzare e fissare i tetti anche per garantire la «stabilità del mercato di scambio delle emissioni di CO2».
La Commissione, contemporaneamente, sta anche valutando un nuovo piano per Estonia e Polonia, ma l’Italia non può inserirsi in questa revisione perché non ha presentato ricorso nei termini previsti.
Nel pomeriggio è arrivata la smentita del governo italiano: «A Bruxelles – afferma Bonaiuti – è stato montato un caso. L’Italia ha mandato una lettera al presidente Barroso per segnalare le difficoltà per le aziende italiane a causa dell’assegnazione delle quote di riduzione del CO2. Il governo non ha mai chiesto di rinegoziare queste quote, ma gli ha semplicemente sottoposto il problema, chiedendo il suo personale interessamento per arrivare ad una soluzione condivisa».
Che significa? Quindi la busta era a Barroso ma la lettera a chi? (I. L.)