(Adnkronos) – "Le scuse alla Morlacchi? Già fatte, in pubblico e in privato. Quante altre volte devo farlo?". Memo Remigi, intervistato dalla AdnKronos, replica così alla cantante che in un suo post ha lamentato il fatto che l'artista – oggi durante il programma 'Bella Mà' condotto da Pierluigi Diaco su Rai2 – abbia chiesto scusa all'azienda e al pubblico ma non a lei. "L'ho fatto più volte, in più occasioni, sia pubbliche che in privato – riferisce Remigi – sia alla Morlacchi anche personalmente, sia alla Bortone, sia alla Rai, fin dall'inizio e ogni volta che ho avuto l'opportunità di farlo". Memo Remigi ricorda che "con Jessica ci siamo sentiti, perché dovevamo andare insieme a 'Domenica In' per un mio ritorno alla Rai; poi l'appuntamento è saltato e di conseguenza non ci siamo più visti e non abbiamo più toccato l'argomento. Ero disponibilissimo a rivederla a 'Domenica In' ma la conduttrice Mara Venier ha poi preferito riempire quello spazio tv invitando tanti cantanti di una certa epoca che hanno fatto la storia del 'Festival di Sanremo' e della musica leggera italiana". L'artista riferisce di "aver avuto più volte richieste da parte della Rai di rientrare in tv, ma poi la cosa non si è mai conclusa. Finalmente, dopo 15 mesi di 'segregazione', si è aperta questa porta da parte dell'azienda, soprattutto dal capo struttura Rai del Day Time che cura sia 'Domenica In' che il programma 'Bella Mà' di Pierluigi Diaco, dove sono andato ospite oggi per illustrare i miei sessanta anni di carriera. Ho richiesto scusa all'azienda e al pubblico, dovevo ancora una volta chiedere nuovamente scusa alla Morlacchi? Non ci ho pensato, ma ora basta! Ora guardiamo avanti, io ho sofferto le pene dell'inferno e ho subito traumi familiari incredibili, con i miei nipoti che si sentivano dire dai compagni di scuola che il loro nonno era quello che toccava il c… alla Morlacchi". (di Enzo Bonaiuto) —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Memo Remigi: “Le scuse a Jessica Morlacchi? Già fatte più volte, anche in privato”
Anna Falchi e le frasi in tv su Sinner: “Ho sbagliato”
(Adnkronos) – Anna Falchi fa mea culpa dopo le parole su Jannik Sinner. La conduttrice, ospite ieri a La vita in diretta, ha criticato la decisione del tennista azzurro di disertare il Festival di Sanremo 2024 e ha affermato che Sinner sarebbe tornato in campo solo l'8 maggio. Il 22enne, quindi, avrebbe avuto tutto il tempo per recarsi al Festival. In realtà, Sinner ha già ripreso gli allenamenti e a febbraio tornerà in campo per il torneo di Rotterdam. "Mi corre l'obbligo di esternare il mio pensiero su una notizia che sta avendo spazio sulla stampa, non me lo sarei mai aspettato. A La vita in diretta si parlava di Sinner, è risultato che io abbia detto esclusivamente che lui non è simpatico o empatico perché viene dal Nord Italia… Parlo io che sono finlandese…", dice Falchi. "Lungi da me criticare Sinner – prosegue -. Ho detto semplicemente che sarebbe stato bello se fosse andato a Sanremo per essere omaggiato da tutti gli italiani. Volevo sottolineare anche quanto sia ignorante in relazione ai prossimi impegni di Sinner. Avevo cercato su google e mi era uscita la data dell'8 maggio e l'ho detta in modo sprovveduto, mi dispiace tantissimo. Non sono nessuno per criticare un grande campione, mi fa specie che la stampa abbia ripreso queste esternazioni che ho fatto sbadataggine. Viva Sinner e viva i tifosi, pazienza se mi hanno criticata: avevano ragione". —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Filippo Mosca detenuto in Romania: chi è e di che cosa è accusato
(Adnkronos) – "Filippo vive in condizioni disumane da quasi un anno''. Lo dice all'Adnkronos Armida Decina, avvocato di Filippo Mosca, il 29enne detenuto nel carcere di Porta Alba di Costanza, in Romania, che ha avuto dalla famiglia l'incarico di occuparsi della richiesta di estradizione, che potrà essere presentata solo quando la sentenza sarà definitiva. ''Sto aspettando di parlare con Filippo. Da circa dieci giorni ho chiesto l'autorizzazione al direttore del carcere e, comunque, predisporrò un ricorso per la violazione dei diritti umani alla Cedu. ''C'è stata anche una palese violazione del diritto di difesa – sottolinea l'avvocato Armida Decina -, ma riguardo a questo la Cedu prevede che siano esperiti tutti i tentativi