Affinché «gli Enti di ricerca promuovano una informazione competente e corretta sulle tematiche collegate alla “green economy”. In Italia non se ne parla, salvo nella stretta cerchia degli addetti ai lavori. Sarebbe opportuno che gli Enti di ricerca scientifica, ma anche di ricerca economica e sociale, si attivino, ognuno per le proprie competenze ed esperienze, con iniziative coordinate perché le informazioni circolino
«Il 2012 è un anno molto particolare. Scade il protocollo di Kyoto e nuovi modi per impegnarsi sul clima dovranno essere stabiliti nella prossima Conferenza di Durban (Sud Africa). Ma, l’evento più importante sarà la Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile a 20 anni da Rio, denominata più brevemente “Rio+20“. L’obiettivo di questa Conferenza mondiale è, da una parte, verificare lo stato di attuazione dei diversi impegni sullo sviluppo sostenibile (Convenzioni sul clima, la biodiversità e la desertificazione, obbiettivi del millennio, Agenda 21, ecc.), e, dall’altra parte, discutere sulla “green economy”, tema fondamentale per giungere effettivamente a condizioni concrete di sviluppo sostenibile». Così inizia una nota del direttore della Rivista Eai, dell’Enea, Vincenzo Ferrara.
La nota è stata inviata per sollecitare gli Enti di ricerca a promuovere iniziative informative sulla prossima Conferenza di Rio.
«Finora – sottolinea Ferrara – nonostante la buona volontà e gli impegni che dal 1992 in poi sono stati assunti dai Paesi Onu, il livello di qualità dell’ambiente e di benessere della popolazione mondiale è cambiato in modo molto diseguale. Se in alcune parti del pianeta sono migliorate le situazioni dell’ambiente, in molte altre parti, invece, sono peggiorate, sono cresciute le minacce per la biodiversità, gli equilibri ecosistemici e le risorse naturali. Se, in alcune parti del pianeta sono aumentate ricchezze e prosperità, in molte altre parti del pianeta è, invece, aumentata la povertà e sono peggiorate le condizioni di accesso al cibo, all’acqua, alle cure sanitarie e all’energia. Se, in alcune parti del pianeta, la globalizzazione dei mercati e l’accesso al libero scambio hanno portato benefici all’economia, in molte altre parti le condizioni economiche sono peggiorate, le crisi finanziarie dei paesi ricchi hanno danneggiato i Paesi poveri ed è aumentato l’indebitamento dei Paesi più deboli».
Per queste ragioni, rimarca Ferrara, «è necessario rivedere mezzi, strumenti e regole affinché la prosperità sociale, economica e ambientale cresca in modo equilibrato e riduca le diseguaglianze esistenti. Questo strumento è secondo le Nazioni Unite la “green economy”, un’economia capace di promuovere un effettivo sviluppo sostenibile e di eradicare la povertà. Ma il termine “green economy”, rimane per ora una definizione vaga, cui si attribuiscono diversi significati e diverse modalità di funzionamento. Ecco perché con la Conferenza di Rio+20 sarà necessario discutere per gettare le basi ad un nuovo processo di sviluppo mondiale equo e sostenibile che sappia coniugare in modo armonico la sostenibilità ambientale con la sostenibilità economica e sociale».
Poiché gli Enti di ricerca sono coinvolti in molte problematiche di sviluppo sostenibile (dall’ambiente, all’energia, all’uso delle risorse, fino alle applicazioni territoriali e sociali), da qui l’invito del direttore della Rivista Eai, affinché «gli Enti di ricerca promuovano una informazione competente e corretta sulle tematiche collegate alla “green economy”. Grandi organizzazioni internazionali come l’Unep, l’Undp, l’Oecd e la stessa Unione europea stanno approfondendo il problema ed elaborando proposte. È necessario che i cittadini siano informati e possano partecipare al processo di costruzione della “green economy”. In Italia non se ne parla, salvo nella stretta cerchia degli addetti ai lavori. Sarebbe opportuno che gli Enti di ricerca scientifica, ma anche di ricerca economica e sociale, si attivino, ognuno per le proprie competenze ed esperienze, con iniziative coordinate perché le informazioni circolino, l’opinione pubblica sia informata e i decisori politici possano consapevolmente valutare i diversi aspetti della “green economy”, in modo da portare alla Conferenza Rio+20 posizioni meditate, ponderate e condivise. La Rivista Enea: “Energia Ambiente e Innovazione” ha già cominciato a dedicare spazi in vista di Rio+20. Se anche i mezzi di informazione o di comunicazione degli altri Enti di ricerca nazionale ritengono di fare altrettanto, l’azione coordinata risultante sarebbe più efficace per favorire una partecipazione italiana, che sia da prima fila, a questo grande processo di elaborazione mondiale».