In Senato si è tenuta la prima conferenza annuale sulla Piattaforma italiana per l’economia circolare (Icesp), coordinata da Enea. In Europa siamo sopra la media per indici di riciclo di tutte le tipologie di rifiuti, ad eccezione di quelli elettrici ed elettronici dove le nostre performance sono inferiori
Si è tenuta, presso il Senato della Repubblica, la prima conferenza annuale sulla Piattaforma italiana per l’economia circolare, coordinata da Enea, unico rappresentante italiano del mondo della ricerca nel Gruppo di Coordinamento dell’European Circular Economy Stakeholder Platform (Ecesp), che riunisce gli stakeholder attivi nell’ampio campo dell’economia circolare in Europa.
La piattaforma è un luogo di confronto sulle varie iniziative nazionali in ambito di economia circolare con l’obiettivo di creare un punto di convergenza nazionale su iniziative, esperienze, criticità e prospettive del settore, attraverso lo scambio di informazioni e buone pratiche in svariati ambiti: dal riciclo dei materiali ai prodotti da materiali secondari, dalla sharing economy ai modelli di gestione.
Nel corso della conferenza sono emersi dati interessanti sul posizionamento del nostro Paese, tra i primi in Europa.
Nel campo del riciclo, infatti, siamo avanti a Francia, Germania e Regno Unito, anche se gli investimenti sono inferiori a quelli degli altri tre Paesi europei.
Buoni risultati anche nel consumo di materiali riciclati, dove superiamo Francia e Germania, mentre per capacità di riciclare i rifiuti solidi urbani facciamo meglio di Francia e siamo al pari con il Regno Unito. Infatti la percentuale di riciclo dei rifiuti in Italia è del 67% contro il 55% della media europea. Lo stesso può dirsi per il riciclo dei rifiuti da imballaggio, dove l’Italia si posiziona ben oltre la media Ue, in particolare nel caso dei rifiuti di legno ci attestiamo al 60% contro il 40%. In Europa siamo quindi sopra la media per indici di riciclo di tutte le tipologie di rifiuti, ad eccezione di quelli elettrici ed elettronici dove le nostre performance sono inferiori.
Molto buona anche la percentuale di addetti nel settore dell’economia circolare rispetto al totale degli occupati in Italia, che si attesta al 2,05% contro l’1,71%.
Invece i maggiori ostacoli per una decisiva affermazione dell’economia circolare in Italia sono collegati alla mancanza di
- una normativa chiara sull’end of waste in grado di avviare il mercato di una vasta gamma di materie prime seconde, in tempi certi e al passo con le esigenze del sistema paese;
- un’applicazione uniforme e certa della disciplina del sottoprodotto sul territorio nazionale, in maniera tale da consentire l’adozione di pratiche di simbiosi industriale come normali pratiche di gestione e valorizzazione degli scarti; simbiosi industriale che peraltro, si configura come un’efficace strategia per la prevenzione della produzione di rifiuti.
- Maggiori informazioni sulla piattaforma italiana per l’economia circolare
(Fonte Arpat, Testo di Stefania Calleri)