Le tecnologie Eo per prevenire le frane

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Combinando i dati e le tecnologie di osservazione della Terra (Eo) con informazioni al suolo e sottosuolo, sono in grado di sviluppare un sistema di supporto alle decisioni di protezione civile nel rischio di frana

Sviluppare un prototipo di un sistema a supporto delle decisioni di protezione civile dalle frane, integrare informazioni, dati e tecnologie di osservazione della Terra con tecnologie tradizionali e dati raccolti al suolo per migliorare le attuali capacità di mappare, monitorare e prevedere le frane.

Sono queste le potenzialità del progetto Morfeo (Monitoraggio del rischio da frana con tecnologie Eo), progetto pilota realizzato con il contributo scientifico del Cnr, di cinque dei suoi istituti e di sei dipartimenti universitari, finanziato dall’Agenzia spaziale italiana (Asi) e avente come scopo quello di sviluppare un prodotto applicativo di «protezione civile dalle frane», integrando nelle metodologie tradizionali l’utilizzo di tecnologie e dati di osservazione della Terra.

Le frane sono eventi del tutto naturali nell’evoluzione di un territorio, in particolare in Italia dove al cambiamento regolare dei luoghi si aggiunge, spesso, il non rispetto degli stessi. Però le frane pongono un reale problema e diventano un pericolo tangibile allorché interagiscono con l’uomo e con il suo ambiente. Dal punto di vista evolutivo, i movimenti franosi presentano una grande varietà fenomenologica derivante da numerose variabili che interagiscono nel determinarle come la tipologia, la dimensione, la modalità e la velocità di spostamento, elementi questi che rendono difficile e complessa la definizione della loro pericolosità per l’uomo.

La problematica applicativa affrontata è, pertanto, in sé molto complessa e le tecnologie di indagine tradizionali non prevedono l’utilizzo di tecnologie di osservazione della Terra (Eo), se non in misura assai ridotta. Ed è proprio a supporto di tale carenza che si fa spazio il progetto Morfeo, il quale combinando dati e tecnologie di osservazione della Terra (Eo) con informazioni al suolo e sottosuolo, è in grado di sviluppare un sistema di supporto alle decisioni di protezione civile nel rischio di frana.

Fausto Guzzetti, direttore dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologia (Irpi) del Cnr e coordinatore scientifico del progetto, spiega: «Nel complesso, Morfeo ha permesso la realizzazione di prodotti innovativi utili a tutte le fasi di una tipica emergenza di protezione civile: dalla previsione all’emergenza e post-emergenza, fino alla fase della ricostruzione».

Gli utenti principali sono, infatti, il sistema nazionale di protezione civile, la rete dei centri funzionali di competenza del Dipartimento della protezione civile (Dpc), e l’Asi, centro di competenza del Dpc per le tecnologie e i dati di osservazione della Terra.

Ma in che cosa consiste il progetto Morfeo e soprattutto che miglioramenti ha apportato?

Bene, nuovamente Guzzetti afferma: «Morfeo è stato un successo sotto diversi aspetti; dal punto di vista scientifico, il progetto ha permesso, ad esempio, di comprendere meglio le relazioni fra la deformazione topografica co-sismica prodotta da un terremoto e la distribuzione geografica delle frane innescate dal sisma, come pure di sperimentare l’utilizzo d’immagini satellitari ottiche ad alta e altissima risoluzione per la mappatura semi-automatica di frane prodotte da piogge intense o prolungate. Dal punto di vista industriale, il progetto ha portato all’ingegnerizzazione di catene di elaborazione d’immagini satellitari riprese da sensori Sar, in particolare quelli della costellazione Cosmo-SkyMed, per la produzione di mappe di deformazione del suolo con tecniche di interferometria differenziale (DInSAR), nonché allo sviluppo di software specifici per la visualizzazione e l’analisi di dati DInSAR in ambienti Gis».

In definitiva un progetto che comincia a dare i suoi ottimi risultati e che, dal punto di vista funzionale, oltre ad aver compiuto alcuni test in Lombardia, Trentino, Umbria e Basilicata, è entrato efficacemente in azione durante le emergenze di protezione civile connesse al terremoto che ha colpito l’Abruzzo nell’aprile del 2009, e all’alluvionale che ha interessato la Sicilia nord-orientale nell’ottobre 2009.