Fare e disfare la realtà: Netanyahu non è il popolo ebraico

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A Napoli è stato negato il diritto di parola a Maurizio Molinari, in quanto ebreo. Un episodio che è l’immagine di un Paese in cui l’antisemitismo serpeggia ovunque, anche dove meno te l’aspetteresti.
È incredibile ma in Italia nel 2024 è partita la caccia ai «sionisti». I sostenitori dello Stato di Israele, ebrei e non ebrei, ma soprattutto ebrei, da un po’ di tempo fanno fatica a parlare in pubblico. I nuovi untorelli, questi gruppetti di proPal, provocano, intimidiscono, tentano di tappargli la bocca: ormai succede troppo spesso ed è indegno di un Paese democratico. Ultimo episodio squadristico all’Università Federico II a Napoli, dove il direttore di «Repubblica» Maurizio Molinari avrebbe dovuto presentare il suo libro «Mediterraneo conteso» ma un gruppo di studenti dei collettivi con le bandiere palestinesi ha cominciato a urlare per impedire il dibattito. E lo ha impedito. Anche perché Molinari, che pure aveva tentato di stabilire un dialogo, ha deciso di chiudere per evitare guai peggiori. Dopo i fatti, Molinari ha commentato: «Bisogna sempre essere pronti al dialogo, nel rispetto per il prossimo».
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha telefonato a Molinari (tra l’altro direttore di un giornale sul quale scrive da Gaza un palestinese, Sami al-Ajrami) per esprimere la sua solidarietà mentre in una nota ha scritto che «quel che vi è da bandire dalle Università è l’intolleranza, perché con l’Università è incompatibile chi pretende di imporre le proprie idee impedendo che possa manifestarle chi la pensa diversamente».
Lo Stato deve consentire ai sostenitori di Israele di poter parlare. Non siamo nel 1938, ma nemmeno nel 1977, quando i violenti non facevano intervenire i democratici.
Da mesi nei cortei studenteschi «From the river to the sea» riecheggia come un selvaggio grido antisemita. Si confonde, per ignoranza ma più spesso per malafede, il governo Netanyahu con il popolo ebraico. E dunque non siamo alla Notte dei cristalli ma è comunque intolleranza verso il «sionista», un termine di cui questi giovanotti non conoscono il senso né la storia.
C’è dunque una grande battaglia politico-culturale da ingaggiare. Contro gli estremisti in primo luogo. Ma anche a sinistra. Sempre sul sionismo, è perfetto ciò che è contenuto nel manifesto di Sinistra per Israele, che ha finora raccolto mille firme: «Il sionismo è stato il legittimo movimento di liberazione nazionale e sociale del popolo ebraico e in esso sono vissuti e tuttora vivono i valori di uguaglianza, giustizia, liberazione umana della sinistra democratica e del progressismo. Soltanto la conoscenza delle radici di Israele può arginare i pregiudizi anti-sionisti e anti-israeliani che albergano nella società italiana, anche a sinistra e nel campo progressista, e che si manifestano attraverso forme antiche e nuove di delegittimazione, di ostilità, quando non di aperto antisemitismo». La battaglia continua ed è facile prevedere che sarà dura e non breve.

 

Francesco Sannicandro