È in atto un processo di riduzione della capacità cubica dei motori delle auto che apporterebbe significative riduzioni nei consumi e nelle emissioni di anidride carbonica pur mantenendo invariato il livello di performance
L’industria dell’auto, un settore chiave per l’economia italiana ed europea, sta attraversando un periodo di profondi cambiamenti strutturali e tecnologici, all’interno dei quali uno dei temi più caldi è senza dubbio l’Engine Downsizing. In sintesi si tratta di un processo di riduzione della capacità cubica dei motori delle auto che apporterebbe significative riduzioni nei consumi e nelle emissioni di anidride carbonica pur mantenendo invariato il livello di performance dell’auto.
Una ricerca condotta recentemente dal gruppo Automotive & Transportation di Frost & Sullivan dimostra quali siano i benefici e i rischi sia per i produttori sia per la rete dei fornitori nel perseguire una strategia di Engine Downsizing. Secondo gli studi degli analisti di Frost & Sullivan, la media della cilindrata dei motori a benzina nel mercato europeo subirà una flessione del 23,1%, passando da 1560 cc (anno 2006) a 1200 cc (previsione per il 2016). Nello stesso periodo preso in esame, la media dei motori a diesel vedrà una riduzione del 16,3%, passando da 1.900 cc a 1.600 cc. Il dato è maggiore per i motori a benzina per due ragioni: la prima è dettata dalla necessità di diminuire le emissioni di CO2 al fine di rispettare gli standard imposti dall’Unione europea, la seconda è una conseguenza del fatto che grandi aziende come Fiat, Ford e Opel hanno già da qualche tempo iniziato a lavorare sulla riduzione della cilindrata per i motori a diesel.
Estremamente interessanti sono i dati che riguardano l’Italia: nel 2009, il Paese ha registrato la più bassa media in Europa rispetto alla capacità cubica dei motori di nuove auto prodotte, con un livello pari a 1.490 cc. Le vendite di automobili, sia per una crescente attenzione dei consumatori verso le tematiche ambientali sia per i disincentivi causati dalle politiche di tassazione sulle emissioni di CO2, hanno confermato il trend messo in luce dal processo di Engine Downsizing, facendo registrare nel periodo 2004-2009 un decremento nella cilindrata delle auto nuove acquistate pari al 6,1%.
«È importante sottolineare – spiegano gli analisti di Frost & Sullivan – che la riduzione della capacità cubica dei motori non produce, almeno nel breve termine, risparmi di costo per produttori e fornitori. La spinta fondamentale del processo è, infatti, il risparmio nei consumi e nelle emissioni inquinanti».
Allo stesso tempo, gli analisti di Frost & Sullivan fanno notare come il trend evidenziato apra la strada a importanti investimenti in alcuni componenti chiave per i fornitori, come ad esempio il turbocompressore e i sistemi di fasatura variabile, oltre a nuove e ambiziose opportunità per i produttori nell’ambito dell’innovazione tecnologica, tra cui lo sviluppo di materiali resistenti ad alte temperature e il design, che dovrà orientarsi verso vetture più leggere e più piccole ma in grado di mantenere livelli di performance sostanzialmente invariati.
Frost & Sullivan ha pubblicato di recente una ricerca sull’Engine Downsizing in cui sono analizzate strategie di mercato e previsioni. Per maggiori informazioni e per ricevere una brochure gratuita si può inviare una mail a Chiara Carella, Corporate Communications con i vostri recapiti e quelli della vostra azienda.
(Fonte Frost & Sullivan)