Consultazione pubblica contro il traffico illegale di specie selvatiche

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Una piaga devastante che danneggia la biodiversità. Nell’ultimo decennio il numero di elefanti africani abbattuti illegalmente è raddoppiato, raggiungendo 22.000 esemplari, il numero di rinoceronti vittime di bracconieri è cresciuto in maniera esponenziale in Sud Africa. Il bracconaggio miete vittime anche tra le tigri, le cui ossa valgono 900 euro al chilo, ed è responsabile del 78% delle morti di tigri di Sumatra

La Commissione ha avviato una consultazione pubblica sul modo in cui l’Ue può lottare in maniera più efficace contro il traffico illegale di specie selvatiche. L’iniziativa è nata in risposta alla recente crescita globale del bracconaggio e del traffico illegale di specie selvatiche, che, per alcune di esse, ha raggiunto livelli senza precedenti. Nel 2007 in Sud Africa sono stati abbattuti 13 rinoceronti, a fronte, ad esempio, degli oltre 1.000 esemplari uccisi nel 2013: un dato significativo se si considera che il corno di rinoceronte ora vale più dell’oro. L’Ue è uno dei principali mercati di destinazione e un punto di transito importante del traffico illegale di prodotti di specie selvatiche, in cui la criminalità organizzata sta prendendo piede.
Janez Potočnik, Commissario per l’Ambiente, ha dichiarato: «Il traffico di specie selvatiche ha un impatto devastante sulla biodiversità e dobbiamo trovare dei modi per rendere più incisivo il nostro intervento. Questa consultazione è un primo passo verso quello che mi auguro possa essere l’inizio di un grande cambiamento nella nostra strategia».
Cecilia Malmström, Commissaria europea per gli Affari interni, ha dichiarato: «Il traffico illegale di specie selvatiche è estremamente lucrativo per i gruppi della criminalità organizzata internazionale. La comunicazione che adottiamo oggi stabilisce le modalità con cui i soggetti interessati possono combattere questo reato in maniera più efficace».
Nell’ultimo decennio l’Ue ha svolto un ruolo attivo nella lotta contro il traffico illegale di specie selvatiche, adottando norme commerciali rigorose per le specie minacciate di estinzione e sostenendo su larga scala le attività volte a contrastare il fenomeno nei Paesi in via di sviluppo. Negli ultimi 30 anni l’Ue ha investito oltre 500 milioni di euro nella conservazione della biodiversità in Africa. I soli progetti in corso corrispondono a circa 160 milioni di euro.
La criminalità in questo settore garantisce elevati guadagni, mentre le azioni penali sono rare. La crescente domanda di prodotti illegali ha gravi ripercussioni su diverse specie in pericolo di estinzione. L’evoluzione del problema ha sollevato interrogativi circa il modo in cui l’Ue possa agire in maniera più efficace nella lotta contro il traffico illecito di specie selvatiche. La Commissione ha pertanto deciso di raccogliere osservazioni in merito a dieci domande sul traffico di specie selvatiche relative, tra l’altro, all’adeguatezza dell’attuale quadro strategico, agli strumenti che potrebbero contribuire a rafforzare la lotta contro il problema, al modo in cui l’Ue, in particolare, possa intervenire, al miglioramento delle conoscenze e delle informazioni e all’ipotesi di un inasprimento delle sanzioni.
Le osservazioni potranno essere inoltrate on line entro il 10 aprile 2014.

Prossime tappe

L’esito di questa consultazione e le conclusioni di una conferenza che si terrà il 10 aprile 2014 confluiranno in una valutazione delle attuali politiche e misure dell’Unione europea nel settore, con l’obiettivo di consentire all’Ue di intervenire in maniera più incisiva.

Il commercio illegale

Il traffico illegale di specie selvatiche (ossia il commercio transfrontaliero illegale di risorse biologiche prelevate dall’ambiente naturale, compreso il commercio di legno e di specie marine) non è un fenomeno recente, ma negli ultimi anni la sua portata, la sua natura e il suo impatto sono cambiati radicalmente.
Il traffico illegale di specie selvatiche è diventato una delle attività criminali transnazionali più lucrative su scala mondiale, sostenuto da una domanda forte e crescente di prodotti di specie selvatiche, in particolare in Asia. La scarsa sensibilizzazione, il rischio limitato di individuazione e le sanzioni contenute rendono il settore particolarmente interessante per le reti della criminalità organizzata all’interno e all’esterno dell’Ue.
Nell’ultimo decennio il numero di elefanti africani abbattuti illegalmente è raddoppiato, raggiungendo 22.000 esemplari nel 2012, mentre il numero di rinoceronti vittime di bracconieri (che possono vendere a 40.000 euro al chilo il corno di questo animale) è cresciuto in maniera esponenziale in Sud Africa. Il bracconaggio miete vittime anche tra le tigri, le cui ossa valgono 900 euro al chilo, ed è responsabile del 78% delle morti di tigri di Sumatra.
Il traffico di specie selvatiche priva popolazioni che figurano già tra le più emarginate (tra cui le comunità indigene) di importanti opportunità legate a mezzi di sussistenza sostenibili. I legami con la corruzione e i flussi di denaro di origine illegale, ad esempio attraverso il riciclaggio di denaro, costituiscono una minaccia per lo Stato di diritto e il buon governo oltre ad alimentare l’instabilità nelle regioni dell’Africa centrale, in cui alcuni gruppi di miliziani finanziano le loro attività con il traffico illegale di specie selvatiche. Questo tipo di traffico grava sulla biodiversità e mette pertanto a repentaglio l’equilibrio degli ecosistemi vitali.