Costa Ripagnola sempre più un fantasma

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Costa Ripagnola con macchioni di lentisco mirto ginepreto foto Fabio Modesti
Macchioni di ginepri a Costa Ripagnola (foto Fabio Modesti)
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Non ottemperato nessuno degli obblighi di legge dopo la sua costituzione. Procedure legislative farraginose, ingarbugliate e contraddittorie. Manca anche una tabellazione per vietarne la caccia

C’è stato solo un sasso nella palude che ancora avvolge Costa Ripagnola e il suo parco naturale regionale mai effettivamente nato. Men che meno possiamo parlare di gestione di quel parco anche perché le previsioni dettate dalla legge regionale istitutiva (la n. 30 del 2020) si prestano a non poche difficoltose interpretazioni.

Tanto per cominciare la legge prevede (articolo 2) che la gestione sia affidata ad un consorzio formato dagli enti territoriali (Comuni di Polignano a Mare e Monopoli con Città Metropolitana di Bari). Questi procedono a costituire il consorzio entro 6 mesi dall’entrata in vigore della legge, ossia entro la fine di marzo di quest’anno corrente. Decorso tale termine, scaduto da ormai quasi due mesi, la Regione provvede a nominare un commissario ad acta che dovrebbe procedere a costituire formalmente il consorzio di gestione al posto degli enti territoriali.

Su questa norma, ricordiamo, il ministero dell’Economia ha ritenuto che debba comunque essere prevista una copertura finanziaria per il commissariamento, osservazione alla quale non si ha modo di sapere se vi sia stato riscontro. Ma, comunque, la Regione non ha nominato alcun commissario né si prevede che lo faccia. Per complicare il quadro, la norma transitoria contenuta nelle legge istitutiva del parco di Costa Ripagnola (articolo 14) prevede che «sino alla costituzione dell’ente di gestione del parco nel termine di cui all’articolo 2, comma 3, la gestione, l’amministrazione e la legale rappresentanza dell’area protetta sono affidate ad un commissario individuato congiuntamente dal Comune di Polignano a Mare e dalla Regione Puglia, d’intesa con gli altri enti locali territorialmente interessati.

Il commissario è nominato con decreto del Presidente della Giunta regionale, senza nuovi oneri a carico del bilancio regionale e la durata dell’incarico non può comunque essere superiore a dodici mesi».

Quindi un commissario doppione che si sommerebbe a quello ad acta (oppure è sempre lo stesso?) per esercitare le ordinarie funzioni gestionali e di legale rappresentanza dell’area protetta. Ma neanche questa previsione ha trovato concretizzazione e forse Regione Puglia e Comune di Polignano (chissà perché questa volta non anche quello di Monopoli) non hanno mai parlato sul da farsi.

Sta di fatto che il parco regionale di Costa Ripagnola giunge alla nuova stagione estiva come prima che lo fosse, forse anche peggio nel senso che gravano su di esso situazioni irrisolte, prima fra tutte quella relativa al progetto del resort nei pagghiari proposto da Serim ed oggetto di inchiesta penale e di provvedimenti di annullamento in autotutela di permessi ed autorizzazioni. Nel frattempo non è stata realizzata neanche una tabellazione perimetrale, anche ai fini del divieto di caccia, cosa auspicabile perché buona e giusta al di là della presenza o meno dell’obbligo nella legge istitutiva, dettata dal buon senso e dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione.

Sappiamo che l’attuale Assessore regionale alle aree protette, Anna Grazia Maraschio, sta lavorando all’adeguamento della legge istitutiva del parco di Costa Ripagnola ai rilievi di legittimità costituzionale formulati dall’allora ministero per i Beni culturali, ora della Cultura. Operazione di non facile compimento che richiede pazienza, sangue freddo e lungimiranza, doti di cui la Maraschio non pecca. Ma servirebbe dare anche quei piccoli, grandi segnali operativi che facciano comprendere come non si sia scherzato e che la tutela di quell’ultima fascia di litorale, fotografia di quel paesaggio nella storia, sia effettivamente un obbligo di risultato per la politica pugliese.

 

Fabio Modesti