Iniziata la Cop16 sulla desertificazione

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Cop16-2024
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֎Affrontare il degrado del territorio non è solo una questione ambientale, ma una necessità per permettere la sopravvivenza dell’umanità֎

Si è avviata e durerà sino al 13 dicembre la sedicesima sessione della Conferenza delle Parti (Cop16) della Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione (Unccd), in svolgimento a Riyadh, in Arabia Saudita.

La Cop16 dell’Unccd è più di una pietra miliare fondamentale, rappresenta infatti un momento straordinario per aumentare l’ambizione globale e accelerare l’azione sulla terra e sulla resilienza alla siccità attraverso un approccio incentrato sulle persone.

La Unccd è la voce globale a favore del territorio ed è uno dei tre principali trattati delle Nazioni Unite conosciuti come Convenzioni di Rio, insieme al clima e alla biodiversità.

In concomitanza con il 30° anniversario dell’Unccd, la Cop16 è un importante appuntamento, la prima Cop dell’Unccd tenutasi nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa, terre che conoscono in prima persona gli impatti della desertificazione, del degrado del territorio e della siccità.

Perché tutti sappiamo, ma dobbiamo continuare a gridarlo a gran voce, il futuro dell’umanità dipende dalla salute della Terra. La terra è il fondamento della stabilità della Terra stessa. Regola il clima, preserva la biodiversità, sostiene i sistemi di acqua dolce e fornisce risorse essenziali come cibo, acqua e materie prime. Eppure, pratiche insostenibili come la deforestazione, l’uso eccessivo di fertilizzanti, la diffusione urbana, stanno guidando il degrado del terreno a una scala senza precedenti.

In argomento è stato pubblicato il rapporto «Planetary boundaries: Confronting the global crisis of land degradation» che dà alcuni dati.

L’agricoltura da sola rappresenta il 23% delle emissioni di gas serra, l’80% della deforestazione e il 70% dell’uso globale di acqua dolce. La copertura forestale è scesa ad appena il 60% della sua area originaria, ben al di sotto della soglia di sicurezza del 75%.

E le conseguenze sono profonde: fame crescente, migrazione forzata, conflitti e circolo vizioso di declino ambientale. Tuttavia, il rapporto traccia anche una via chiara da percorrere, chiedendo un’azione urgente per ripristinare la salute del territorio attraverso soluzioni trasformative che vanno dal riformare le pratiche agricole per rigenerare i suoli e aumentare la resilienza al proteggere e ripristinare foreste, praterie e savane, dall’allineare le politiche e gli incentivi per sostenere l’uso sostenibile del suolo allo sfruttare la tecnologia per l’agricoltura di precisione, la conservazione dell’acqua e il ripristino del terreno.

Un rapporto che sottolinea come affrontare il degrado del territorio non è solo una questione ambientale, ma una necessità per permettere la sopravvivenza dell’umanità.

 

Elsa Sciancalepore