Stop al carbone in Italia

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«È necessario bloccare l’espansione degli investimenti sul carbone in tutta la penisola e indirizzare queste risorse verso lo sviluppo di fonti energetiche pulite»

Oggi Greenpeace prende parte alla giornata nazionale di mobilitazione contro il carbone promossa dalle organizzazioni e associazioni ambientaliste riunite nel coordinamento nazionale «Fermiamo il Carbone». Attualmente è in corso ad Adria, nel Polesine, una manifestazione nazionale per dire di no alla riconversione della centrale di Porto Tolle, e cinque presidi nelle località di Saline Joniche, La Spezia, Vado Ligure, Civitavecchia e Brindisi per affermare pubblicamente che il carbone non è e non può diventare l’energia del futuro.

«Oggi la presenza di persone giunte ad Adria da ogni parte d’Italia dimostra che il problema della riconversione di Porto Tolle è una questione nazionale che chiama in causa non solo l’economia e le amministrazioni locali ma anche le scelte di politica energetica e di tutela dell’ambiente dell’intero Paese – afferma da Adria Andrea Boraschi, responsabile della Campagna energia e clima di Greenpeace -. È necessario bloccare l’espansione degli investimenti sul carbone in tutta la penisola e indirizzare queste risorse verso lo sviluppo di fonti energetiche pulite».

La conversione a carbone della centrale di Porto Tolle comporterebbe l’emissione di oltre dieci milioni di tonnellate l’anno di CO2: l’equivalente di oltre quattro volte le emissioni annuali di una città come Milano. Diventerebbe così la seconda fonte «clima killer» in Italia, dopo la centrale Enel di Brindisi. Il piano complessivo di ritorno alla fonte fossile per eccellenza in Italia prevedrebbe invece un aumento delle emissioni di CO2 di circa il settanta per cento, portandole a quasi 75 milioni di tonnellate nel giro di pochi anni.

Una scelta che va contro ogni strategia di riduzione delle emissioni di anidride carbonica, contro la salute e contro l’occupazione, poiché, rispetto al settore innovativo e in crescita delle fonti rinnovabili, il carbone rappresenta una scelta energetica dannosa per il clima e la salute e miope per l’economia.

Greenpeace chiede l’immediato bando della costruzione di nuove centrali elettriche a carbone, la progressiva e rapida dismissione o conversione di quelle esistenti, l’adozione di nuove misure incentivanti per l’efficienza energetica, ed investimenti chiari e sicuri sulle fonti rinnovabili: misure queste che, tra l’altro, favorirebbero la creazione di decine di migliaia di posti di lavoro, proiettando il Paese ai vertici della Green Economy e contribuendo alla soluzione della crisi attuale.

(Fonte Greenpeace)