Il danese, Mads Nissen, autore dello scatto, ha raccontato al mondo la difficile situazione brasiliana. I premi assegnati da World Press Photo Award 2021
Siamo a quota due. Tanti sono gli anni durante i quali la pandemia da Sars-Cov-2 ha segnato le nostre vite e con esse anche la narrazione delle nostre vite. In quest’anno di mezzo tra la crisi emergenziale e la strutturazione di una via d’uscita dalla pandemia, il fotogiornalismo ha dovuto concentrarsi sui temi legati alla sofferenza causata dalla diffusione del virus. L’anno passato una delle fotografie vincitrici del contest di fotogiornalismo olandese raccontava la storia del pangolino e del traffico illegale che porta quella bestiola dai territori caldi e umidi del Sud del mondo ai mercati cinesi. Ad oggi il pangolino, ritenuto la specie che ha permesso la trasmissione del virus all’uomo, non è stato del tutto prosciolto da quest’accusa infamante, ma nessuno si è ancora assunto la responsabilità scientifica di confermare il sospetto che sulle prime sembrava una solida accusa.
Quest’anno la fotografia vincitrice del contest parla ancora di pandemia, ma con un linguaggio differente: il danese, Mads Nissen, autore dello scatto, ha raccontato al mondo la difficile situazione brasiliana. Con uno scatto quasi tridimensionale ha descritto la complessità dei rapporti che il Covid ha creato: nella fotografia una donna anziana, in una casa di riposo, finalmente può abbracciare e farsi abbracciare da una donna, che nel caso specifico è un’infermiera.
Finalmente perché la pandemia ha scavato immensi vuoti per tenere distanziate le persone e in particolare le più fragili dal resto della popolazione attiva. L’autore ha dichiarato che ha scelto di andare in Brasile quando ha ascoltato il presidente del Brasile minimizzare sulla reale portata della pandemia: oggi sappiamo che il Paese carioca è uno dei più colpiti dal contagio virale.
Per tornare allo scatto del fotografo danese, il groviglio di plastica che lega per qualche secondo le due donne è emblematico di quanto la sfera relazionale abbia subito l’arresto più ferreo.
Com’è ovvio il fotogiornalismo non si è occupato soltanto di pandemia. Ha dato atto, anche se a volte soffocato dalla pressante e immensa mole di notizie legate alla pandemia, con il linguaggio diretto che gli è proprio, dei fatti che hanno caratterizzato il 2020: quindi l’esplosione nel porto di Beirut in Libano, fotografia di Lorenzo Tugnoli, autore italiano già vincitore del Wpp e Premio Pulitzer. Gli altri due italiani vincitori nelle altre categorie sono stati Gabriele Galimberti e Antonio Faccilongo, con due reportage da territori agli antipodi geografici ma vicini in quanto a violenza e uso delle armi da fuoco: Stati Uniti d’America, il primo, e Palestina, il secondo.
Vito Stano