Ambiente ed efficienza energetica

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E viene a galla la questione ambientale che rende le fonti energetiche fossili classiche insostenibili mentre le fonti cosiddette alternative appaino lente anzi lentissime a raggiungere i livelli di produzione delle fonti fossili classiche. Così è accaduto per le evoluzioni delle fonti classiche del carbone che si imposero e sostituirono la legna, e quindi come la sostituzione del petrolio sul carbone e del gas sul petrolio dimostrano, l’avvento di una nuova fonte di energia, a cominciare da quella nucleare, per continuare con il solare, eolico, geotermico ecc. richiederà molto tempo tra mezzo secolo e un secolo

– I link dei precedenti articoli: 1, 2

L’efficienza energetica è essenziale per Paesi con scarsità di risorse come l’Italia. In fisica e ingegneria, l’efficienza energetica (Efficienza energetica) di un processo è definita rigorosamente come:

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Fig. 1

dove «W» è la quantità di lavoro utile fatto dal processo misurata in joule e la «E», Energia, è la quantità di energia (ancora misurata in joule) assorbita dal processo. In parole semplici, l’efficienza energetica è una sorta di attenuazione dell’energia (o amplificazione).

 

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Fig. 2 – Definizione di efficienza energetica

Secondo la legge di conservazione dell’energia l’efficienza energetica in un sistema chiuso non può essere maggiore il 100 %. Così l’efficienza energetica è un numero dimensionale compreso tra 0 e 1. A volte l’efficienza energetica è data in percentuale.
Il significato di efficienza energetica rappresentato in Fig. 1 dipende dal diverso tipo di processo energetico coinvolto. Poiché ogni processo energetico può essere rappresentato in questo modo, l’efficienza energetica complessiva dei processi deve essere combinata con tutti i processi disponibili nell’ambiente economico studiato (paesi, regioni e così via). Molte combinazioni di leggi diverse possono essere concepite per riunire i vari processi di efficienza energetica, come rappresentato in Fig. 2.
La definizione su riportata assume carattere rigoroso del mondo della fisica, ma si generalizza a tutti gli aspetti della vita sociale anche se tutto appartiene al mondo della fisica. A parte la forma generalizzazione della diversa forma di fonti energetiche riportati in Fig. 2, il concetto di efficienza viene generalizzato da altri aspetti che implicano la partecipazione di persone in relazione al consumo di energia e ai differenti modi di attuazione del consumo di energia.
Di solito vengono impiegati, come minimo, tre indicatori o parametri per valutare l’efficienza energetica di un paese. Secondo il progetto CE Odyssee, gli indicatori di efficienza energetica sono:
Intensità energetica ossa la misura dell’energia ingresso/uscita consumata per la produzione del benessere, del Pil, Va (cioè la quantità di energia consumata per la produzione di una unità di prodotto interno lordo, misura in tep/M€).
Efficienza energetica ossia la misura dell’energia utilizzata per unità di prodotto o di servizio (sostanzialmente, il consumo energetico finale per abitante).
Emissioni di CO2 dovute al sistema energetico nazionale e, in particolare, in relazione al consumo finale delle diverse fonti energetiche nei vari settori: trasporti, industria, e così via. Di conseguenza, devono essere definite ed isolate le misure di politica e di miglioramento dell’efficienza.
Con questi tre parametri definiti dal progetto Odyssee, bisogna cercare di raggiungere lo scopo di ottenere una maggiore ottimizzazione del rapporto tra energia consumata per prodotti e servizi ottenuti.
In realtà, la definizione fisica rigorosa dell’efficienza energetica è completamente riformulata in termini di «intensità energetica» per includere un rapporto tra l’energia primaria in ingresso e l’energia primaria di uscita ossia il rapporto fra energie che vengono consumate per produrre buone condizioni di vita per la gente media.
Allo stesso livello, il concetto di efficienza energetica è ingrandita in misura dell’energia utilizzata per unità di prodotto o di servizio. Tuttavia, questo non è il concetto reale e grave di efficienza energetica.
In realtà la promozione dell’efficienza energetica si basa principalmente sui seguenti aspetti:

1. Il prezzo dell’energia è sempre in aumento nel tempo secondo il parere di tutti gli analisti.
2. Questo campo di lavoro è sempre pieno di aziende italiane.
3. I doveri e gli obblighi imposti dall’Europa in materia di efficienza energetica possono essere superati sempre fornendo valori migliori degli indicatori ambientali.