interni giurisdizionali: primo, secondo e terzo grado. In particolare – dice – nel processo sono state utilizzate delle intercettazioni che non erano autorizzate e il cui contenuto è stato completamente alterato: è stato tradotto in maniera totalmente sbagliata. Proprio per questo la difesa, un avvocato romeno che segue il caso sul posto, ha nominato un consulente di lingua romena che ha confermato che la trascrizione è sbagliata''. Il caso di Filippo, condannato in primo grado per traffico internazionale di droga e in attesa dell'appello che prenderà il via ad aprile, in questi giorni ha iniziato a prendere piede anche sui media romeni, ma al momento, spiega l'avvocato, dal governo italiano non abbiamo avuto ''nessun segnale, nessuno ci ha contattato''. Sulla vicenda il deputato di Italia Viva Roberto Giachetti ha presentato nei giorni scorsi un'interrogazione al ministro degli Esteri Antonio Tajani. Il 26 gennaio scorso, spiega Giachetti nell'interrogazione, è ''stato aggredito da un compagno di cella riportando una ferita al labbro e ustioni a una gamba e rischiando di essere accoltellato da un altro recluso''. ''Filippo M. è un ragazzo incensurato che non ha mai avuto problemi con la giustizia'', conclude il deputato che chiede quindi al ministro degli Esteri ''cosa intenda fare tramite la propria rappresentanza diplomatica per tutelare e assistere il cittadino italiano''. Il 29enne, originario di Caltanissetta, è detenuto in Romania dall'inizio di maggio dell'anno scorso in condizioni disumane e degradanti, secondo quanto ha denunciato la madre Ornella Matraxia da Radio Leopolda, nella trasmissione "Carceri, bisogna vederle" del 26 gennaio scorso nella conversazione con Rita Bernardini. La donna ha raccontato la vicenda spiegando che il figlio è stato arrestato il 3 maggio 2023, mentre era in Romania per partecipare al festival di musica Mamaia. Ha ricevuto una condanna in primo grado a otto anni e sei mesi di carcere. La madre ha espresso la sua angoscia ''sia per come si è svolta finora la vicenda processuale sia, soprattutto, per le modalità dell'esecuzione penale in carcere''. Quanto alle condizioni in cui è detenuto Filippo nell'interrogazione, il deputato riferisce quanto raccontato dalla mamma del giovane spiegando che ''l'istituto penitenziario di Porta Alba di Costanza'' è uno dei peggiori in Europa, più volte oggetto di condanna da parte della Corte Europea dei diritti dell'uomo per trattamenti inumani e degradanti. ''Appena fatto l'ingresso in istituto – si legge nell'interrogazione – Filippo M. è stato messo in isolamento Covid per 21 giorni in una stanza, invasa dai topi e zeppa di escrementi anche sui materassi, vecchi e maleodoranti; successivamente il ragazzo è stato spostato in una cella di circa 35 mq, dove alloggiano 24 detenuti, in condizioni igienico-sanitarie immonde, con un buco per terra per fare i bisogni, sporco e nauseabondo, e con la possibilità di lavarsi una volta a settimana, raramente con l'acqua calda, in docce che consistono in tubi che fuoriescono dalle pareti senza separazioni per preservare un minimo di privacy; anche i riscaldamenti non funzionano mentre fuori ci sono temperature che in inverno raggiungono i 10 gradi sottozero: a Filippo M. è stato anche vietato di poter ricevere una coperta; l'alimentazione fornita dall'istituto consiste in una sgradevole poltiglia, servita con il mestolo''. (di Giorgia Sodaro) —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Sanremo 2024, da Pillon ad Adinolfi è polemica su spot omosex. Arcigay: “Medioevo”
(Adnkronos) – Un altare, un uomo e una donna in attesa del fatidico sì, una ragazza che irrompe in Chiesa e si porta via la sposa sotto la pioggia prima che il matrimonio abbia luogo, salendo con lei su un autobus verso una nuova vita. E' la trama dello spot Pupa per Sanremo 2024, pubblicato in anteprima dal sito 'Affari Italiani' e la cui uscita è prevista per la prossima settimana. Trenta secondi sui quali infuria già una violenta polemica. "Questo spot rientra nello schema della normalizzazione a tutti i costi delle relazioni omosessuali -tuona infatti con l'Adnkronos il senatore della Lega Simone Pillon- Se a noi adulti lascia indifferenti, è invece un potente strumento di indottrinamento per i ragazzini". Tutto questo "ossessivo lasciare messaggi in questi termini