I muretti a secco rivestono un alto valore ambientale ed ecologico e di queste antiche testimonianze si deve cogliere il valore storico evolutivo, cercando di collocarle nelle rispettive realtà produttive e nella culturale autarchica di un tempo
In una regione come la Puglia, dove tre vaste aree quali il Gargano, la Murgia e il Salento hanno un substrato geologico costituito da strati e banchi di rocce carbonatiche note come pietre calcaree, i contadini conoscono bene la fatica necessaria a rimuovere blocco di pietra dopo blocco per far emergere un filo di suolo rosso sul quale poter piantare non solo gli ulivi, i mandorli e le viti ma i loro sogni e speranze.
Lo spietramento di tali terre si è sempre praticato come necessità e risorsa: le pietre sottratte ai terreni erano utilizzate per costruzioni rurali quali anche i muretti a secco che definivano principalmente i limiti di proprietà. La tecnica di realizzazione dei muretti a secco si basa sull’uso della pietra come unico elemento costruttivo senza l’utilizzo della malta; tecnica costruttiva tra le più povere, dove il rapporto ambiente-uomo-ambiente passa dall’uso diretto degli elementi disponibili in loco e dal beneficio che tali pratiche hanno sull’aumento dell’uso produttivo del suolo.
Migliaia di chilometri di muretti a secco sapientemente realizzati e colorati dal tempo e dai licheni costituiscono uno degli elementi del paesaggio rurale della regione più diffuso e radicato. I muretti a secco rappresentano le antiche testimonianze della tradizione economica rurale dei luoghi e rivestono un ruolo storico, sociologico, produttivo, ambientale, tecnico-costruttivo e di regolazione e prevenzione del dissesto idrogeologico.
Negli anni passati si sono fatte passare per miglioramenti fondiari attività indiscriminate di spietramento meccanico e frantumazione della roccia, consistente nell’eliminazione dello scheletro calcareo, di quei suoli un tempo destinati a pascolo. Tale attività ha prodotto effetti tra i quali un rapido mutamento del paesaggio carsico e rurale molto evidente sulla Murgia.
In alcuni casi sono stati macinati e distrutti, con atteggiamento efferato, muretti a secco che delimitavano tratturi (vedi foto a lato di A. Sigismondi). Le pratiche dello spietramento e frantumazione hanno innescato fenomeni di erosione dei suoli con l’impoverimento della sostanza organica.
Da non trascurare sono gli effetti sulla quantità delle acque che infiltrandosi nel sottosuolo costituiscono una preziosa riserva idrica ai fini potabili e produttivi: tali pratiche hanno modificato sensibilmente i processi di ricarica della falda carsica.
I muretti a secco rivestono un valore ambientale ed ecologico non indifferente e di queste antiche testimonianze si deve cogliere il valore storico evolutivo, cercando di collocarle nelle rispettive realtà produttive e nella culturale autarchica di un tempo.
La Regione Puglia ha previsto fondi per il ripristino dei muretti a secco. Il bando, realizzato nell’ambito Programma di sviluppo rurale 2007-2013, è di tipo «aperto – stop and go» per cui è possibile presentare domanda sino al completo utilizzo delle risorse finanziarie disponibili che ammontano a 26,5 milioni di euro. Questi tipi d’interventi mirano a salvaguardare e migliorare il paesaggio rurale, tutelando gli elementi naturali e seminaturali in grado di promuovere il mantenimento delle capacità di autoregolazione degli agro-ecosistemi.
La foto del titolo è di G. Mele