Nella sezione successiva questi concetti sono trattati in maniera più approfondita per far apprezzare al lettore il processo di generalizzazione della ingegneria dei sistemi complessi estesa agli aspetti sociali, economici e finanziari ma anche se agli aspetti di fisica in senso stretto che appaiono persi e negletti.
In questo approccio ambientale globale, le emissioni di CO2 assumono importanza primaria per l’efficienza energetica delle diverse fonti di energia (fossile, nucleare, solare, eolico, geotermico e così via). In realtà, molte persone e società di energia rinnovabile sono abituate a pensare che l’ottimizzazione dell’efficienza energetica è la strategia più importante per ridurre le emissioni di CO2. Secondo questi analisti l’efficacia dei costi dell’energia elettrica e del sequestro di carbonio proveniente da fonti rinnovabili è molto meglio dell’impiego di altri tipi di fonti energetiche (si veda, per riferimento, la ben nota curva di Mc Kinsey delle emissioni di CO2). Tuttavia, proprio di recente la validità e verità di questa famosa curva sono stati fortemente criticati a causa della manca di sostanziali evidenze dei dati relativi alle fonti nucleari.
Questo tipo di analisti (anche all’interno di molte aziende energetiche, e di molti Enti energetici) sembrano impiegare solo e soltanto il concetto allargato di efficienza energetica e dei relativi parametri. Tali concetti non sono corretti né coerenti con il significato fisico naturale di efficienza energetica. Ad esempio, molte persone li usano per fare la differenza tra le barriere economiche e non, in relazione alla efficienza energetica. In altre parole, queste persone, normalmente di natura commerciale, fanno molta confusione tra mercato dell’energia e dell’efficienza energetica. Utilizzando tante parole come l’impatto ambientale, l’impatto energetico, l’impatto occupazionale e industriale, questi economisti continuano a fare molta disinformazione e confusione sul vero significato della «efficienza energetica». Si può avere altissima efficienza energetica, ma con impatto ambientale molto negativo pur avendo impatto positivo occupazionale e industriale. Nel 2011, sono stati elaborati molti studi ed analisi da parte di alcune aziende italiane e enti energetici (come ad esempio Confindustria) sulle barriere non economiche per l’efficienza energetica al fine di valutare il livello di soddisfazione del pacchetto europeo clima/energia. Curiosamente, le barriere non economiche sono:

1. Scarsa sensibilità e conoscenza.
2. L’argomento della efficienza energetica viene considerato secondario rispetto al «core business» dell’energia.
3. Professionalità e competenza degli operatori.
4. Aziende, enti di personale e persone, atteggiamenti e comportamenti civili.
5. Industrie e linee di distribuzioni non molto altamente sviluppate e/o non adeguata produzione industriale.
6. Soluzioni troppo complesse per l’efficienza energetica e grandi difficoltà della nuova soluzione da armonizzare con i vecchi locali e vecchie produzioni.
7. Standardizzazione (ISO 50001 e così via) e limitazioni legali.
8. Accesso difficile ai finanziamenti, agevolazioni e incentivi previsti al momento.
9. Difficoltà bancarie e di approccio al sistema creditizio.

Queste barriere normalmente arrestano e ritardano lo sviluppo di varie tecnologie analizzate anche in condizioni economiche positive con buoni indici come il tempo di ritorno, Van (Valore attuale netto), Tir (Tasso di rendimento interno) e così via. Inoltre, tutti questi aspetti di barriere non economiche sono argomenti complessi e complicati.
Da questi concetti e analisi si può dedurre che l’opinione media è che il parametro ultimo per misurare strategicamente l’efficienza energetica è il risparmio energetico finale.
Quindi, per raggiungere l’ottimizzazione del risparmio energetico, almeno, bisogna studiare e analizzare le seguenti sottosezioni:

• Applicabilità delle regole e leggi.
• Diffusione di informazioni, comunicazione, formazione e preparazione.
• Agevolazioni economiche e relative informazioni.
• Accompagnamento e promozione di campagne di efficienza energetica.
• Analisi dei costi del ciclo di vita.
• Sistema di gestione energetica ISO 50001 e le norme EN 160001.
• Audit e automazione delle costruzioni (building automation).
• Strumenti per l’efficienza [Lcca, appalti pubblici verdi ( Gpp)].
• Esco e società di servizi.
• Azioni orientate alle Banche.
• Risparmio fiscale, incentivi e agevolazioni.

Recentemente, Enea ed altri Enti energetici hanno elaborato diversi scenari di consumi di

 

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Fig. 3

 

energia per i prossimi anni a venire. Contemporaneamente, sono stati elaborati molti altri scenari sulla valutazione dell’efficienza delle nuove tecnologie per aumentare l’efficienza energetica. Ad esempio, il progetto CE Odyssee è finalizzato ad ottenere una maggiore ottimizzazione del rapporto tra energia consumata per prodotti e servizi ottenuti.

Ulteriori aspetti di Efficienza Energetica

L’erogazione dell’energia è servizio pubblico come tanti altri servizi pubblici quali la distribuzione della posta, la erogazione della sanità, il trasporto pubblico, l’erogazione della giustizia ecc. Negli anni 50 del secolo scorso, la erogazione della energia elettrica fu nazionalizzata per lo sviluppo italiano e venne creata l’Enel, che ha perso tutte le caratteristiche iniziali di servizio e non serve più il popolo italiano. Accade anche per molti degli altri suddetti enti.
La vera e propria utilizzazione dell’energia in maniera efficiente avrebbe dovuto e forse deve ancora significare quattro eventi realizzativi fondamentali:

1. Rendere massimo il rendimento del «mix» attuale di generazione di energia (priva di nucleare e rivolta solo allo sviluppo delle cosiddette energie alternative o integrative fatto che purtroppo non si verifica affatto secondo le previsioni) per ridurre il più possibile la dispersione energetica nella produzione. Nell’ambito della produzione, l’obiettivo nel medio-lungo termine (alcuni decenni al minimo 5) è trasformare progressivamente il parco di generazione da centrali di energia orientandolo verso un mix sempre più bilanciato di fonti (riduzione fossili, termoelettriche, nucleari e rinnovabili) che contempli tecnologie sempre più efficienti.

