Meglio perforare prima che il parco diventi blu…

526
Tempo di lettura: 3 minuti

«Stop alle Trivellazioni nel Mediterraneo». Iniziativa di Pro Natura e Comitato parchi nazionali per sostenere la tutela e la conservazione del Canale di Sicilia

Un tuffo nel Mare Nostrum, dalla Riserva Naturale Orientata della Timpa di Acireale (CT), attraversando l’Area Marina Protetta dell’Isola dei Ciclopi ad Acitrezza (CT) si raggiunge quella del Plemmirio a Siracusa, per vivere una giornata immersi nelle pregevoli perle naturalistiche della Sicilia orientale, ricordando gli effetti devastanti e nefasti provocati dal Petrolchimico di Augusta/Priolo e Melilli in provinciale di Siracusa, attiviamoci a fermare la corsa alle trivellazioni nel Canale di Sicilia, sollecitando l’iter per l’istituzione dell’Area Marina Protetta a Pantelleria.

La Federazione nazionale Pro Natura attraverso il progetto Mediterraneo ed il Comitato parchi nazionali aderendo all’evento «Moving Planet» (350.org) programmato per il 24 settembre 2011, organizza «A day of natural blue sea» lungo le coste della Sicilia orientale, con il coinvolgimento di organismi istituzionali preposti alla conservazione della natura e la partecipazioni di diverse associazioni di volontariato. L’attività di fruizione del mare protetto lungo le coste della Sicilia orientale, si prefigge quale obiettivo principale quello di far conoscere ed apprezzare scenari paesaggistici starordinari, ecosistemi unici ricchi di tantissima biodiversita. I sub dell’associazione Pro Natura Mare Nostrum si adoperereanno ad effettuare immersioni nei suggestivi fondali marini nelle Amp dell’Isole dei Ciclopi e del Plemmirio, d’intesa con gli enti gestori saranno altresì organizzate visite guidate nelle aree protette a condizioni convenzionate.

350 è il valore di ppm (particelle per milione) di CO2 nell’atmosfera che secondo gli studiosi in materia si dovrebbe raggiungere per tentare almeno di mitigare i cambiamenti climatici in crescendo. Attualmente a quanto pare abbiamo raggiunto un picco di ben 390 ppm, quando solo 200 anni fa nell’aria del pianeta ce n’erano mediamente 275… Intorno a questo numero fatidico di 350, che rappresenta appunto il limite di sicurezza di particelle di CO2 nell’aria che respiriamo, si è creato nel mondo un movimento che sta cercando di sensibilizzare al massimo la popolazione del nostro pianeta, dopo che scienziati, esperti di poblemi climatici e molti governi nazionali hanno capito i rischi che tutti corriamo nel superare quel limite, e come occorra tornare rapidamente sotto le 350 ppm. E se non si fa entro questo secolo c’è un serio pericolo di raggiungere un punto di non ritorno, con fenomeni irreversibili che metterebbero a rischio la nostra esistenza (come, ad esempio, lo scioglimento dei ghiacci della Groelandia).

Sono noti a tutti i recenti disastri provocati dalle piattaforme petrolifere nel Golfo del Messico e nel mare di Scozia, con i relativi effetti devastanti ed immediati sugli ecositemi e sulla biodiversità specialmente quella animale, gli esorbitanti costi che comporta la bonifica, senza escludere l’impatto a medio e lungo periodo sulla popolazione, in termini di esacerbazione di malattie respiratorie, patologie della pelle e dell’incidenza di tumori. Nel territorio della Regione Sicilia possiamo considerare come esempio il Polo Petrolchimico siracusano, sorto negli anni Cinquanta, e ancora oggi sono tangibili i segni provocati sugli habitat naturali e sulla popolazione, con aborti e/o nascite di bambini malformati, l’aumento di forme tumorali, in particolare quelle polmonari. Non meno importante, è da considerare gli effetti sul valore economico, non stimabile, oltre che del danno ambientale procurato, anche sull’economia dell’industria locale della pesca e del turismo.

Le trivelle della compagnia petrolifera Audax Energy sono già entrate in attività al largo di Pantelleria, si attendono nuove conessioni. Proprio lì dove, dal 2007, è prevista la nascita del Santuario marino per i cetacei del Canale di Sicilia. Dopo tre anni dall’accordo tra Italia e Malta, non solo dell’area protetta non c’è traccia, ma nuove perforazioni mettono in pericolo la salute di tutto il Mediterraneo, anche a causa della natura geologica del fondale perforato.

* Coordinatore sud Italia Comitato Parchi; Responsabile progetto Mediterraneo Pro Natura; Segretario rapporti istituzionali Pro Natura Mare Nostrum