Rischio inquinamento nel Parco dell’Alta Murgia

1252
Tempo di lettura: 2 minuti

Si è lasciata crescere un’area, in zona Cassano Murge, con numerose villette, arrivate ora ad oltre 50mila, che scaricano i liquami domestici in pozzi neri che finiscono per inquinare la falda in spregio alle norme a tutela del territorio

«Voglio raccontarvi una storiella, c’è un paese della provincia di Bari di nome Cassano delle Murge il quale gode di una posizione meravigliosa, di un bellissimo panorama e di una stupenda foresta, dove una volta c’era un immensa palude».

Sembra l’incipit di una bella storia, ma purtroppo il finale non è ancora stato scritto e pare che il lieto fine sia soltanto una speranza di pochi. È l’inizio di una lettera di denuncia, giunta in redazione. Purtroppo la speranza di vedere risanata questa storia non è solo del nostro lettore Arturo, ma di tanti cittadini. Proviamo a raccontare questa vicenda, in realtà intricatissima.

Negli anni Sessanta nella zona periferica di Cassano delle Murge, cittadina in provincia di Bari, si è cominciato a lottizzare senza creare nessun tipo di servizi, né acqua pubblica né fogna. I proprietari di queste ville, che nel frattempo sono cresciute fino ad arrivare a 50mila, scaricano i liquami domestici in pozzi neri che finiscono per inquinare la falda con buona pace di ambientalisti, ecologisti e tutti gli amanti e fruitori del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, nonché per le norme a tutela del territorio.

Tutto quello che viene buttato dagli scarichi delle abitazioni dei borghi residenziali finisce in questi pozzi, perché il depuratore, a cui dovrebbero essere allacciati gli scarichi, in realtà è stato pensato e realizzato per una capienza di 7mila persone, a fronte di una popolazione residente e stabile di quasi 14mila abitanti. Ma Cassano delle Murge arriva nei mesi estivi a contare circa 25mila persone, i cui scarichi finiscono in falda con il beneplacito delle pubbliche amministrazioni a tutti i livelli, che nel solito balletto si rimpallano le responsabilità.

Nel frattempo è stata depositata in Provincia la richiesta di studio d’impatto ambientale da parte dell’Acquedotto Pugliese: lo studio relativo all’adeguamento del nuovo depuratore nato già vecchio, oggi completamente vandalizzato, prevede un costo di circa 3-4mln di euro. Purtroppo però l’impianto completato nel 2003 se dovesse entrare in funzione non potrà reggere il peso di 25mila residenti e dunque il problema si riproporrà di nuovo.

Il commissario delegato regionale, che ha firmato le passate autorizzazioni per conferire in falda, sembra essere a capo di questa cascata di responsabilità, che ricade solo ed esclusivamente sulla qualità dell’ambiente e dell’acqua e, quindi, sulla salute dei cittadini ignari di tutto. Ad accertare le responsabilità sarà la Procura della Repubblica di Bari, alla quale è pervenuta il 4 aprile la denuncia della sindaco di Cassano delle Murge, che al 30 gennaio non si è vista recapitare la proroga per il conferimento in falda, con il rischio concreto che i residenti dei borghi vengano chiamati a rispondere del reato di inquinamento ambientale.

Nel frattempo tutti i liquami scaricati nella falda potrebbero arrivare nel canale dell’acquedotto e prima o poi potrebbero arrivare nell’acqua, con pesanti ricadute sulla collettività come dimostra il caso dei pozzi artesiani, confermato dalla dottoressa Di Medio che in merito ha dichiarato:«Se consideriamo la rete dei pozzi artesiani come una delle nostre ricchezze dobbiamo sapere che ci sono aziende agricole che vivono con i pozzi artesiani, che hanno bisogno di acqua per irrigare i campi. A questo proposito ci sono stati dei casi di aziende agricole, ma non solo, che dai pozzi artesiani hanno tirato su materiale organico anziché acqua e sono stati costretti a tapparli».