porta ad una sorta di propaganda sapientemente orchestrata che ha la finalità di portare avanti quello che è un vero e proprio contagio sociale -aggiunge Pillon- Le conseguenze sono quelle che vediamo con l'aumento della disforia di genere, la confusione di orientamento sessuale nei ragazzini e a farne le spese sono loro. Se andiamo avanti cosi dovremo mettere l'avviso 'questo spot nuoce gravemente all'orientamento sessuale dei giovani". Sanremo "è seguito dai giovani -scandisce il senatore leghista- sono anni che fanno un indottrinamento, è diventato un festival lgbtq. Che si continui così lo trovo veramente stucchevole". A strettissimo giro arriva la replica di Natascia Maesi, presidente nazionale Arcigay, che interpellata dall'Adnkronos, risponde secca: "Se Pillon grida allo scandalo di fronte ad uno spot che racconta la fuga di due donne che scelgono di amarsi sfidando le convenzioni sociali e il destino di un matrimonio eterosessuale imposto o non desiderato, è perché crede di vivere ancora nel Medioevo, in un mondo che non c’è più. Che gli piaccia o no, le lesbiche esistono e mettono su famiglia". E ciò che "nuoce gravemente alla salute dei giovani non è la normalizzazione dell’omosessualità che da loro è già stata sdoganata, ma la mancanza di programmi di educazione all’affettività e al consenso nelle scuole. Sono proprio i giovani a chiederci di essere informati, consapevoli e quindi tutelati dalla violenza che nasce dal pregiudizio. E a loro che dobbiamo dare risposte serie e credibili, invece di riproporre la solita la caccia alle streghe", aggiunge la presidente dell'Arcigay. Alla presidente dell'Arcigay si aggiunge Alessia Crocini, presidente Famiglie Arcobaleno, che all'Adnkronos replica così alla polemica di Pillon: "La polemica che definisce scioccante lo spot di Pupa per Sanremo è infondata, sterile e inutile. Lo spot non ha nulla di scioccante, è un richiamo fedele al film "Il Laureato", viene solamente sostituita la figura maschile con una femminile. E' ridicolo che in Italia e in Europa nel 2024 si possa ancora pensare che uno spot possa cambiare o condizionare l'orientamento sessuale o l'identità di genere di un bambino o di una bambina. Vale la pena ricordare che quasi tutti i paesi dell'Europa occidentale hanno riconosciuto il matrimonio egualitario, a breve anche la Grecia lo approverà. Solo i paesi dell'est e l'Italia non lo hanno fatto". Nel dibattito interviene anche Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, che spiega all'Adnkronos: "Non ho interesse a giudicare le logiche di marketing di un brand. Ma voglio sottolineare agli uffici che stanno ormai ripetutamente seguendo i diktat lgbtq, che sono meccanismi commercialmente dannosi. Si continua a voler massacrare l'idea più cara che c'è alla radice dell'essere italiani, cioè l'idea di famiglia". Se "si prende la struttura della società italiana, cosa che dovrebbe fare chi fa pubblicità, si accorgeranno che nonostante l'evidente crisi del matrimonio, e del matrimonio in Chiesa, continuano a sposarsi ogni anno circa 350mila persone, uomini e donne -scandisce Adinolfi- Nello stesso anno l'unione gay, voluta per legge, unisce circa 2mila coppie". L'idea dunque di scegliere questo tema per Sanremo, per Adinolfi non è una scelta felice: "Andare nel programma a massima diffusione nazional-popolare che ha ascolti sopra i 10 milioni pensando che sia commercialmente vantaggioso, è proprio un errore di marketing -affonda il leader del Popolo della Famiglia- Poi se vuole fare l'errore lo faccia, segue una moda, ma è tramontato tutto, anche piuttosto miseriamente". Dunque "il mio consiglio ai brand è di studiare un po' meglio come è fatta la società italiana, e cosa sia il festival di Sanremo, che per quanto infiocchettato con cantanti alternativi alla fine nell'immaginario collettivo resta Al Bano e Romina e i Coma Cose dell'anno scorso, che alla fine si sposano". Il consiglio dunque è di avere "un minimo di rispetto per questi 29 milioni di italiani uniti in matrimonio. Senza fare crociate, richiamo al corretto approccio di marketing rispetto a un'Italia che rimane collegata a un'idea di famiglia, che non è costituzionale ma naturale". Nel dibattito intervengono anche i pubblicitari, che tentano di smorzare le polemiche. "Non capisco la ragione che possa stimolare una polemica, tanto