Clima, loro si stanno adattando

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foto Wolfgang Siefarth; Marine Flatworms of the World
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Una ricerca Enea pubblicata sulla rivista «Royal Society Open Science» rivela che alcuni organismi marini stanno mettendo in atto processi di adattamento che consentiranno loro di sopravvivere alle alterazioni attese per effetto dei mutamenti climatici nel Mediterraneo

Alcuni organismi che vivono ancorati al fondale e che non hanno quindi la possibilità di sottrarsi agli effetti dell’acidificazione dell’ambiente marino sono in grado di modificare le proprie strutture scheletriche adattandosi al ridotto pH del mare, che causa la loro corrosione e dissoluzione.
Questi risultati sono il frutto di esperimenti realizzati da Chiara Lombardi e Silvia Cocito, biologhe del Centro ricerche ambiente marino Santa Teresa dell’Enea, in collaborazione con la Stazione Zoologica di Napoli e il Natural History Museum di Londra. Alla ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista «Royal Society Open Science» con il titolo «Morphological plasticity in a calcifying modular organism: evidence from an in situ transplant experiment in a natural CO2 vent system», è stata dedicata la copertina della rivista con l’immagine dell’organismo, il briozoo Calpensia nobilis sul quale è stato svolto l’esperimento.
Le indagini sono state condotte nell’area vulcanica del Castello Aragonese di Ischia, dove si riproducono naturalmente le condizioni di pH del mare previste per il 2100: lì sono stati trapiantati invertebrati marini, organismi modello con scheletro carbonatico.
«Questi studi volti a comprendere come gli organismi rispondono al cambiamento climatico sono essenziali per fare predizioni sulla loro sopravvivenza e capacità di adattamento in un Mediterraneo che cambia. Infatti – spiega la ricercatrice Silvia Cocito – la capacità di un organismo di rispondere al cambiamento climatico nel lungo periodo attraverso la colonizzazione e la persistenza in ambienti alterati può avere importanti ripercussioni sulla selezione naturale e sull’evoluzione».