Oecd – Continuiamo a farci del male

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    Cambiamenti climatici, biodiversità, acqua e salute sono le emergenze a cui dobbiamo porre rimedio e già segnalati nel precedente studio. Nel 2050 saremo 9 miliardi l’inazione potrebbe portare a costi colossali sia in termini economici, sia in termini di benessere umano

    La natura non conosce confini né gioca in borsa, e se gli umani continuano ad armeggiare con gli strumenti che la società ha messo in campo, nel tentativo di sviluppare una convivenza migliore, non vuol dire che gli errori siano archiviati o… digeriti.

    È questo il ruolo che si assume il nuovo rapporto, «Environmental Outlook to 2050, the Consequences of Inaction» dell’Oecd (Organisation for Economic Co-operation and Development).

    Infatti, anche se le attuali condizioni di crisi economica focalizzano l’attenzione dei governi sul risanamento della finanza pubblica e sulla ripresa economica, non bisogna dimenticare gli obiettivi di lungo periodo e le conseguenti azioni da iniziare da subito. Con un mondo che si avvia a 9 miliardi di persone al 2050, con le necessità di produzione agroalimentare crescente, di disporre di acqua potabile e di risorse idriche e di energia, l’inazione potrebbe portare a costi colossali sia in termini economici, sia in termini di benessere umano.

    Il messaggio del nuovo rapporto Oecd riporta gli ultimi scenari al 2050 dell’evoluzione socio economica mondiale, con particolare riferimento alle conseguenze che si avrebbero, in caso di inazione, in quattro settori chiave del sistema ambientale: cambiamenti climatici, biodiversità, acqua e salute. Per affrontare queste sfide non esiste un’unica soluzione, ma un cocktail di azioni tra cui la tassazione ambientale e il commercio delle emissioni per rendere costose le emissioni inquinanti; la tariffazione per l’uso dei beni ambientali collettivi come l’aria pulita e l’acqua pulita per rendersi conto del valore delle risorse naturali, il pagamento dei servizi che derivano dagli ecosistemi per capire l’entità dei benefici della biodiversità; la eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili e a pratiche agricole insostenibili. Viceversa vanno incentivate e sostenute le azioni di innovazione tecnologica verde, l’efficienza nell’uso dell’energia, e la lotta contro gli sprechi sia nella produzione sia nei consumi.

    L’Oecd osserva che negli ultimi decenni l’umanità è stata testimone di una crescita e di una prosperità senza precedenti. Dal 1970, le dimensioni dell’economia mondiale sono triplicate e la popolazione è aumentata di oltre 3 miliardi di abitanti. Tale crescita, tuttavia, è stata accompagnata da inquinamento ambientale e sfruttamento delle risorse naturali. L’attuale modello di crescita e la gestione inadeguata delle risorse naturali potrebbero in definitiva compromettere lo sviluppo dell’umanità.

    Infine l’Oecd si chiede: «Quale sarà lo scenario dei prossimi quarant’anni?». Lo studio, basato sui modelli elaborati congiuntamente dall’Oecd e dall’Agenzia di Valutazione Ambientale dei Paesi Bassi, esamina lo scenario fino al 2050 per identificare i potenziali impatti ambientali delle tendenze demografiche ed economiche in assenza di politiche «verdi» più ambiziose.

    Il rapporto esamina ugualmente le politiche che potrebbero cambiare in meglio tale scenario.

    I punti chiave: cambiamenti climatici, biodiversità, risorse idriche e impatti dell’inquinamento sulla salute, sono le stesse quattro sfide ambientali fondamentali già contrassegnate con il «Segnale Rosso» nelle precedenti «Prospettive ambientali dell’Oecd all’orizzonte del 2030»(Oecd, 2008), ad indicare problemi che esigono un’attenzione urgente e che gli uomini continuano ad ignorare. (R.V.G.)