Stop alle trivelle nel canale di Sicilia

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La Commissione Via ha rigettato il Permesso di ricerca di idrocarburi accogliendo in pieno le istanze dei comitati e delle associazioni che hanno difeso l’incredibile diversità e importanza biologica dei banchi del Canale

Le associazioni e i comitati [1] che insieme hanno svolto una battaglia per bloccare le trivellazioni al largo di Pantelleria, nel Canale di Sicilia, esprimono soddisfazione per la valutazione negativa espressa dalla Commissione di Valutazione impatto ambientale (Via) che ferma il folle progetto della Audax Energy.

La Commissione Via ha rigettato il Permesso di ricerca di idrocarburi «d364 C.R-.AX» accogliendo in pieno le istanze dei comitati e delle associazioni che hanno difeso l’incredibile diversità e importanza biologica dei banchi del Canale di Sicilia. La ricchezza di vita delle zone interessate, compresa la presenza di specie protette, dai coralli ai cetacei, e la presenza di aree di particolare rilevanza per la riproduzione di specie di interesse commerciale per la pesca, sono alla base della valutazione negativa della Commissione che ritiene il rischio inaccettabile.

«Questo mare deve essere difeso da politiche intese a tutelare e ripristinare l’ecosistema e le popolazioni ittiche, non a sfruttare giacimenti di petrolio di cui possiamo fare a meno migliorando l’efficienza dei veicoli», dichiarano le associazioni e i comitati.

Per sventare per sempre questo tipo di minaccia è necessario un progetto che miri a tutelare questo tratto di mare con iniziative di conservazione che, oltre a garantire qualità della vita dei cittadini offrano prospettive anche sul versante occupazionale, ad esempio nel turismo e, grazie al recupero delle popolazioni ittiche, al settore della pesca.

Le ricerche di idrocarburi interessano ormai la gran parte delle acque territoriali del nostro Paese con impatti che potrebbero essere già gravi se, come possibile, le esplorazioni al largo della costa pugliese avessero una qualche connessione con gli episodi di mortalità di massa di zifii (Ziphius cavirostris) registrata nello Ionio, in Calabria e a Corfù, ai primi di dicembre. In ogni caso, l’utilizzo di idrocarburi è tra le cause principali delle emissioni di CO2 e quindi del cambiamento climatico che tanto duramente ha colpito l’Italia negli ultimi mesi. Anche per queste ragioni, queste esplorazioni devono essere fermate.

«Lo stop alle trivelle sul banco di Pantelleria è il risultato di un lavoro congiunto di portatori di interessi e competenze diverse uniti nella difesa del mare: questo modello deve essere allargato all’intera realtà nazionale con la creazione di una Rete Nazionale contro le esplorazioni di idrocarburi offshore»,  concludono comitati e associazioni.

Questa vittoria, per quanto importante, è solo un primo passo. Per contrastare i forti interessi petroliferi è necessario un lavoro congiunto che ha come obiettivo la salvaguardia del nostro mare, del nostro clima e del nostro futuro.

[1] I comitati e le associazioni che hanno aderito all’iniziativa a difesa del Canale di Sicilia: Agci-Agrital, Apnea Pantelleria, Cgil sezione di Sciacca, Comitato Stoppa La Piattaforma, Greenpeace,L’Altra Sciacca, Lega navale italiana – sezione di Sciacca,  Italia Nostra – sezione di Sciacca, Procuratori dei Cittadini – Sede di Sciacca.

(Fonte Greenpeace)