Frana la costiera amalfitana

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La forte pioggia ha provocato lo straripamento del fiume Dragone ad Atrani, comune della costiera amalfitana. L’acqua ha spazzato via ogni cosa che ha trovato lungo il suo percorso, auto, segnaletica verticale, ha invaso scantinati, abitazioni e locali al piano terra.

«A 10 anni dalla tragedia dell’alluvione di Soverato in Calabria, siamo ancora una volta di fronte all’ennesima sciagura annunciata. Era noto a tutti che quella zona fosse fortemente a rischio ma come sempre si è fatto poco e male per prevenire il disastro». Così il presidente di Legambiente Campania Michele Buonomo commenta la frana che ha investito ieri sera Atrani (Sa). Ma il pericolo, ricorda Legambiente, non si limita alla costiera amalfitana: i comuni campani in cui sono presenti aree ad alto rischio idrogeologico sono 474, l’86% del totale, di cui 193 a rischio frana, 67 a rischio alluvione e 214 comuni esposti a pericolo sia di frane che di alluvioni. «Da Giampilieri ad Ischia, sino a quest’ultima tragedia, sono torrenti e corsi d’acqua minori il tallone d’Achille italiano – dice Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente – interventi errati di messa in sicurezza che hanno aumentato il rischio invece di mitigarlo, rettificazioni, intubazioni, abusivismo e mancata manutenzione sono le conseguenze di una gestione del territorio sciagurata, dove la prevenzione rimane troppo spesso un proclama disatteso e l’allarme resta inascoltato fino a quando il rischio si trasforma in tragedia». «Il Governo continua a parlare di “grandi opere” inutili – aggiunge il presidente di Legambiente – mentre con la finanziaria 2010 ha drasticamente tagliato sulla tutela del territorio e la difesa del suolo. Azioni che dovrebbero essere prioritarie e che possono coniugare la sicurezza dei cittadini con il rispetto dell’ambiente. Questa è la vera sfida per rendere davvero moderno il nostro Paese».