Il tempo meteorologico del pianeta è impazzito, ma c’è chi ancora lo nega. Va ricordato che all’inizio del 1900 l’anidride carbonica, uno dei gas serra, era presente con una concentrazione nell’atmosfera di 280 ppm oggi, a 100 anni di distanza siamo arrivati a 390 ppm di CO2 nell’atmosfera
L’altro giorno in una rete televisiva nazionale ho seguito una trasmissione in cui una giornalista intervistava uno dei meteorologi che ogni giorno dal piccolo schermo ci danno notizie sul tempo. La prima domanda è stata: «ma che succede al tempo, abbiamo avuto un luglio freddo rispetto al passato, forse è in atto uno stravolgimento climatico del pianeta?».
La risposta del meteorologo: «Nessun stravolgimento è un mese che si è compensato, caldo nella norma nella prima quindicina un po’ più freddo nella seconda, ma restiamo sempre nella norma… nessuna catastrofe climatica!».
La giornalista però lo incalza: «Ma negli Usa ci sono stati 300 tornado in una settimana, in Canada fa caldo africano e nell’Europa dell’Est ci registrano alluvioni a non finire, mentre in Cile si sono avute nevicate che hanno superato i quattro metri di altezza… per lei tutto questo è normale?».
Questa la risposta del meteorologo: «certo, c’è un po’ di bizzarria del tempo sul pianeta, ma tutto rientra nella norma, la colpa è del Niño e della Niña, un fenomeno questo legato al riscaldamento o raffreddamento dell’oceano Pacifico che periodicamente interviene a creare variazioni anche nei climi locali, ma tutto è sempre nella norma…».
Questa sicurezza e tranquillità del meteorologo mi ricorda tanto una barzelletta degli anni Ottanta dove ad un comandante di un sottomarino sperimentale l’ammiragliato gli aveva imposto, qualsiasi cosa fosse accaduto sul battello, di non drammatizzare, di tranquillizzare sempre l’equipaggio. Purtroppo nel sommergibile si apre una falla e comincia ad affondare, i marinai preoccupati chiedono lumi al comandante e lui li rassicura che è tutto normale, sottocontrollo. Ma quando l’acqua salendo incontrastata raggiunge la cintura dei pantaloni degli uomini, il comandante continua a dire che è tutto sotto controllo, che non bisogna preoccuparsi e poi soprattutto non piagnucolare. Quando poi l’acqua raggiunge la bocca dei marinai e questi continuano ad implorare il comandante per far qualcosa, questo impassibile continua a dire che è tutto sottocontrollo e che, comunque, consiglia di bere piano e con dignità di marinaio.
Ho voluto fare quest’esempio «barzellettiere» per dire che ancora oggi ci sono scienziati, ma soprattutto meteorologi che non vogliono capire, né avere il coraggio di dire come realmente stanno le cose. I meteorologi, comunque, possono essere scusati, infatti sono solo dei tecnici, dei lettori e interpreti delle carte previsionali del tempo, nulla più! Chi invece non si perdona è lo scienziato, il fisico dell’atmosfera, il climatologo che si ostina a dire che è tutto normale, che le variazioni climatiche sono una costante nella storia del pianeta e che si ripetono, nulla di più!
A questi saccenti va comunque riconosciuta qualche verità come, ad esempio, che il clima sul pianeta è cambiato più volte, almeno sono state 8 le ere glaciali di un certo rilievo. Va anche ricordato che dove ora si trovano le Dolomiti prima c’era il mare e la temperatura era di almeno 5 gradi più alta dell’attuale. Tutto vero e documentato, ma, e qui nasce la mia contestazione, tali variazioni sono avvenute nell’arco di migliaia di anni. Oggi invece assistiamo a variazioni che si stanno verificando in pochi decenni.
Sempre a questi saccenti ricordiamo che all’inizio del 1900 l’anidride carbonica, uno dei gas serra, era presente con una concentrazione nell’atmosfera di 280 ppm oggi, a 100 anni di distanza siamo arrivati a 390 ppm di CO2 nell’atmosfera. Dallo studio delle carote di ghiaccio, prelevate nel Polo Sud, che ci riportano indietro di oltre 500mila anni, l’aumento o la diminuzione di CO2 a livelli importanti come quelli dei giorni nostri avvenivano con una frazione di tempo di oltre 1/2.000 anni e non i soli 100 anni. Altro elemento che contraddice chi afferma che è tutto regolare, è un documento di climatologi redatto 40 anni fa che dichiara che lo scioglimento del permafrost dell’Alaska e della Siberia avrebbe segnato l’inevitabile e definitivo cambiamento climatico di tutto il pianeta. Lo scioglimento del permafrost, infatti, avrebbe immesso nell’atmosfera una gran quantità di metano, un gas serra più «efficiente» del CO2 di oltre 22 volte, ma questo, si afferma nel documento, sarebbe stato un evento che, stando al trend di aumento dei gas serra registrato allora, si sarebbe verificato solo dopo il 2050. E invece questo fenomeno ha anticipato i tempi di mezzo secolo, ha cominciato a manifestarsi 7 anni fa ed ora è in rapido sviluppo.