2. Migliorare la rete di distribuzione di energia elettrica per impedire o ridurre al massimo le dispersioni e le perdite di energia lungo le linee di trasmissione, di conseguenza, favorire lo sviluppo della cosiddetta «smart grid» (griglia intelligente). In fisica e nella gestione energetica, la garanzia della efficienza nella distribuzione significa migliorare la rete per minimizzare perdite e interruzioni, integrando e gestendo in maniera intelligente le diverse risorse energetiche attraverso lo sviluppo delle smart grid. La rinuncia ai grandi sistemi complessi di produzione di energia quali le centrali nucleari, si impone il progressivo aumento degli impianti di bassa energia da fonti rinnovabili (eolico, solare, geotermico, biomassa, ecc.) che impone il cambiamento delle caratteristiche della rete elettrica. La rete elettrica diventa molto più distribuita così come lo era ai tempi in cui la fonte idroelettrica era la fonte primaria della vita italiana. Ciò implica il moltiplicarsi di impianti produttivi dislocati nei punti in cui è disponibile la fonte di energia. Questo nuovo modello di generazione di energia elettrica distribuita sul territorio e non più accentrata in poche grandi centrali cambia di conseguenza il modello di sviluppo energetico e relativo modello di sviluppo economico e sociale nonché culturale. Peccato che a livello mondiale questo tipo di modello di sviluppo per ora è fermo solo allo 0,3% del fabbisogno energetico mondiale. Per imporsi nel mondo e non solo in Italia, che conta solo per l’uno percento del fabbisogno mondiale di energia, come fonte primaria ci vorrà forse quasi un secolo con il tasso di accrescimento attuale delle energie cosiddette rinnovabili escludendo l’energia nucleare che è anche essa rinnovabile sotto forma industriale.

3. Questo terzo obiettivo è costituito dalla promozione della efficienza energetica presso i consumatori e la popolazione tutta. Questa sorta di filosofia di sistema sembra essere stata abbracciata da tutta Europa. Quindi l’Italia si è posta l’obiettivo di contribuire all’incremento dell’efficienza energetica per i cittadini, focalizzare i suoi sforzi agli obiettivi europei di riduzione della CO2 di medio-lungo termine (2030-2050). A tal fine, la politica economica-energetica industriale ha deciso di fare sviluppare tecnologie innovative e nuovi servizi elettrici a disposizione del consumatore medio per ottimizzare e razionalizzare i consumi energetici, mentre come su illustrato, si impone un vero e proprio ritorno ai tipi di società povere con riduzione forzata, dicono, degli sprechi ma in realtà significa forte riduzione dei bisogni come dimostra la disoccupazione giovanile. Secondo gli auspici e le aspettative degli inventori di questo approccio di sistema di vita, il consumatore entra nel sistema energetico direttamente immergendosi nel circuito produttivo e diventa protagonista grazie all’utilizzo di supporti elettronici remoti che, oltre a rendere trasparenti i consumi, incentivano la sua partecipazione attiva nel mercato dell’energia. Nella speranza degli inventori di questo sistema il consumatore, diventando attore attivo, ne promuove lo sviluppo e l’uso razionale, per raggiungere con vantaggio diretto la sostenibilità ambientale: massimo livello di CO2 (Anidride carbonica) e di CH4 (metano).

 

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Fig. 4

4. Come quarto aspetto dei propositi organizzativi nazionali si presenta un progetto che mira a ridurre il «foot print» (impronta del piede) antropico. Questo progetto fa leva sullo spostamento delle idee anziché di persone e serve da stimolo per aziende del comparto servizi, introducendo la nozione di aziende polivalenti e «reti di imprese» (esistenti o in divenire). Ciò contribuirà a sviluppare la domanda interna e quel volano immenso di lavoro rappresentato dalla presunta «Green Economy». Sussistono molte aspettative in questa visione. In ambienti come quello lombardo si stanno sviluppando grandi eventi, come ExpoTV1, dai quali si sperano di ottenere grandi risultati con l’attivazione di servizi virtuosi per il potenziamento e la promozione del territorio mediante reti di imprese. Rivolto ad agenzie di comunicazione e pro-territorio, organizza eventi e «contenuti di qualità», si adopera per la loro divulgazione mediante piano coeso che fa leva su streaming-live, unitamente a campagne promozionali (via Web, Dem e Social Media). Si «azzera» il costo ambientale del «Km-Uomo» (spostamenti senza CO2 da fossili e stress da viaggio, maggiore partecipazione da posti in «prima fila»). Il progetto nasce su Rho-Fiera/Expo2015, con rilevanti laboratori da estendere alla promozione di ogni territorio.
L’opportunità può e deve essere sviluppata attraverso azioni degli operatori di settori trasversali (edilizia, elettrotecnica, termo-idraulica, movimento terra e layout attrezzati con verde ornamentale, progettisti). Ma il decollo è affidato ai potenziali «Manager di reti», «M&A Advisor» ed operatori affini (servizi legali, commercialisti, investitori), che con il loro operato predispongono congrui assetti.

