Che succede nel parco della Sila?

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Predisposto in questi giorni un piano che prevede un taglio boschivo di Pini laricio secolari e faggi proprio all’interno del Parco, in località Macchia dell’Orso, in piena riserva Naturale dello Stato e Zona 1 del Parco nazionale in contrasto con la norma riguardante il Parco, che stabilisce che, nella Zona 1 «l’ambiente è conservato nella sua integrità e lasciato alla sua spontanea evoluzione…»

Oggi l’Ente Parco nazionale della Sila ha organizzato e ospita un convegno sul dissesto idrogeologico al quale partecipano il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e, tra gli altri il commissario per l’Emergenza Ambientale, l’Autorità di Bacino, la Protezione Civile e ovviamente i vertici dell’Ente Parco Nazionale della Sila. Proprio lo stesso Ente Parco Nazionale della Sila ha predisposto in questi giorni un piano che prevede un taglio boschivo di Pini laricio secolari e faggi proprio all’interno del Parco, in località Macchia dell’Orso, in piena riserva Naturale dello Stato e Zona 1 del Parco nazionale in contrasto con la norma riguardante il Parco, che stabilisce che, nella Zona 1 «l’ambiente è conservato nella sua integrità e lasciato alla sua spontanea evoluzione…». Il bosco si trova a circa 1.500 metri sul livello del mare e quindi è facilmente suscettibile di danni da neve che chiaramente, una volta che la sua struttura venisse alterata da un taglio, diventerebbero assai più probabili e devastanti.

I presidenti di Italia Nostra, Marco Parini, dell’Associazione Altura, Stefano Allavena, e dell’Associazione Mediterranea per la Natura, Deborah Ricciardi, due giorni fa hanno inviato una lettera alle autorità competenti in cui chiedono che l’Ente Parco revochi il progetto e che il Corpo Forestale dello Stato, proprietario della Riserva Naturale, si opponga fermamente, stante il palese contrasto sia delle norme di tutela della Riserva dello Stato sia delle direttive comunitarie, in considerazione del fatto che verrebbero meno gli obiettivi di conservazione dei siti Natura 2000.
La lettera è stata inviata, per competenza e conoscenza, al ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione generale per la protezione della natura, al commissario Straordinario Ente Parco nazionale della Sila, all’Ufficio Territoriale per la Biodiversità del Corpo Forestale dello Stato e alla Soprintendenza per i Beni Ambientali e Paesaggistici di Cosenza.

E apprendiamo oggi che proprio l’Ente ha dato avvio al piano di taglio delle piante. È paradossale che a proporre questo scempio sia proprio l’Ente Parco nazionale, costituito per legge per assicurare l’integrità del territorio protetto e non per aggredirlo insensatamente. Ed è anche paradossale che proprio nei boschi più protetti, in quanto Parco Nazionale e Riserva Naturale dello Stato, nei quali non sono quindi esercitati i diritti della proprietà privata e delle comunità locali, si venga meno all’obiettivo primario di conservare l’ambiente nella sua integrità.

Si tratta di un ormai rarissimo esempio di bosco secolare di Pino laricio, in cui vivono il lupo, il gatto selvatico, il picchio nero, che nell’Italia meridionale è molto scarso e localizzato. Inoltre i faggi aumentano la fertilità del terreno e contrastano efficacemente l’erosione del suolo. Ricordiamo ancora come questa consociazione vegetale tra un piano superiore di pini secolari e uno inferiore costituito da una densa formazione di faggi, costituisca un complesso di grande valore anche sul piano paesaggistico.

Anche se il taglio venisse limitato alle piante di faggio, sottostanti ai pini adulti, nonché ai pini danneggiati, l’impatto sarebbe molto grave ed intollerabile in un’area protetta nella quale, come dice la legge, l’ambiente deve essere conservato nella sua integrità e lasciato alla sua spontanea evoluzione. Le piante danneggiate o morte costituiscono poi un ambiente di vita essenziale per diverse specie di animali e in particolare di uccelli per i quali costituiscono la risorsa alimentare, come il picchio nero, tra l’altro particolarmente protetto a livello nazionale e comunitario. Inoltre lo strato inferiore di faggi, che verrebbe completamente eliminato dal taglio, costituisce un importante elemento di biodiversità, poiché molte specie di animali, in particolare uccelli ed insetti, trovano rifugio e condizioni idonee di vita e di riproduzione negli strati inferiori della vegetazione. Tra questi, segnaliamo la Rosalia alpina, coleottero protetto a livello comunitario, che si nutre solo ed esclusivamente di Faggi marcescenti.

Ricordiamo ancora che l’area in questione è inserita nella Rete di Natura 2000, in quanto Zona di Protezione Speciale (Zps) ai sensi della Direttiva Comunitaria 79/409/CEE sulla protezione degli uccelli selvatici, nonché Sito di Interesse Comunitario ai sensi della Direttiva Habitat 92/43/CEE sulla protezione degli habitat naturali, ratificate dal DPR357/97 e smi. Interventi contrastanti con tale regime di tutela potrebbero dar luogo da parte dell’UE all’avvio di procedure di infrazione nei confronti dell’Italia. Si fa inoltre presente, a tale proposito, che la Direzione Generale Ambiente della UE ha avviato una procedura EU-Pilot su tutte le regioni italiane, Calabria inclusa, sull’errata procedura di Valutazione di Incidenza e mancato raggiungimento degli obiettivi di conservazione nei siti Natura 2000. Qualora si perseverasse nel procedere con il progetto in oggetto, le scriventi associazioni segnaleranno alla Direzione Generale Ambiente della CE l’inosservanza delle norme vigenti anche comunitarie, con possibile danno erariale in caso di riconosciuta violazione del diritto comunitario e avvio di procedura di infrazione oltre che di violazione delle attuali norme di tutela vigenti anche in materia di tutela delle Zps (art. 733bis del CP).