Questo tonno arriva anche sul mercato italiano. Per questo in Italia l’Associazione chiede alle aziende di assumere precisi impegni per garantire che il tonno che finisce nelle loro scatolette sia pescato in maniera legale e sostenibile
Attivisti di Greenpeace a bordo della nave Esperanza hanno bloccato il trasferimento illecito di tonni di un peschereccio illegale che stava pescando in acque internazionali vicino all’Indonesia, Oceano Pacifico.
Il peschereccio senza nome e senza bandiera di appartenenza, non registrato ma con equipaggio filippino, è stato sorpreso pescare e trasferire illegalmente le proprie catture al cargo frigo Lapu Lapu, in una delle aree d’alto mare del Pacifico conosciute come «Pacific Commons»: acque internazionali appena fuori le zone economiche esclusive sotto il controllo delle Nazioni delle isole del Pacifico, dove la pesca con reti a circuizione è stata vietata dal 2010 dalla Commissione per la pesca del Pacifico Centro Occidentale.
«È scandaloso che “pescherecci-pirata” violino lo sforzo delle Nazioni delle isole del Pacifico di proteggere le popolazioni di tonno, risorse chiave per la loro economia e il loro futuro – dichiara Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia -. Dal Pacifico proviene più della metà del tonno commercializzato a livello internazionale ma, a causa di una pesca eccessiva, distruttiva e troppo spesso illegale, queste risorse sono messe a serio rischio. È ora che i governi fermino i predoni dei mari e che le aziende si impegnino a non comprare tonno pescato in aree d’alto mare che dovrebbero essere tutelate con riserve marine».
Si stima che tra il 21 e il 46 per cento di tutto il tonno pescato nel Pacifico venga catturato da navi pirata come quella intercettata oggi. Le aree d’alto mare sono difficili da controllare e, per questo motivo, sono spesso scenario di attività illegali. Greenpeace chiede che tali aree vengano chiuse definitivamente a ogni tipo di pesca al tonno.
Greenpeace è impegnata con la nave Esperanza nel Pacifico Centro Occidentale in una campagna per fermare la pesca illegale e metodi di pesca distruttivi che stanno avendo un gravissimo impatto sulle risorse e tutto l’ecosistema marino, come la pesca con reti a circuizione con Fad. I Fad sono oggetti galleggianti utilizzati per aggregare i pesci, che purtroppo causano la cattura di esemplari giovani di tonno, squali, tartarughe e altre specie marine.
Il tonno pescato nel Pacifico arriva anche sul mercato italiano. Per questo in Italia Greenpeace chiede alle aziende del tonno in scatola di assumere precisi impegni per garantire che il tonno che finisce nelle loro scatolette sia pescato in maniera legale e sostenibile. I consumatori italiani non vogliono essere complici della distruzione degli oceani.
È possibile aderire alla campagna di Greenpeace «Tonno in trappola» partecipando al sondaggio «Tonno in trappola: Dì la tua».
(Fonte Greenpeace)