Telegram, attesa decisione dei magistrati su Durov: cosa potrebbe succedere

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(Adnkronos) – È attesa a breve una decisione dei magistrati francesi sul caso di Pavel Durov, detenuto, secondo i media francesi, presso l''Office national antifraude' di Ivry-sur-Seine, a sud di Parigi, in seguito al fermo di sabato, nel quadro di un procedimento penale a suo carico lo scorso 8 luglio in seguito a una indagine preliminare della Juridiction nationale de la lutte contre la criminalità organisée (Junalco) della procura di Parigi, una sezione creata solo nel 2020. La custodia cautelare di Durov era stata prorogata domenica sera da uno dei magistrati assegnati al caso. La misura cautelare può durare fino 96 ore dal momento del fermo, in nome delle norme previste per i reati di criminalità organizzata. Una volta scaduti i termini, il giudice può decidere di liberarlo o di formalizzare accuse dirette nei suoi confronti ed estendere ulteriormente la custodia. I magistrati che seguono il caso si appoggiano sugli inquirenti del Centro per la lotta alla criminalità digitale (C3N) e all'ufficio nazionale anti frode (Onaf).  Sempre secondo i media francesi, la guardia del corpo e la assistente del tycoon, usualmente sempre accanto a lui, sarebbero stati ascoltati dagli inquirenti prima di essere rilasciati. La sezione cybercriminalità della Junalco ha formalizzato nei confronti "di persona non identificata" – una formula che, sottolinea anche il Washington Post, potrebbe aprire la strada alla possibilità che Durov non sia l'obiettivo finale dell'inchiesta – 12 capi di accusa, fra cui complicità in reati e crimini organizzati sulla piattaforma (come traffico di stupefacenti, condivisione di materiale pedopornografico, riciclaggio) e rifiuto di comunicare le informazioni necessarie a intercettazioni autorizzate. Il fondatore di VKontakte e poi di Telegram è stato arrestato nel quadro di questa stessa inchiesta aperta all'inizio di luglio. Durov, quasi 40 anni, originario di San Pietroburgo (trasferito in Italia a 4 anni, dopo il crollo dell'Urss, come ha raccontato lui stesso in una intervista) è stato fermato dopo il suo arrivo sabato da Baku all'aeroporto di Le Bourget, a nord di Parigi, a bordo del suo aereo privato, usando i suoi documenti di cittadino francese (aveva ottenuto la nazionalità nell'agosto del 2021). Durov aveva in programma di passare almeno la sera di sabato a Parigi, dove quella sera avrebbe dovuto cenare. Il caso giuridico suscita perplessità ma soprattutto un acceso dibattito. I contenuti su Telegram, come per altro quelli su Whatsapp, sono moderati in modo molto limitato, in nome di una, forse presunta, protezione della libertà di espressione e del rapporto confidenziale con gli utenti. Telegram sostiene che la mancanza di controllo dei contenuti è imposta da questioni tecnologiche e quindi che non ha senso attribuire ai vertici dell'azienda la responsabilità degli abusi commessi. "E' assurdo dire che una piattaforma e il suo proprietario siano considerati responsabili degli abusi", ha commentato l'azienda domenica, garantendo che la piattaforma rispetta le norme europee. "Deve esserci qualcosa d'altro. Forse le autorità francesi hanno una prova di un avvenimento per impedire il quale i gestori avrebbero potuto intervenire? Avrebbero forse avuto la possibilità di ritirare pedopornografia minorile, o altro, e non lo hanno fatto?", si chiede Tim Weninger, ricercatore al dipartimento di informatica e ingegneria dell'Università americana di Notre Dame ed esperto di disinformazione in una intervista a un quotidiano francese dedicata al tycoon che aveva lasciato la Russia nel 2014 per trasferirsi a Dubai e che ha anche cittadinanza degli Emirati arabi uniti (che come la Russia hanno chiesto alle autorità francesi l'attivazione dei servizi di protezione consolare a protezione di Durov) e di Saint Kitts e Nevis. "Se si è potuto arrestare Durov, non vedo perché non possano esserlo Elon Musk, Mark Zuckerberg o qualcun altro, in ragione del contenuto pericoloso presente sulle piattaforme". Anche se , fanno notare alcuni, le piattaforme come Facebook e X collaborano molto di più con le autorità e per questo Telegram è maggiormente nel mirino che non gli altri giganti.  
La legge americana, come quella francese, non protegge le piattaforme dall'apertura di casi giudiziari incentrati sulla consapevole autorizzazione della trasmissione di materiali connessi ad abusi sessuali o terrorismo, ha precisato Daphne Keller del Centro Cyber Policy dell'Università di Standford, citata dal Washington Post.La questione, per l'ex responsabile anti terrorismo di Fb, Brian Fishman, non è una sufficiente mancanza di moderazione, critica peraltro rivolta a numerose piattaforme. Telegram, ha aggiunto, "è stato un hub cruciale dell'Is per un decennio. Tollera (materiali pedopornografici, ndr). Ha ignorato per anni una ragionevole collaborazione con le forze dell'ordine. Non stiamo parlando di 'moderazione dei contenuti soft': è un approccio interamente diverso". Posizione condivisa da Alex Stamos, ex direttore dell'Osservatorio su Internet dell'Università di Standford. Il suo team, ha riferito, ha scoperto che "Telegram è una componente cruciale dell'ecosistema di individui che commerciano e vendono materiali pedopornografici e l'unica fra le grandi piattaforme a consentire implicitamente lo scambio su canali privati di quello che in gergo si definisce Csam (materiali di abuso sessuale di minori), molti dei quali sono protetti da crittografia end-to-end", ha spiegato l'attuale chief information security officer presso una azienda di cybersicurezza. Jean-Michel Bernigaud, segretario generale di Ofmin, agenzia di polizia francese specializzata nella prevenzione della violenza contro i minori, lo ha scritto in un post: l'arresto di Durov è legato all'inabilità della app di affrontare contenuti offensivi contro minorenni. "Al cuore del caso, c'è l'assenza di moderazione e cooperazione da parte della piattaforma", in modo particolare "nel contrasto dei crimini sessuali contro minorenni". Dopo l'entrata in vigore del Regolamento sui servizi digitali in Europa (Dsa), i fornitori di servizi, incluse le piattaforme, sono tenute a proporre ai loro utenti uno strumento che consenta loro di segnalare facilmente i contenuti illeciti. I contenuti notificati possono essere soppressi o bloccati dalla piattaforma in oggetto. Tuttavia, le piattaforme non hanno dovere generico di sorveglianza e spetta sempre agli utenti del servizio di notificare i contenuti che giudicano illeciti. Ma come ha precisato ieri la Commissione, non è per una violazione al Dsa che Durov è stato arrestato.   —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)