menoun'incitazione all’omosessualità – commenta Marianna Ghirlanda, presidente di IAA International Advertising Association – Mi occupo di comunicazione da 25 anni e posso dire con certezza che questo è uno spot bello, delicato e che comunica un messaggio positivo di libertà. Oltretutto non vedo nemmeno un bacio o un atteggiamento che possa disturbare sensibilità particolari". "Sembra che i nostri politici, non tutti per carità non generalizziamo – interviene Andrea Crocioni direttore di TouchPoint, storica testata di riferimento nel mondo della pubblicità – abbiano trovato nuova linfa nel farsi pubblicità attraverso la pubblicità stessa. Cosa che evidentemente funziona visto l’attivismo di alcuni nell’accaparrarsi i riflettori mediatici anche su questo versante. Vero che in Italia siamo tutti ‘allenatori della nazionale’ però credo – continua l’esperto di pubblicità – che sarebbe meglio se i politici facessero i politici concentrandosi semmai sui problemi reali della gente, lasciando ai pubblicitari fare i pubblicitari". (di Ilaria Floris) —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Memo Remigi, Jessica Morlacchi attacca: “Scuse a Rai ma non a me”
(Adnkronos) –
Jessica Morlacchi non ci sta. E sui social si sfoga contro il ritorno in tv di Memo Remigi. Sulle storie di Instagram, Morlacchi, evidentemente seccata, ha pubblicato un cartello a caratteri cubitali dove scrive: "Chiede scusa all'azienda, al pubblico, ma non a me. Mah". Il cantante e autore di tanti brani famosi è tornato oggi per la prima volta in Rai, nel programma di Pierluigi Diaco 'Bella Ma' su Rai2, dopo l'allontanamento dal servizio pubblico avvenuto nell'ottobre del 2022 proprio per una molestia a Jessica Morlacchi (le riprese mostrarono Remigi che faceva scendere la mano sul fondoschiena della cantante) durante la trasmissione di Rai1 'Oggi è un altro giorno', ci cui entrambi erano ospiti fissi. Oggi Remigi, ospiti di Diaco ha detto: "Ci tenevo a ribadire le mie scuse all'azienda e soprattutto al pubblico: sono convinto che nella vita tutti sbagliamo e io in sessanta anni di carriera sbagli ne ho fatti diversi, più o meno gravi. Quello che ho fatto è stato un gesto di grande incoscienza, che mi è costato molto", ha aggiunto, senza però mai nominare Jessica Morlacchi. —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Innovatec ha completato il finanziamento del restauro della Casa del Podestà a Lonato del Garda
(Adnkronos) –
Il Gruppo Innovatec, società quotata all’Euronext Growth Milan di Borsa Italiana, attraverso la sua controllata Haiki+, ha recentemente completato il finanziamento del restauro della Casa del Podestà di Lonato del Garda, con un importante contributo che ha permesso il totale recupero della sala più importante della Casa del Podestà: la Galleria. Questo impegno ha reso possibile la conservazione e la valorizzazione di una parte fondamentale del patrimonio storico e artistico dell'area, un museo la cui grande rilevanza è riconosciuta dalla Regione Lombardia. Grazie al restauro è stato possibile scoprire il vero autore di tre strappi da affresco monumentali: non Floriano Ferramola (come tradizionalmente si credeva), ma il celebre pittore bresciano Girolamo Romanino, risalenti al 1509 circa, rivelando un importante capitolo della storia dell'arte, non solo locale. Gli interventi conservativi, coordinati dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Bergamo e Brescia, sono stati eseguiti con cura e precisione. L'affidamento a professionisti del settore, tra cui Luisa Marchetti per gli affreschi e Carla Valzelli con Annalisa Belloni per le decorazioni delle pareti, ha garantito la riscoperta e la preservazione di straordinari reperti artistici. I lavori di restauro avviati grazie al significativo contributo di Haiki+ hanno consentito anche il recupero e messa in sicurezza delle preziose facciate policrome della Casa del Podestà e del portale di ingresso, struttura in stile rinascimentale le cui superfici erano originariamente colorate con vistose tonalità di colore, purtroppo impoverite a causa della lunga esposizione agli agenti atmosferici. L’edificio denominato “Casa del Podestà” perché sede originaria del podestà veneto di Lonato, durante il periodo di governo della Serenissima Repubblica di Venezia, è dichiarato “Monumento nazionale” dal 1912.
