Frane e alluvioni – Ecco le regioni più esposte

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foto di A. Fiore
La frana a Rocchetta Sant'Antonio (FG)
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Un pericolo sparso su tutto il territorio, che vede particolarmente colpite le regioni Trentino Alto Adige, Campania, Sicilia e Piemonte. Lo rileva il catalogo storico di eventi di frane e inondazioni realizzato dall’Irpi-Cnr. Presentati le attività e i risultati degli studi Cnr sui rischi naturali

I problemi connessi al rischio idrogeologico diventano anno dopo anno più gravi e preoccupanti per il nostro Paese. E rappresentano un problema di grande rilevanza sia per il numero di vittime sia per i danni causati alle infrastrutture, come confermano anche i dati raccolti in un catalogo storico con informazioni di eventi con danni diretti alla popolazione dal 671 d.C. e aggiornato dall’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Irpi) del Cnr.

Se ne è parlato oggi a Roma, presso la sede del Cnr, nel corso della Giornata di studio «La ricerca del Cnr per il sistema nazionale di Protezione civile» organizzata dal Dipartimento terra e ambiente (Dta) del Consiglio nazionale delle ricerche e a cui hanno partecipato tra gli altri il Presidente del Cnr, Luciano Maiani, il Vice Capo Dipartimento della Protezione civile, Bernardo De Bernardinis e Giuseppe Cavarretta, direttore del Dta-Cnr, oltre ai ricercatori del Cnr che si occupano di eventi catastrofici.

«Abbiamo utilizzato questo catalogo storico, unico nel suo genere – spiega Fausto Guzzetti, direttore dell’Irpi-Cnr – per aggiornare le statistiche nazionali sulla probabilità che un evento di frana e inondazione causi un dato numero di vittime e abbiamo prodotto per la prima volta delle statistiche a livello regionale».

Sebbene il pericolo frane e inondazioni colpisca un po’ tutto il territorio (dal 1950 al 2008 le vittime di eventi franosi in tutto il territorio nazionale sono state oltre 6.380 e quelle delle alluvioni oltre 269) le regioni più esposte sono il Trentino Alto Adige e la Campania.

Prendendo in considerazione gli ultimi 60 anni il Trentino si trova al primo posto per numero di vittime (675), dovute a 198 eventi franosi. In Campania 231 eventi con 431 vittime; sempre nello stesso periodo di tempo gli eventi franosi in Sicilia sono stati 33 con 374 vittime. Il Piemonte ha avuto 88 eventi franosi e 252 vittime. Un discorso a parte il Veneto dove, nel 1963, un solo evento (quello del Vajont) causò più di 1.700 vittime.

Se si passa a considerare gli eventi di inondazioni le Regioni più interessate sono Piemonte (73 eventi alluvionali e 235 vittime); Campania (59 eventi e 211 vittime); Toscana (51 eventi e 456 vittime: un numero caratterizzato dalla inondazione dell’Arno del 1966) e Calabria ( 37 eventi e 517 vittime).

«Oltre a questo catalogo storico – aggiunge Guzzetti – abbiamo compilato un catalogo nazionale e stiamo lavorando a una serie di cataloghi regionali su eventi di pioggia che hanno prodotto frane: Ad oggi ci sono informazioni su 1.025 eventi che serviranno per valutare la stima di soglia pluviometrica per l’innesco di movimenti franosi.

Nel Convegno di oggi è stato inoltre illustrato il contributo del Cnr nell’ambito dei più recenti eventi naturali catastrofici.

«Per quanto riguarda il terremoto avvenuto all’Aquila, per esempio, il contributo del Cnr – spiega il direttore Giuseppe Cavarretta – è stato utile per il Dipartimento della Protezione Civile che ha potuto contare sui ricercatori dell’Ente: il giorno stesso del sisma eravamo già sul luogo e abbiamo immediatamente operato sotto il coordinamento della Protezione Civile».

Il contributo tecnico-scientifico, poi, è stato utile soprattutto nella fase successiva al sisma per la localizzazione dei siti più idonei alla riedificazione. «Abbiamo fornito informazioni su come si sia modificata la topografia dell’area interessata – continua il Direttore Dta-Cnr – e dati sulla microzonazione sismica al fine di identificare le aree più adatte alla ricostruzione degli edifici. Questo perché, come noto, esistono punti in una stessa area maggiormente soggetti al danno poiché rilasciano in maniera più violenta l’energia sismica accumulata dalle formazioni geologiche argillose che possono essere presenti nel sottosuolo».

E anche per la recente eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajokull con il conseguente problema delle ceneri nei cieli europei il Dipartimento ha fornito la sua consulenza. Inoltre su un aereo dell’Aeronautica militare si sta montando un’apparecchiatura in grado di ottenere misure dirette della densità di particelle di origine vulcanica in atmosfera per consentire alle Autorità preposte di decidere se si può volare oppure no sulla base di dati più attendibili rispetto ai modelli matematici fino ad ora utilizzati.

«Dal Vice capo del Dipartimento della Protezione Civile – conclude Cavarretta – è venuta una manifestazione di grande soddisfazione per il lavoro svolto e una sollecitazione a una ancor maggiore integrazione del Cnr nel sistema nazionale di protezione civile, sia per la mitigazione del rischio sia per la partecipazione alle operazioni nelle aree di emergenza».