Ritornando però al guadagno netto ambientale, l’incremento del livello di anidride carbonica (CO2) e del metano (CH4) in atmosfera contribuiscono, in modo pesante, all’effetto serra e al riscaldamento globale (vedi Fig. 5).

 

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Fig. 5

Sono considerate energie rinnovabili e le emissioni di CO2 sono pari a zero, poiché nella loro crescita, le piante assorbono quella CO2 che viene rilasciata dalla combustione del carburante. Così, secondo i calcoli dalla Missione interministeriale per la lotta contro l’effetto serra (Mies), una tonnellata di biodiesel permette di risparmiare 2,1 tonnellate di CO2 mentre una tonnellata di etanolo permette di risparmiare 1,4 tonnellate di CO2. Così, l’uno per cento di impiego di biocarburanti contribuisce a prevenire il rilascio in atmosfera di un milione di tonnellate di CO2. Basandoci sull’ipotesi dell’obiettivo del 10 % che l’Unione europea vorrebbe raggiunger nel 2020, vorrebbe dire che potrebbero essere evitate quasi 6 milioni di tonnellate di CO2 immesse nell’atmosfera. Magari è un dato modesto rispetto alle emissioni dai trasporti, ma molto interessante per un settore che cerca di ridurre le proprie emissioni con tutti i mezzi.

Diversi studi sul tema hanno prodotto risultati piuttosto divergenti. Uno studio condotto da Ademe dal dicembre 2002 indica che il rendimento energetico (energia restituita sull’energia consumata per la produzione di un oggetto) per la catena di etanolo produzione di frumento e barbabietole da zucchero è 2, rispetto allo 0,87 per le prestazioni del settore a benzina. I risultati del settore Etbe è vicino a 1 contro lo 0,76 per il Mtbe settore (Methil ter-butil etere, dal metano, l’Etbe sostituisce benzina). La resa è stata del 4,7 per olio di colza, del 5,5 per l’olio di girasole e di circa il 3 per il biodiesel contro un ritorno dello 0,9 per il diesel. In uno studio commissionato dall’Unione europea nel 2004 (Concawe), usando un metodo diverso di calcolo, i risultati visualizzati sono meno buoni (rendimento dell’1,19 per l’etanolo, dell’1,28 per l’etanolo da barbabietola e del 2,5 per il biodiesel), ma il bilancio energetico rimane positivo.
I biocarburanti forniscono più energia di quanta ne consumino gli equivalenti quantitativi di petrolio in tutta la catena produttiva. Sono previsti inoltre miglioramenti dell’efficienza energetica delle unità di produzione per aumentare il rendimento. Ma oramai siamo alla seconda generazione di carburanti quella in cui i biocarburanti raggiungeranno un bilancio energetico molto interessante.