Nel contesto di questo ambizioso progetto, il Gruppo Innovatec ha contribuito inoltre alla pubblicazione "Uomini d’arme e Stemmi", un’opera realizzata anche grazie al supporto del Ministero della Cultura e che rappresenta un'indagine approfondita sulla storia e la simbologia degli stemmi presenti nella Casa del Podestà, offrendo la possibilità di ammirare i dettagli e la ricchezza delle tradizioni araldiche locali. La pubblicazione si propone di esplorare l'importanza storica degli stemmi delle più importanti casate bresciane che hanno garantito un podestà a Lonato tra il XV e il XVI secolo, nonché di analizzare il contesto storico e sociale in cui essi sono stati realizzati. La pubblicazione offre una prospettiva unica che collega la storia degli stemmi al concetto moderno di sostenibilità, evidenziando l'importanza di preservare le radici storiche mentre si abbracciano nuove sfide. "Siamo orgogliosi di aver dato il nostro contributo per restituire alla collettività importanti monumenti artistici. Attraverso questo progetto, abbiamo voluto non solo conservare il passato, ma anche creare un ponte tra la tradizione e la sostenibilità – ha commentato Flavio Raimondo, Amministratore Delegato di Haiki+ – La pubblicazione 'Uomini d’arme e Stemmi', inoltre, è un'autentica celebrazione della storia e della simbologia che permea la Casa del Podestà. Il nostro obiettivo è continuare a promuovere la collaborazione tra imprese e cultura con particolare attenzione ai territori dove operiamo, dimostrando un impegno tangibile nella preservazione del patrimonio artistico e storico per le generazioni future".
Giovanna Nocivelli, Direttore della Fondazione Ugo Da Como, ha dichiarato: "La collaborazione con le società del Gruppo Innovatec ha reso possibile un intervento di restauro di grande rilevanza per la Casa del Podestà. La pubblicazione 'Uomini d’arme e Stemmi' è una testimonianza preziosa della profonda connessione tra storia, cultura e sostenibilità, che racconta il valore intrinseco del nostro patrimonio". La pubblicazione, inserita nella collana "I Quaderni della Fondazione", è arricchita da approfondimenti storici, fotografie dettagliate degli stemmi restaurati e contributi degli studiosi coinvolti nel processo di ricerca. —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Ucraina, Putin: “Armi Russia migliori di quelle Nato”
(Adnkronos) – Le armi più recenti prodotti dall'industria della difesa della Russia sono migliori rispetto a quelle della Nato. A due anni dall'inizio della guerra in Ucraina, Putin rivendica la presunta superiorità dell'industria bellica russa nei confronti di armi ed equipaggiamenti prodotti dai paesi occidentali che sostengono Kiev. "Naturalmente, se confrontiamo le armi moderne della Nato con le armi dell'ultimo periodo sovietico, quest'ultime sono inferiori in alcune qualità, tra l'altro, non sempre. Ma se parliamo delle nostre nuove armi, sono chiaramente meglio. È un fatto ovvio", dice Putin intervenendo a Tula al forum 'Tutto per la vittoria'. L'industria della difesa russa ha mostrato buoni ritmi e qualità, aggiunge il presidente, sottolineando che l'anno scorso la Russia ha esportato equipaggiamenti militari "per un valore di miliardi di dollari" e che i sistemi missilistici Pantsir sono particolarmente apprezzati dagli acquirenti stranieri. Intanto, la strategia di Putin è sotto i riflettori dell'Institute for the Study of war (Isw), think tank americano che monitora quotidianamente il conflitto. Il presidente russo prepara piani per integrare pienamente in Russia i territori occupati in Ucraina, in una ulteriore indicazione che Mosca ha avviato piani a lungo termine per queste aree "e non prevede concessioni territoriali". Il leader del Cremlino, riferisce l'Isw, ha dichiarato di voler mettere i territori occupate alla pari con la Russia in non meglio specificate "aree chiave" entro il 2030. Inoltre Putin ha esortato le banche russe "a non temere le sanzioni occidentali e aumentare la loro attività nelle aree occupate". —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Al Bano: “Protesta agricoltori sacrosanta”
(Adnkronos) –
