…dopo il tabacco. L’Oms raccomanda un livello di riferimento di 100 Bq/m3. E l’Italia non ha una normativa
È stato presentato in questi giorni in Italia «Who handbook on indoor Radon. A public health perspctive», il manuale sul radon in ambienti indoor, promosso dall’Oms con l’obiettivo di analizzare tutte le diverse problematiche sanitarie, normative, tecniche ed organizzative legate all’esposizione al radon nelle abitazioni, e le nuove raccomandazioni sui livelli di comportamento.
Dal manuale emerge che il radon provoca un incremento di rischio di tumore polmonare statisticamente significativo, anche per esposizioni relativamente basse, e interagisce marcatamente con il fumo di sigaretta esponendo a un più alto rischio di tumore al polmone i soggetti che consumano o hanno consumato tabacco.
Il manuale Oms sul radon in ambienti chiusi rientra nel progetto internazionale dell’Oms l’International Radon Project (Irp), già avviato nel 2005, a cui hanno partecipato oltre 100 esperti di 35 Paesi di diversi continenti. Questo progetto internazionale è nato per ridurre il rischio di cancro al polmone nel mondo.
L’Oms, già nel 1996, aveva pubblicato una relazione contenente diverse conclusioni, e le raccomandazioni per la comprensione scientifica del rischio radon e la necessità per i paesi di intraprendere azioni nei settori della gestione e comunicazione del rischio.
L’esposizione al radon, in casa e sul posto di lavoro, è uno dei principali rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti che provocano decine di migliaia di morti per cancro al polmone ogni anno a livello globale. Per far si che il rischio diminuisca è importante che le autorità nazionali abbiano metodi e strumenti basati su solide prove scientifiche e una buona politica sanitaria.
Il documento si basa sui più recenti risultati di studi epidemiologici sugli effetti sanitari dell’esposizione al radon nelle abitazioni e, in particolare, sull’analisi complessiva di 13 studi condotti in Europa, 7 in America settentrionale e 2 in Cina.
Esso si concentra sull’esposizione al radon indoor, dal punto di vista della salute pubblica, e fornisce raccomandazioni dettagliate sulla riduzione dei rischi da radon per la salute e le scelte di una politica sana per prevenire e attenuare l’esposizione al radon.
Il rapporto evidenzia la pericolosità del radon in ambienti chiusi e quanto l’esposizione ad esso possa essere responsabile di un numero considerevole di tumori al polmone nella popolazione generale. Affronta i principali aspetti connessi all’esposizione al radon nelle abitazioni: vengono fornite informazioni sulla selezione dei dispositivi per misurare i livelli di radon e sulle procedure per la misurazione affidabile di questi livelli.
Sono esposte anche le opzioni di controllo per il radon nelle nuove abitazioni, la riduzione del radon nelle abitazioni già esistenti, nonché la valutazione dei costi e dei benefici della prevenzione radon e le diversi azioni correttive.
Importanti sono anche le strategie di comunicazione e l’organizzazione di programmi nazionali per far conoscere il rischio da esposizione al radon.
Il rapporto è organizzato in sei capitoli, ciascuno introdotto da messaggi chiave.
Il primo capitolo illustra le attuali conoscenze sui rischi per la salute da radon e presenta le stime più recenti delle esposizioni della popolazione all’inquinante, e ai rischi connessi per il cancro al polmone e anche di altri potenziali effetti sulla salute.
Il secondo fornisce un quadro descrittivo dei diversi dispositivi di misurazione del radon e lo sviluppo di procedure per una misurazione affidabile sia nell’aria sia in acqua. Inoltre, il capitolo delinea le linee guida per diversi scenari di misurazione dell’inquinante radon.
Il terzo affronta le diverse opzioni di controllo del radon durante la costruzione di nuove abitazioni (prevenzione) e la riduzione del radon nelle abitazioni già esistenti (attenuazione o bonifica).
Il quarto affronta il fattore economico e quindi delinea la giusta metodologia da applicare per una giusta valutazione economica dei costo/beneficio delle diverse azioni preventive.
Il quinto fornisce indicazioni sullo sviluppo di una strategia di comunicazione da poter applicare a diversi target di popolazione, per far capire al meglio il concetto di rischio da radon. L’opinione pubblica è spesso inconsapevole dei rischi connessi al radon in ambienti chiusi proprio perché il radon non è molto conosciuto e può non essere percepito come un rischio per la salute. Per questo la comunicazione del rischio da radon deve essere chiara e precisa.
La campagna di comunicazione deve anche convincere i responsabili delle politiche che questo gas è un importante problema di salute pubblica che richiede un intervento immediato.
Il sesto, infine, presenta gli standard e il quadro organizzativo per sviluppare un programma nazionale efficace.
I programmi nazionali sul radon devono mirare a ridurre la popolazione a rischio e a diminuire il rischio individuale per le persone che vivono in zone con alte concentrazioni.
Ogni Nazione ha la responsabilità di applicare le linee guida stabilite dall’Oms e in questo l’Italia ha lanciato un Piano nazionale radon nel 2006.
Nell’ultimo capitolo sono anche elencati i livelli di riferimento e la loro importanza in questo contesto. Infatti per limitare il rischio individuale, l’Oms raccomanda il livello nazionale di riferimento di 100 Becquerel al metro cubo (Bq/m3,per minimizzare i rischi per la salute, pari a un decimo del massimo di 1000 Bq/m3 indicato nel 1996). Laddove non sia possibile rispettare questo limite, il livello non deve comunque superare i 300 Bq/m3.
Questa pubblicazione è destinata ai Paesi che stanno organizzando e sviluppando i loro programmi nazionali di prevenzione sul radon o estendere tali attività, nonché per i soggetti coinvolti nel controllo stesso del radon, come il settore edilizio e i professionisti del settore delle costruzioni.
L’obiettivo generale di questo manuale è quello di fornire un supporto e dare una panoramica aggiornata degli aspetti principali del radon e i rapporti con la salute umana.
(Foto Ispra, ex Apat; la distribuzione del radon in Italia secondo l’ultima indagine dell’Ispra)