Ambiente ed efficienza energetica

La saggezza che sta dietro alla insistenza e alla divulgazione della efficienza energetica è data dalla sapienza di una semplice legge fisica che definisce la efficienza energetica, ben nota e antica, o almeno risalente alla definizione data, nel secolo diciottesimo da una scienziata francese ma anche dall’antica cultura del risparmio intrinseco alla società italiana e, in fondo, di tutte le parti della Terra. Si tratta di un approccio cibernetico di adattabilità basato sulla scienza e l’ingegneria cibernetica: cyber system science and engineering.
Il processo di sviluppo dell’efficienza energetica è fortemente trasversale ed interessa tutte le componenti della progettazione e del risparmio energetico, ma anche tutta la società italiana e il tessuto civile con l’ausilio della politica all’industria fino ad arrivare al comportamento consapevole ed efficiente dei consumatori passando dall’informazione e dalla formazione professionale.
Vivere al risparmio energetico ed in generale di risorse equivale ad allungare la durata dell’energia disponibile. Per secoli l’umanità ha vissuto nella indigenza e nella peggiore delle scarsità energetiche. I contadini, la gente comune durante tutti i secoli bui del medioevo non avevano a disposizione sufficiente energia per vivere nell’agiatezza e in buona salute. Si potrebbe asserire che la civiltà agricola era già una civiltà agro-biologica non sviluppata e non tecnologica: una civiltà povera al risparmio forzato di energia. Con l’avvento della tecnologia (la macchina a vapore e quindi l’elettricità ecc.) si è affacciata l’era industriale e, lentamente, il popolo e gli agricoltori hanno potuto godere di un periodo di buona disponibilità di energia e quindi di miglioramento del tenore di vita e, in fondo, anche della qualità della vita.
La crisi energetica riporta tutto al punto di partenza. Allora i furbi del momento per indorare la pillola hanno cominciato ad inventarsi un nuovo linguaggio per fare ingoiare al popolo il ritorno al periodo di magra. Così da tutto il rumore che si fa sembra che sia stata inventata di nuovo la parola «sostenibilità», come se la sostenibilità fosse uguale per tutto il popolo. Invece, come tutti ben sanno, non è vero, la sostenibilità dipende da persona a persona, da ceto sociale a ceto sociale, da comunità a comunità e via di seguito. Allora si sono inventati la espressione «civiltà agro-bio-tecnologica» al fine di fare tornare il popolo alle campagne e a coltivare la terra: un sano obiettivo che però non si adatta più alla preparazione dei giovani moderni che hanno studiato e che trovano ripugnante tornare al lavoro dei campi e che sono stati cresciuti con enorme disponibilità di energia a basso costo. Adesso questa classe di giovani si trovano a dovere affrontare la crisi di lavoro e di energia. I responsabili di questa crisi propongono ai giovani la soluzione della sostenibilità incomprensibile, il risparmio forzato facendo leva sulla disoccupazione per soggiogare i giovani e fare accettare ogni forma di sopruso. Facendo l’analisi delle cause e dei modi di procedere e di propagarsi degli effetti della crisi si risale, facilmente, ai veri mandanti ossia al potere economico dell’alta finanza internazionale. Nel mondo globalizzato della economia, questi potenti dell’alta finanzia internazionale continuano a raggirare il popolo e a tentare di riportarlo alla vita grama dei secoli bui. La crisi energetica innescata dalla guerra economica energetica ne è l’esempio più eclatante.
L’interruzione del percorso di sviluppo e della crescita economica basata sulla abbondanza dell’energia avrebbe potuto continuare con il ritorno alla fonte nucleare e all’impiego delle energie alternative ed integrative con il famoso «mix» d’energia, a sostanziale base fossile, e proposto alcuni anni fa ma mai realizzato. I nuovi governi di sinistra hanno paura della energia nucleare, hanno paura di ricorrere ad un industria forte e pesante, hanno paura di proporre una nuova e moderna società industriale basata sulla innovazione, sulla integrazione forte e sentita fra scienza, tecnologia ed industria. In altre parole hanno paura di superare l’era fossile, come risulta dalle conoscenze storiche delle alternanze fra le varie forme di energia primaria.
Così sono aumentate le chiacchiere rifilate dai nuovi governi tecnici e di sinistra senza condurre a nulla di concreto e positivo se non all’incremento forte della disoccupazione giovanile e alla riduzione del lavoro.
Adesso invece la proposta concreta si configura con la riduzione e la decrescenza dei costumi e dei consumi e del modo di vivere tutto, come se fossimo arrivati ad un vero e proprio ritorno al periodo post-bellico. In realtà c’è stata una guerra economica molto forte e terribile che l’Italia ha perso e continua a perdere con l’allargamento dello «spread», ecc. La saggezza della disillusione e della disperazione ha condotto gli enti energetici a proporre il «risparmio» a rendersi conto e a fare presente che in Italia gli sprechi energetici ma di tutti i tipi erano arrivati a livelli troppo elevati. Prima battaglia da affrontare in campo energetico è diventata quindi la revisione o meglio l’introduzione estensiva del parametro efficienza energetica. In questa situazione si inseriscono le nuove direttive della Unione europea.
Purtroppo non sempre queste analisi solo abbozzate di efficienza energetica prendono in considerazione gli sprechi tipici della società italiana che si dice civile ma che dedica troppe risorse a beni effimeri a giochi effimeri radio televisivi, a gioco tipico del calcio che fa perdere il lume della ragione agli Italiani, ed altre forme di imbonimenti mentali del popolo che servono solo a distrarre il popolo stesso dai veri problemi.
La situazione di panico giovanile è parte intrinseca della crisi ambientale della società italiana che produce mancanza di lavoro. Tutto l’ambiente italiano intellettuale, industriale, sindacale, familiare è intriso e pieno di questa crisi diffusa ed integrale prodotta anche dal problema ambientale nel senso della impossibilità che si imponga naturalmente un pensiero energetico ambientale sano e sobrio.
La sobrietà ed un sano risparmio si pone ora come l’antidoto alla diffusa paura della carenza di energia di lavoro. Si definiscono gli obiettivi di efficienza energetica e il raggiungimento degli obiettivi «20-20-20 entro il 2020», successivamente spostati al 2050.
Così l’establishment europeo ed italiano fanno apparire la efficienza energetica come la panacea a tutti i mali. Per questo, in buona fede, i famosi burocrati, responsabili europei hanno pubblicato il 14 novembre 2012 sulla Gazzetta Ufficiale L3I5 della Unione europea, entrata in vigore il 4 dicembre 2012, e recepita in Italia il 5 giugno 2014, la nuova direttiva europea sulla efficienza energetica.

 

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Fig. 6

Lo scopo primario della Direttiva è di unificare gli approcci al risparmio a livello europeo rendendo equilibrato il sacrificio richiesto a tutti i popoli europei al fine di raggiungere quel miglioramento energetico tanto necessario e richiesto in tutta l’Europa. Gli obiettivi sono stati spalmati in un periodo iniziale di quasi 15 anni e successivamente allungati a oltre trenta anni al fine di raggiungere i risultati previsti per l’anno 2050. Comunque indipendentemente dalla pianificazione elaborata con maggiore o minore probabilità di successo, l’Europa si propone con un unico organismo vitale di pervenire ad una massificazione dell’approccio energetico che impone e richiede ai vari Stati membri vari sacrifici gestionali, sociali e di vita di tutti i giorni che impongono maggiore sobrietà e morigeratezza dei costumi e dei consumi.
Questo requisito di sobrietà e morigeratezza non sempre incontra l’approvazione allargata del popolo che ritiene di avere già sofferto abbastanza e che chiede maggiore sicurezza di vita e maggiore qualità della vita che impone ed include maggiore sviluppo di sicurezza, di pace e di sviluppo economico. Si inserisce qui, come già accennato, il concetto di sostenibilità della qualità della vita. La definizione della stesa qualità della vita impone una analisi molto approfondita soprattutto se si confronta con il concetto di sostenibilità della vita. I popoli moderni, soprattutto quelli occidentali, sono ormai adusi ad una qualità della vita di alto livello intrinseco indipendentemente dagli indici, dalla quantità, dalla specificità, dalla variabilità e struttura dei parametri che impiegano nella definizione di «qualità della vita». Come verrà mostrato in altri capitoli, anche la vita è sistema e pertanto può essere definita con i tre parametri fondamentali di:

1. Indici funzionali (parametri di livello di vita standard accettabili) o qualità distintive.
2. La struttura Sv della vita stessa.
3. La variabilità della vita Vv.

Per ciascuno di questi parametri o matrici si possono elaborare insiemi di sotto-parametri che ne definiscono la struttura matriciale o funzionale che dir si voglia, e che, una volta isolati ed individuati, si possono elaborare in forma matematica diversa. La prima analisi basata sul concetto di evoluzione e di selezione naturale riduce i parametri o indici funzionali ad un numero minimo ma essenziale:

1. La vita media delle popolazioni implicate.
2. I livelli di benessere standard o standard di vita.

L’uomo crede nella qualità della vita in termini di buon vivere, la salute e il benessere. L’approccio di sistema per la qualità concepito per le industrie vieni qui generalizzato alla vita complessiva dell’umanità. Così il tenore di vita è legato alla qualità della vita, ma non sono la stessa cosa.
In primo luogo si prendono in considerazione i due aspetti principali del miglioramento della vita ossia i diagrammi delle seguenti due analisi:

1 . L’aumento della popolazione mondiale nel tempo (Fig. 7) .
2 . L’aumento medio durata nel tempo (Fig. 9).

 

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Fig. 7 – World population growth

Al momento, la crescita della popolazione mondiale è legata al livello di consumo da parte degli uomini, e viene misurato dagli economisti per mezzo del Pil (Prodotto interno lordo). Solo recentemente molti economisti, politici ed in genere analisti si sono resi conto che questo indice non è rappresentativo del reale stato della popolazione. Di conseguenza, è stato introdotto un nuovo indicatore statistico: il cosiddetto Bes, che viene elaborato sulla base di 180 indicatori economici e sociali per capire e descrivere il tenore di vita degli uomini. Nel mondo l’aumento della popolazione (Fig. 6) è dovuto a molti fattori, ma il primo rimane ancora il grande miglioramento nella salute umana procurata dallo sviluppo e crescita della scienza medica e dalla conseguente riduzione naturale delle epidemie, carestie e ogni tipo di malattie. La popolazione mondiale ha anche beneficiato dell’aumento del tempo di vita medio (Fig. 9).
La visualizzazione del mondo in cui viviamo e vivremo è la seguente (Fonte Onu):

– Nel 1959, la Terra aveva una popolazione di 3 miliardi di persone.
– Nel 1974, la popolazione della Terra è aumentato a 4 miliardi e 5 miliardi nel 1987, mentre ha raggiunto 6 miliardi nel 1998, e più di 7 miliardi nel 2011.
– Negli ambienti delle Nazioni Unite si stima che la popolazione mondiale raggiungerà 8.000 milioni nel 2015, 9 miliardi nel 2043, e 10 miliardi nel 2083.

Nel 2011, la distribuzione delle popolazioni più grande era:
– La Cina 1,341335 miliardi
– India 1,224614 miliardi
– Usa 310.384.000.

Nel 2050, la distribuzione delle più grandi popolazioni sarà:
– La Cina 1,692008 miliardi
– India 1,295604 miliardi
– Usa 403.101.000.

Nel 2100, la distribuzione delle popolazioni più grandi sarà:
– La Cina 1.550.899
– India 941.042.000
– Usa 729.885.000.

Nel 2008, c’erano più persone che vivevano in città (appartamenti, case ed edifici) che nei paesi a carattere rurale. Nel 2050, 7 persone su 10 vivranno in edifici (case, appartamenti, ecc.). Gli edifici occuperanno il 2 % del territorio e consumeranno l’80 % dell’energia prodotta. Essi saranno responsabili degli effetti dei gas serra e dell’inquinamento. Una megalopoli è una città che ha almeno 10 milioni di persone. Nel 1950, c’erano solo 2 mega-città del pianeta Terra. Nel 2010 erano 17. Nel 2025 saranno 22 le megalopoli più popolose della Terra, nel 2010 è stata data la seguente tabella:

 

