In media 50 specie di mammiferi, uccelli e anfibi si avvicinano all’estinzione ogni anno, a causa dell’impatto dell’espansione agricola, del taglio delle foreste, del sovrasfruttamento e delle specie invasive. Ma c’è chi ce l’ha fatta
Uno studio internazionale conferma che un quinto delle specie di vertebrati potrebbe estinguersi. Tuttavia le misure per la conservazione attenuano i danni e in qualche caso salvano specie uniche.
Lo studio internazionale, al quale hanno contribuito Luigi Boitani e Carlo Rondinini della Sapienza, pubblicato sulla rivista scientifica «Science», ha utilizzato dati su 25.000 specie presenti nella Lista rossa Iucn (International Union for the Conservation of Nature) delle specie minacciate, per valutare lo stato di conservazione globale dei vertebrati (mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci) e come questo stato di conservazione sia cambiato nel tempo. I risultati, che saranno presentati alla 10a Conferenza della Parti della Convenzione per la Biodiversità CBD a Nagoya in Giappone, mostrano che in media 50 specie di mammiferi, uccelli e anfibi si avvicinano all’estinzione ogni anno, a causa dell’impatto dell’espansione agricola, del taglio delle foreste, del sovrasfruttamento e delle specie invasive.
Il Sudest asiatico ha subito di recente le perdite più drammatiche, largamente dovute alle piantagioni di essenze da esportazione quali olio di palma e legname, alla conversione agricola in risaie e alla caccia non sostenibile. Anche parti dell’America Centrale, delle Ande tropicali del Sud America e perfino dell’Australia hanno subito perdite marcate, in particolare a causa dell’impatto della chitridiomicosi, malattia fungina letale per gli anfibi.
Oltre a confermare precedenti testimonianze della continua perdita di biodiversità, questo è il primo studio a presentare chiare evidenze dell’impatto positivo degli sforzi di conservazione sul pianeta. I risultati mostrano che lo stato della biodiversità sarebbe declinato almeno del 20% in più se non fossero stati messi in atto interventi di conservazione.
«La conservazione della biodiversità è una sfida formidabile che richiede una base robusta di informazione scientifica e conoscenze teoriche. La partnership della Lista Rossa, della quale la nostra Università è membro, è una combinazione unica di centri di eccellenza che condividono la responsabilità di progredire nella scienza della valutazione della biodiversità e di aggiornare costantemente le informazioni sul suo status», dicono Luigi Boitani e Carlo Rondinini della Sapienza autori anche di uno studio pubblicato dalla Zoological Society di Londra sulle specie di mammiferi evolutivamente più a rischio imminente di estinzione come l’echidna, particolarissimo mammifero dell’Oceania simile all’ornitorinco che depone uova invece che dare alla luce dei piccoli. Tra le specie che probabilmente sono già estinte, secondo questo studio, le volpi volanti di Guam e la foca monaca dei Caraibi. Il lupo delle Falkland, la cui estinzione fu predetta dallo stesso Charles Darwin che lo vide durante il suo famoso viaggio sul brigantino Beagle, è stato invece effettivamente condotto all’estinzione per il commercio di pelli nel 1876.
L’espansione della valutazione ad altre specie e il monitoraggio del loro status nel tempo è una responsabilità che non possibile posporre ulteriormente. Recentemente uno studio sponsorizzato dalle Nazioni Unite sull’economia degli ecosistemi e della biodiversità ha calcolato il costo della perdita di biodiversità in 2.000-3.000 miliardi di dollari all’anno, specialmente nelle aree più povere del mondo. Un quinto delle oltre 5.000 specie di acqua dolce in Africa sono minacciate, mettendo a rischio la sopravvivenza di milioni di persone dipendenti da queste risorse vitali a rischio.
Lo studio ha coinvolto 174 autori da 115 istituzioni e 38 paesi. È stato reso possibile dal contributo volontario di più di 3.000 scienziati sotto gli auspici della Commissione per la Sopravvivenza delle Specie (Ssc) della Iucn, e di una crescente partnership di organizzazioni, incluse BirdLife International, Botanic Gardens Conservation International, Conservation International, NatureServe, Royal Botanic Gardens Kew, Università degli Studi di Roma La Sapienza, Texas A&M University, Wildscreen, e la Zoological Society of London.
Lo studio ha messo in luce che 64 specie di mammiferi, uccelli e anfibi hanno migliorato il loro status grazie ad azioni di conservazione di successo. Queste includono tre specie che erano estinte allo stato selvatico e ora sono state reintrodotte con successo in natura: il condor della California, Gymnogyps californianus, il furetto dai piedi neri, Mustela nigripes, negli Stati Uniti, e il cavallo di Przewalski, Equus ferus, in Mongolia.
Gli sforzi di conservazione hanno avuto particolare successo nel combattere le specie aliene invasive sulle isole. La popolazione globale del merlo-gazza delle Seychelles, Copsychus sechellarum, è cresciuta da meno di 15 individui nel 1965 a 180 nel 2006 grazie al controllo dei predatori introdotti dall’uomo quali il ratto grigio, Rattus norvegicus, e ai programmi di riproduzione in cattività e di reintroduzione. Alle Mauritius sei specie di uccelli hanno uno status migliore che in passato, incluso il gheppio delle Mauritius, Falco punctatus, la cui popolazione è cresciuta da soli 4 individui nel 1974 a quasi 1000.
In Sudamerica, le aree protette e una combinazione della Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie in Pericolo (Cites) e della Convenzione sulla Vigogna hanno favorito il recupero della vigogna, Vicugna vicugna. In modo simile, la legislazione adottata per bandire la pesca commerciale delle balene ha portato il rischio di estinzione della megattera, Megaptera novaeangliae, da Vulnerabile a Minima Preoccupazione. Sfortunatamente pochissimi anfibi hanno finora mostrato segni di recupero, ma gli sforzi internazionali stanno crescendo, incluso un programma di reintroduzione nell’ambiente selvatico del rospo di Kihansi, Nectophrynoides asperginis,in Tanzania.
Statistiche globali per la Lista Rossa Iucn delle Specie Minacciate 2010.4
La percentuale di specie minacciate tra i vertebrati va dal 13% negli uccelli al 41% negli anfibi. Sebbene lo studio focalizzi sui vertebrati, riporta anche i livelli di minaccia in diversi altri gruppi valutati nella Lista Rossa Iucn, incluso il 14% delle alghe, il 32% dei granchi d’acqua dolce, e il 33% dei coralli delle barriere.
Totale specie valutate = 55.926
Estinte = 791
Estinte in Ambiente Selvatico = 63
In Pericolo Critico = 3.565
In Pericolo = 5.256
Vulnerabili = 9.530
Quasi Minacciate = 4.014
Totale a Basso Rischio/Dipendenti dalla Conservazione = 269 (vecchia categoria gradualmente sostituita nella Lista Rossa)
Carenti di Dati = 8.358
A Minor Preoccupazione = 24.080
I numeri presentati sopra riguardano solo le specie che sono state valutate nella Lista Rossa Iucn fino a oggi. Sebbene non tutte le specie del mondo siano state valutate, la Lista Rossa Iucn fornisce una utile fotografia di cosa stia accadendo alla specie oggigiorno e mette in luce la urgente necessità di azioni di conservazione.
(Fonte Università Sapienza)
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Nella foto del Royal Botanic Garden di Edinburgh un esemplare di Araucaria biramulata, una specie definita vulnerabile