L’Associazione, che ha segnalato il sito al Comune, sottolinea il pericolo che la vasta zona vada perduta, come altre, sotto l’avanzare dell’espansione urbanistica della città. Interrogativi su alcune assenze e ritardi
Il Centro studi naturalistici onlus di Foggia, in riferimento alla conferenza stampa indetta dal Comune esprime vivo compiacimento per gli interessanti ritrovamenti archeologici emersi durante questa breve campagna di scavi. Stigmatizza, tuttavia, il mancato invito al Centro studi a partecipare, poiché proprio grazie ad una segnalazione/esposto della stessa associazione sono state possibili le risultanze delle azioni di tutela del sito di interesse archeologico di Via Parini, dove è stata ritrovata una tomba in cui è seppellito «un bimbo foggiano di seimila anni fa».
Tali informazioni, per quanto ancora incomplete, evidenziano comunque come tutta quell’area sia ricca di importanti testimonianze della presenza dell’Uomo già a partire dal VI millennio a.C., per poi continuare con resti romani e finire con quelli medievali (epoca sveva). Inoltre, dall’elaborazione delle foto aeree, risultano ancora leggibili (e quindi recuperabili) i segni di antiche zone umide (marane). Insomma un vero museo del tempo e della natura, lì a due passi dal centro di Foggia, che ben si inserirebbe in un contesto più ampio collegandosi anche al Parco regionale dell’Incoronata e agli stupendi pascoli dell’Ovile nazionale, vero monumento al passato pastorale del Tavoliere, ma che invece sembra essere condannato alla cementificazione.
«Francamente fa specie pensare che in questo lembo ora di una periferia degradata in una piccola città del meridione – afferma Vincenzo Rizzi, presidente del Centro studi naturalistici – sia passata tanta storia. Non è difficile pensare che qui, tra quel che resta di quei pantani, Pier della Vigna e Federico II e tanti altri personaggi di rilevanza storica, decidevano le sorti dell’Europa del 1.200 d.C. Tra quei pantani forse è nato, o ha trovato facile ispirazione, Federico II per redigere il più antico trattato di ornitologia (De arte venandi cum avibus) la cui unica copia rimasta è conservata nei musei vaticani…
«Come anche fanno specie – prosegue Rizzi – i silenzi e le risposte diplomatiche della Sovrintendenza, se i tagli alle strutture fossero stati preventivamente segnalati, come le norme di legge prevedono, dalla Ditta o se siano stati nei fatti scoperti dalla stessa Soprintendenza nel momento dell’ispezione congiunta con il Comune di Foggia. In tal caso però, cosa è stato contestato alla società?».
La nota del Centro studi, sottolinea anche che emerge la necessità di capire come mai un’area di tale importanza, già nel passato indagata dal punto di vista archeologico, ricompresa tra via Parini e masseria Pantano, non sia stata vincolata né spontaneamente dalla Soprintendenza e né su richiesta del Comune o dell’Università?
E come mai, malgrado l’esistenza di una sede della Soprintendenza per i beni Archeologici della Puglia a Foggia, i rischi che correva il sito venivano scoperti da una associazione ambientalista e non dalle istituzioni competenti quali Comune, Regione e Soprintendenza stessa?
Il Centro studi naturalistici ritiene pertanto che la responsabilità non vada ricercata nella ditta che ha agito in un contesto, purtroppo, in cui il territorio, dove non sussistevano e non sussistono strumenti di protezione che impediscano l’ottenimento del permesso a costruire, perché gli enti preposti non hanno mai provveduto a esercitare il loro ruolo a difesa del bene comune, apponendo i dovuti vincoli di tutela.
«Inoltre – continua la nota – pur apprezzando la disponibilità al dialogo da parte dell’assessore all’Urbanistica, e del dirigente del Comune di Foggia, ravvisiamo nelle scelte fatte dall’amministrazione comunale una logica che non ricalca le situazioni virtuose che facilmente si possono osservare in Europa, come per citare tra le più famose Stonehenge in Gran Bretagna o Carnac in Bretagna, ma quello tristemente famoso della Valle dei Templi di Agrigento. Ricordiamo all’assessore all’Urbanistica ing. Fiore che questo suo “test” è viziato dal fatto che una volta costruite le villette o le palazzine, difficilmente si potrà tornare indietro, ciò che andrà perso lo sarà per sempre come è già accaduto nel passato con il Palazzo di Pianara o come più recentemente con l’arco di San Michele o le antiche fogne medievali.
«Ancora una volta dobbiamo costatare – conclude Rizzi – la coerenza nel sacrificare qualsiasi testimonianza storica da parte delle diverse amministrazioni che hanno governato Foggia da Agostinacchio a quella odierna. Sembra quasi che ci sia un continuum nel cercare di cancellare tutte le tracce del nostro passato, nel tentativo, sempre più riuscito, di dare alla storia di Foggia la consistenza della nebbia, e la verità del mito».
(Fonte Centro studi naturalistici Onlus)