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Fig. 8

Un essere umano su 7 vive in Africa. La speranza di vita in Zimbabwe è di 47, in Russia la speranza di vita per le donna è di 62 anni, in Iraq è pari a 63 anni, in Bangladesh è pari a 67 anni, a Cuba è pari a 77, mentre in Canada è pari a 82 anni. D’altra parte, secondo la letteratura medica, il primo interesse è sulla durata media dei pazienti e poi arriva la vita media umana standard. Dal punto di vista medico, la qualità della vita è una percezione unicamente personale, che denota il modo in cui i singoli pazienti si sentono sul loro stato di salute e/o aspetti non medici della loro vita. In questa cornice, la maggior parte delle misurazioni della qualità della vita nella letteratura medica sembrano mirare al bersaglio sbagliato. La qualità della vita può essere opportunamente misurato solo determinando le opinioni dei pazienti e integrando (o sostituire) gli strumenti sviluppati da (JAMA. 1994; 272:619-626 ) «esperti».
In ogni caso, la valutazione statistica medica fa differenza tra la vita media salute e la vita media residua dei pazienti. In un contesto più ampio i conteggi statistici fanno fronte con tutta la popolazione e non solo quelle dei pazienti. Standard di analisi della popolazione costituita da scienziati di qualità e statistiche standard non tengono conto della differenza tra la vita media di salute e la vita media in sé. I conteggi tengono conto dei dati di durata globale della popolazione, come mostrato nella Fig. 9.

 

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Fig. 9 – Energy consumption and average life (Paolo Saraceno «Il caso Terra». Mursia 2007)

 

Curiosamente, la qualità della vita avvicinata da medici comprende come minimo i seguenti nove multi-item scale: cinque scale funzionali (fisico, di ruolo, cognitive, emotive e sociali); tre scale sintomi (affaticamento, dolore, nausea e vomito); e scala globale la salute e la qualità della vita. Questo comportamento è conforme allo standard europeo di base QLQ – C30. Così nella letteratura medica viene offerto un nuovo approccio alla misurazione del termine «qualità della vita». Tuttavia, sembra che, fondamentalmente, l’approccio medico è limitato solo agli aspetti sanitari.

Gli obiettivi europei

L’Europa spinge molto fortemente sugli obiettivi 20/20/20 per ridurre i consumi di energia primaria mediante l’impiego del miglioramento dell’efficienza energetica ed altre tecniche quali la transizione (Energiewende) all’impiego delle energie alternative o meglio integrative.
Richiedono quindi che il popolo si convinca che il percorso della ripresa dello sviluppo preveda una fase consultiva ampia e dedicata alla percezione e alla proposizione di strumenti per l’efficienza energetica.

In Italia, a Verona, hanno creato perfino gli Stati Generali dell’Efficienza Energetica che nell’idea degli inventori costituiscono il momento per coinvolgere la società a tutti i livelli con la finalità di incrementare l’efficacia di quelli che sono gli strumenti messi a punto ed utilizzati per il raggiungimento degli obiettivi di risparmio energetico, ma soprattutto, per lo sviluppo dell’efficienza energetica quale «driver» per lo sviluppo della sostenibilità e della competitività del Sistema Paese.
Frattanto la proposta concreta è la decrescita dei beni, delle necessità, dei bisogni di ogni tipo e quindi una revisione del livello di vita che si inserisce in un nuovo concetto di «sostenibilità» della vita che serve a convincere il popolo a credere che basta tutto ciò per vivere ed essere felici.
In fondo tutte le Religioni hanno sempre affermato questo tipo di credenza e di convincimento per il popolo che «accontentandosi» raggiunge la «sostenibilità» delle esigenze, delle necessità, dei livelli di vita, della realtà della vita stessa. La natura dell’uomo consente di raggiungere questi scopi perseguiti con determinazione dalle varie religioni, da sempre, in qualsiasi luogo del mondo da ora e per il futuro.
Chi si accontenta gode e raggiunge la sostenibilità.
Inoltre, esistono delle controindicazione sull’impiego esteso e sistematico del risparmio economico per ottenere il massimo di efficienza energetica.
Di fatto, risparmiare nella costruzione delle infrastrutture energetiche equivale a cattiva progettazione ed ancora più cattiva realizzazione che, in servizio, implica normalmente tutta una serie di malfunzionamenti e guasti che propagandosi ad albero possono indurre perdite di petrolio, di gas e di carbone come normalmente accade per la perdita di forniture di energia nel caso di centrali nucleari con le ben note conseguenza ambientali oltre a scarsità di energia e alti prezzi dell’energia per i consumatori.

L’efficienza energetica e l’edilizia

In questa ampia visione l’inganno della efficienza energetica si esprime e si esplica tutto in termini di nuova fonte di lavoro ingegneristico laddove il grande progetto della ricostruzione edilizia ha raggiunto il culmine dal dopoguerra in poi. Così la crisi dell’edilizia per raggiunti limiti e saturazione del mercato e della richiesta trova nuova linfa vitale nell’invenzione della efficienza energetica in special modo termica.
Tuttavia, i responsabili politici e sociali, in generale, si sono resi conto che si spende troppo per riscaldare gli appartamenti, guarda caso, mal costruiti con tecnologie dispendiose e prive degli elementi semplici e rudimentali del risparmio energetico. Bisogna correre ai ripari. Allora la «lobby» si inventa la necessità del risparmio energetico nelle case degli italiani ma anche in quelle di tutt’Europa: grande balzo di civiltà!
Si pone il problema però: fin dove si può arrivare; fino a quali limiti bisogna spingere il popolo e le aziende a credere nella nuova filosofia del risparmio energetico?
La domanda è d’uopo ma la risposta è difficile e allora qualcuno riscopre una parola magica: la sostenibilità!
Qualcuno non la beve e si pone la domanda: ma che significa la «sostenibilità». Dove arriva la sostenibilità? Quando ogni persona può asserire di avere raggiunto i limiti della sostenibilità?
Più si riflette su queste domande e più il problema e la risposta diventano ingarbugliate. La sostenibilità dipende dal caso specifico e particolare in questione e non sempre si possono definire limiti superiori, come, per esempio, può accadere ed accade in campo edilizio laddove si definiscono i livelli massimi di temperatura ammessi nelle case e quindi si definiscono le varie categorie di efficienza energetica termica degli appartamenti ed in genere delle case.

