Le autorità stimano un esborso di circa 500 milioni di euro e prevedono che il «restyling» possa limitare, entro il 2013, del ben 38% il consumo energetico, e condurre ad un calo di inquinamento nella metropoli
Rivoluzione «verde» nella Grande Mela. Non più una pura e semplice idea platonica insinuatasi nelle menti di tanti newyorkesi, bensì una reale e concreta possibilità ambientalistica. Il primo passo verso tale progetto è rappresentato dalla ristrutturazione ecologica del famoso Empire State Building.
Le autorità statunitensi stimano un esborso di circa 500 milioni di euro e prevedono che il «restyling» del colosso americano, simbolo della vittoria sulla Grande Depressione del 1929, possa limitare, entro il 2013, del ben 38% il consumo energetico, e condurre, inoltre, anche ad un notevole calo del tasso di inquinamento atmosferico nella metropoli nordamericana.
Saranno installati sensori che sfruttano l’energia solare per l’illuminazione e per il riscaldamento, poi migliorato l’isolamento termico di pareti e finestre, ed infine realizzato un apposito sistema di monitoraggio per il controllo dei consumi.
I megaedifici nell’isola di Manhattan sono responsabili del ben 78% di gas serra immesso nella città. Si presume, nell’arco di 15 anni, perseguendo tale programma, una riduzione di emissioni di biossido di carbonio pari a 105mila tonnellate.
Costruito nel 1931, l’Empire State Building è oggi l’edificio commerciale di New York che consuma ed inquina di più. In futuro aspira però, col suo nuovo «look», ad ottenere la Stella di platino, il massimo riconoscimento del ministero dell’Ambiente per gli edifici verdi, facendo scuola e diventando un modello per molti grattacieli.
Il progetto di ristrutturazione è stato affidato alla Johnson Controls, e sarà sostenuto anche da un consistente contributo finanziario da parte di una fondazione no profit, la Clinton Climate Iniziative.
Ulteriore nota positiva è l’importante risparmio economico che ne deriva dal progetto, addirittura pari a quasi 5 milioni di dollari l’anno; per non parlare degli incentivi fiscali promessi dal sindaco Bloomberg, uno dei maggiori leader del movimento ecologico americano; come si dice, quando l’economico si sposa con l’ecologico.