Durissime critiche sono apparse oggi sulla rivista di «Nature» alla gestione dell’incidente nucleare di Fukushima.
Eccone alcune:
1) Mancano dati affidabili ed attendibili: ad oltre un mese dall’inizio del disastro nucleare ancora non è chiaro cosa sia successo e cosa stia succedendo
2) La comunicazione con il pubblico è stata fallimentare: è stata una sorpresa il venire a sapere che la radioattività delle acque marine era elevatissima, così come è stata una sorpresa la comunicazione che l’incidente nucleare a Fukushima, classificato come livello 5 della scala Ines, improvvisamente veniva portato a livello 7, nonostante le rassicurazioni che si trattasse di un incidente di proporzioni pari al 10% di Chernobyl
3) Non è stata resa nota la composizione dei radionuclidi rilasciati in atmosfera ed in mare, ma solo le misure di radioattività riferite allo I-131 ed al C-137, misure peraltro non referenziate con i necessari metadati, in modo da poter ricostruire le mappe della contaminazione.
4) Le uniche informazione sulla possibile entità di radioattività rilasciata, così come sulla possibile diffusione e trasporto della nube radioattiva, sono venute da Agenzie internazionali ed Enti di ricerca competenti che hanno cercato di ricostruire quello che stava accadendo, quando la società proprietaria: la Tepco e le Autorità giapponesi che conoscono bene la situazione, avrebbero potuto farlo molto più chiaramente e dettagliatamente e con una più alta affidabilità.
5) La fiducia del pubblico è crollata sia verso le autorità giapponesi, sia su come viene gestita tutta la complessa problematica del rischio nucleare.