Un altro elemento a suffragio di quanto sto affermando è il fenomeno del riscaldamento del Mediterraneo, della sua tropicalizzazione, tale che ha indotto specie ittiche, oltre 1.000, provenienti dal caldo oceano Indiano, a trovare habitat sempre più idonei per il loro sviluppo qui nei nostri mari. Potremmo continuare a parlare della lenta fusione dei ghiacci del Polo Nord e del conseguente rallentamento della Corrente del Golfo, della scomparsa di ghiacciai alpini, della lenta ma inarrestabile migrazione della flora verso latitudini più settentrionali, ecc. ecc. Ma mi fermo qui, per ora.
In una mia recente conferenza sul tema, un giornalista mi ha definito un po’ catastrofista, una persona che ama mettere paura alla gente su disastri annunciati come la fine del Mondo dei Maya. A questo collega ho voluto spiegare che nel mio ruolo di coordinatore di una commissione istituzionale sui cambiamenti climatici non faccio altro che prendere atto di quello che realmente accade al clima del pianeta. A questo punto è ovvio che debba anche valutare scenari futuri, fare delle considerazioni su cosa potrebbe accadere da qui al 2050. Non mi identifico in quel comandante che mentre affondava con il suo battello continuava a dire all’equipaggio che tutto era sottocontrollo.
Se il trend dei cambiamenti climatici continuerà con questo ritmo, ci saranno sempre più problemi non solo sull’incolumità delle persone (frane, allagamenti, incendi di foreste, colpi di calore, malattie climatiche, ecc.), ma anche sulle economie dei Paesi industriali come il nostro. A risentirne per primi saranno l’agricoltura, gli ecosistemi forestali e il nostro turismo. Più umidità e caldo nell’aria vuol dire massicce invasioni di batteri patogeni, funghi e insetti solitamente relegati nelle aree più calde e umide del pianeta, un po’ quello che sta accadendo nel Mar Mediterraneo invaso da alieni provenienti dal Mar Rosso. Già assistiamo alla morte dei castagni, delle palme, al disastro delle coltivazioni di kiwi, alle infezioni dei pomodori e di altri ortaggi, nonché all’aumento delle malattie degli animali domestici come la Leishmaniosi, la Bluetongue ecc. ecc. Tutto questo è il regalo dei cambiamenti climatici in atto.
Gli scienziati che continuano a dire che tutto è normale sono per me degli irresponsabili, delle autorità scientifiche che offrono l’alibi a non fare nulla a tutti quei politici indecisi e incapaci di prevenire gli effetti negativi che stanno già scaturendo dal global change. Ma quando i nostri politici prenderanno realmente coscienza di questo fenomeno, potranno intervenire, trovare le cure? Certamente sì! Cinque anni fa l’Enea elaborò uno studio in merito, individuando anche le cure idonee, che potremmo sintetizzate in tre fasi: presa coscienza del fenomeno, tentativo di bloccare il fenomeno e adattabilità al fenomeno. Quindi tutto è stato già studiato e trovate anche le soluzioni, basta voler affrontare con serietà la situazione, mandare «a casa» scienziati e meteorologi che dicono che tutto è normale e, invece con scienziati seri, cominciare a pianificare programmi che sappiano rispondere efficacemente agli scenari futuri fin qui rapidamente tracciati. I Paesi scandinavi in tal senso hanno già iniziato a lavorare, stessa cosa la Germania e il Canada. E noi, in Italia? …meglio stare zitti!
Nel prossimo numero parleremo anche di un fenomeno non proprio terrestre, ma spaziale. Di un misterioso riscaldamento generalizzato di tutte le atmosfere dei pianeti del nostro sistema solare, un’altra minaccia all’equilibrio termico del nostro Mondo.
Ma ora vediamo cosa ci aspetta nella prossima settimana.
Previsioni dal 1° al 7 agosto 2011
Le previsioni, finalmente, ci dicono che «è arrivata l’Estate», infatti da martedì prossimo temperature in rialzo, in allineamento con le medie stagionali. Da Sabato però temperature un po’ più calde rispetto la media stagionale, soprattutto al centro e al sud. Purtroppo non va meglio nelle zone a ridosso delle alpi, soprattutto nel settore orientale dove invece sono previste fino a tutta metà settimana ancora temporali e temperature basse.
Anche lungo la dorsale appenninica per tutta la settimana possibili temporali anche di forte intensità. Sulle coste adriatiche ancora del gradevole fresco grazie a brezze provenienti dal settore orientale. Sul Mar Tirreno il moto ondoso andrà definitivamente scomparendo e, finalmente, si potranno fare in tranquillità dei bei bagni.
(Fonte Accademia Kronos)