Il suo inestimabile contributo alle conoscenze astronomiche. La memorabile missione degli astronauti per ripararlo. Continuerà a funzionare fino al 2020, quando sarà sostituito dal James Webb Space Telescope (Jwst), il cui lancio è in programma per il 2018. Dedicato a James Webb, a capo della Nasa ai tempi pionieristici della corsa allo spazio e per la conquista della Luna
Da 25 anni è una finestra spalancata sull’universo, e ci ha fornito dati, scoperte e immagini senza precedenti nella storia dell’astronomia.
L’Hubble Space Telescope, era stato collocato a circa 600 chilometri di altezza dalla Terra dallo space shuttle «Discovery», dopo il perfetto lancio da Cape Canaveral il 24 aprile del 1990. Dopo tre anni e mezzo di osservazioni ridotte a causa di una lieve (ma comunque seria) aberrazione allo specchio primario, e dopo le manutenzioni da parte degli astronauti della navetta americana, ora il grande osservatorio spaziale dedicato a Edwin Hubble (pioniere degli studi sulle galassie e della teoria dell’espansione dell’universo), vive l’ultima fase della sua vita operativa. Nel 2011, Hubble aveva celebrato la milionesima immagine inviata a Terra.
In 25 anni ci ha fornito scoperte straordinarie e immagini dai confini dell’Universo: ammassi globulari, regioni di formazione stellare, galassie vicine e lontane, nebulose planetarie, formazione stellare cosmica, fino alle galassie primitive quasi alle origini dell’Universo.
Al di là del grande successo scientifico di questa missione che la Nasa ha realizzato in collaborazione con l’Agenzia spaziale europea (Esa), dal punto di vista tecnico c’è soddisfazione, per questo 25° anniversario, considerando che il grande telescopio orbitante era stato comunque progettato per quindici anni di vita operativa. E invece continua a funzionare, e lo farà fino al 2020, quando, nel frattempo, sarà avvenuto il «cambio turno» in orbita da parte del suo successore: il James Webb Space Telescope (Jwst), il cui lancio è in programma per il 2018, e il cui programma si svolge con le agenzie spaziali europea e canadese.
Dedicato a James Webb, a capo della Nasa ai tempi pionieristici della corsa allo spazio e per la conquista della Luna, e destinato ad ampliare le possibilità di Hubble, il nuovo telescopio spaziale, ora in fase di costruzione avanzata, avrà uno specchio primario di 6,5 metri di diametro, opererà nell’infrarosso e sarà 100 volte più potente di Hubble. Tra gli obiettivi principali: lo studio della prima luce e dell’epoca di re-ionizzazione dell’universo, e la formazione delle galassie.
Ma torniamo al compleanno del Telescopio Hubble, che è stato (ed è) anche un grande compagno di viaggio per l’Astrofisica italiana, cresciuta in questi anni anche grazie all’utilizzo di questo straordinario osservatorio orbitante che, oltre ad aver cambiato la nostra visione dell’Universo, è una sorta di finestra spalancata sul cosmo per il pubblico mondiale, grazie alle straordinarie immagini che, opportunamente elaborate a partire da quelle professionali, compaiono quasi quotidianamente sul web, su giornali e TV.
Secondo recenti dati forniti dall’Inaf, l’Istituto nazionale di astrofisica, il settore delle scienze spaziali è cresciuto nel nostro paese con Hubble Space Telescope, grazie all’impegno dei tanti scienziati italiani che vi lavorano, o vi hanno lavorato, e che sono stati capaci di concorrere con successo all’annuale gara internazionale per la distribuzione del bene più prezioso di Hubble: il tempo di utilizzo. Già nel corso dei primi 15 anni di vita operativa del super telescopio infatti, l’Italia si è sempre piazzata ai primi posti nella graduatoria europea dell’uso di «Hubble». E l’utilizzo del tempo «italiano», ha dato i suoi frutti: molte e qualificate pubblicazioni su riviste specializzate hanno contribuito a portare il nostro Paese, negli ultimi anni, al quinto posto nella classifica mondiale di «produzione» in questa disciplina.
Molti sono i ricercatori, i PhD e gli studenti post laurea italiani che transitano ogni anno per stage di ricerca presso lo «Hubble Science Institute» di Baltimora, e parecchi, negli anni, hanno anche scelto di rimanervi stabilmente.
Le cinque missioni degli shuttle per manutenzione del grande osservatorio spaziale, e il complesso e coraggioso lavoro degli astronauti hanno permesso ad Hst di arrivare in buone condizioni fino ad oggi. Molti apparati, a cominciare dai giroscopi, senza i quali il Telescopio non potrebbe operare correttamente per puntare i propri obiettivi, sono stati sostituiti, tra il 1993 e il 2011, a causa dell’usura della permanenza in orbita.
Ma resta nella storia la missione del dicembre 1993, quando Jeff Hoffman e Story Musgrave hanno guidato il quartetto degli astronauti-meccanici che hanno posizionato le lenti correttive ad Hubble, che quando fu lanciato 25 anni fa, a causa di una lieve aberrazione ottica allo specchio primario di 2,4 metri di diametro, inviava immagini sfocate. Quindi, era inutilizzabile: «Sapevamo di avere una grande responsabilità – ci ha confidato Jeffrey Hoffman, astrofisico di formazione, protagonista in 5 voli spaziali sugli shuttle – cioè ridare vita alla più importante e costosa missione scientifica di tutti i tempi. Ci siamo riusciti, grazie all’addestramento, la lunga preparazione e grande il desiderio di fare di Hubble quel grande strumento astronomico che poi ha dimostrato di essere».