 

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Fig. 10

 

La lobby dell’ingegneria edilizia è molto brava e forte ed è stata ed è in grado di classificare le case secondo il loro stato di realizzazione degli elementi che concorrono al risparmio energetico. Hanno definito specifiche tecniche razionali che consentiranno agli italiani di vivere meglio in ambienti più o meglio riscaldati che nel futuro garantiranno un risparmio energetico certo. Tuttavia, questo approccio tipicamente ingegneristico dimentica la storia di quello che è accaduto in precedenza. Di fatto, si cancella in un solo momento tutte le malefatte e i cattivi progetti e le cattive realizzazioni eseguite in secoli dalla classe degli ingegneri e tutto va bene come disse «madama la marchesa»!
Con un colpo di azione correttiva ufficiale, ufficializzata e ratificata dagli organi di governo si cancellano secoli di storia di cattive costruzioni e così si prosegue nella linea della efficienza energetica per garantire al popolo un migliore livello di vita, minore sofferenza e riparo dal freddo.
Manovre simili devono essere eseguite in altri campi sociali e allora l’efficienza energetica consentirà di raggiungere il fine ultimo della sostenibilità con le stesse fonti energetiche di sempre.
Viene a galla però la questione ambientale che rende le fonti energetiche fossili classiche insostenibili mentre, come dimostra tutta le storia della evoluzione delle fonti energetiche, le fonti cosiddette alternative appaino lente anzi lentissime a raggiungere i livelli di produzione delle fonti fossili classiche.

 

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Fig. 11

Così è accaduto per le evoluzioni delle fonti classiche del carbone che si imposero e sostituirono la legna, e quindi come la sostituzione, almeno in parte, del petrolio sul carbone e del gas sul petrolio dimostrano, l’avvento di una nuova fonte di energia, a cominciare da quella nucleare, per continuare con il solare, eolico, geotermico ecc. richiederà molto tempo tra mezzo secolo e un secolo per essere ottimisti.

In fondo il problema della efficienza energetica diventa non sempre sostenibili e forse del tutto insostenibile e l’inganno della sostenibilità viene a galla.
In ogni caso, la Unione europea con la suddetta direttiva indulge nell’offerta di incentivi e di supporti ai miglioramenti. Ad esempio, l’aspetto veramente migliorativo è costituito dalle proposizioni concernenti le attività di esecuzioni di misure più precise dei consumi e delle relative fatture per i consumatori. Invece per le grandi imprese è prevista la esecuzione di audit obbligatori dal 2014 ogni quattro anni. Saranno disponibili incentivi per l’adozione di sistemi di gestione energetica e per le Pmi ci saranno incentivi per la esecuzione di audit e per il raggiungimento dei risultati reali ottenuti.

La Unione europea richiede pertanto un forte impegno da parte italiana e di tutti gli Stati Membri:
1. Rapporti annuali di controllo.
2. Stato di avanzamento e progressi raggiunti nella realizzazione della Efficienza Energetica nazionale.
3. Piani di miglioramento triennali.
4. Rapporti sugli stati di avanzamento e dei progressi raggiunti includenti i criteri e le politiche nazionali in merito alla EE.
5. Misure di risparmio annuale nazionale (min. 1,5% dal 2014 al 2020).
6. Sviluppo e registro delle Esco e servizi energetici.
7. Analisi ed eliminazione delle barriere come impossibilità di ottenere, da parte delle Esco, finanziamenti agevolati dalla Banche italiane (Epc, Energy performance contracting).
8. Valutazione approfondita del potenziale per cogenerazione e teleriscaldamento e tele-raffreddamento entro il 15 dicembre 2015.
9. Requisiti ed analisi per la realizzazione di una maggior presenza di cogenerazione.
10. Ribasso tariffe per incoraggiare la efficienza energetica.
11. Promozione della domanda energetica.
12. Obiettivi nazionali specifici:
Rapporto annuale sui progressi e misure prese.
Decisioni prese su regimi obbligatori di efficienza energetica.
Rispetto scadenze di recepimento.
Piani Nazionali di Efficienza Energetica (NEEAPs).
Valutazione efficienza nei settori gas e elettricità per raggiungere miglioramenti.
Valutazione efficienza di teleriscaldamento, tele-raffreddamento e cogenerazione.
13. Recepimento dei tempi stabiliti di pianificazione dei lavori.

 

Giuseppe Quartieri, Presidente comitato scientifico dei Circoli dell’Ambiente e della Cultura Rurale