La protesta dei trattori "è sacrosanta". Parola del contadino Albano Carrisi, in arte Al Bano. "Il contadino che c'è in me non l'ho mandato mai in pensione", dice, ospite di 'Un giorno da pecora' su Rai Radio1, il cantante che ha Cellino San Marco ha una grande azienda agricola di cui continua ad occuparsi direttamente quando può. "Mi piace anche l'onestà e l'unità di questa protesta", aggiunge Al Bano sottolineando di essere proprietario di "6 trattori". Andrebbe anche lei a protestare col trattore? "Ti giuro che ci ho pensato ma non vorrei che si pensasse male, io sono contadino fino all'ultimo capello. E ne vado orgoglioso. E però meno male che c'è il cantante che ha sempre salvato il contadino" economicamente. "Il contadino soffriva e il cantante sovvenzionava", spiega. Sui motivi delle proteste, Al Bano è assolutamente d'accordo: "Lo Stato deve aprire gli occhi davanti a questa drammatica realtà", dice. "Questa gente che emette tutti questi strali", dice parlando delle norme restrittive contro cui si è alzata la protesta, "è gente che della campagna non sa un cacchio, ma niente. Vogliono salvare la loro poltrona e si inventano queste cose qua per andare contro coloro che la terra la amano, la curano e danno da mangiare ogni giorno a tutta Italia". È più colpa della politica europea o italiana? "Secondo me, iniziano gli europei per andare a finire con gli italiani, che dovrebbero dare una mano in questa grave situazione". "Io non ne parlo tanto per parlarne, ne parlo perché la vivo e so che se non ci fosse il cantante il contadino Albano poteva fare la fame, come sempre l'ha fatta fino all'età di 17 anni. Poi me ne scappai perché la voglia di cantare era più forte di quella di lavorare nei campi". Sulla protesta dei trattori prevista per la prossima settimana a Roma, Al Bano dice: "Mi piacerebbe esserci. Mentalmente ci sarò senz'altro. Se sarò libero, sarò anche tra loro, una passeggiata la farò, perché anche io vivo anche di campagna". "Al di là del trattore, ci andrei anche in bicicletta. Io sono nato in un'epoca in cui i trattori non c'erano, c'erano i muli. Ma il primo assegno di una casa discografica lo diedi a mio padre che fece il salto di qualità comprando un trattore", dice concludendo con la dedica alla protesta dei trattori di una sua canzone, "13 storie di oggi", che presentò a Sanremo 1971 e che recita: "Il bracciante taglia il grano, poi il pane non ce l'ha". —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Più ristoranti orientali che pizzerie, in Italia spopola il cibo asiatico
(Adnkronos) – Non tramonta l'appeal della cucina asiatica in Italia. Almeno a giudicare dai dati sulle nuove apertura di ristoranti, dai più classici cinesi e giapponesi, agli indiani e vietnamiti, ma anche thailandesi e coreani. Secondo l’ultimo Osservatorio sulle nuove aperture condotto da TheFork (il brand di Tripadvisor che rappresenta la principale piattaforma per le prenotazioni online di ristoranti in Europa e Australia) e Format Research, relativo al periodo ottobre 2022-settembre 2023, il 17% delle nuove imprese della ristorazione è proprio di cucina asiatica. Un dato che pone questo tipo di attività sul podio: seconda solo alla cucina italiana, che rappresenta il 55% delle nuove aperture, ma un gradino sopra rispetto alle pizzerie, che coprono il 15%. Del resto, anche i dati Fipe annoverano più di 50mila imprese con titolari stranieri attive nel mercato della ristorazione, pari quasi al 13% del totale di quelle registrate, includendo verosimilmente le cucine etniche presenti in Italia. Se si considerano unicamente i ristoranti prenotabili su TheFork, quelli orientali rappresentano a oggi il 5% dell'offerta, vale a dire circa un migliaio di ristoranti. Principalmente si trovano nelle grandi città (141 a Milano, 127 a Roma, 56 a Torino), ma non mancano anche in centri di medie dimensioni tra cui Firenze e Bologna. Sono 250 le città italiane in cui è presente almeno un ristorante con cucina orientale. Per quanto riguarda le prenotazioni di ristoranti orientali su TheFork, risultano mediamente stabili, nonostante un lieve calo registrato a gennaio di quest’anno rispetto a gennaio 2023. A incidere sui 'click' per questo tipo di cene è anche la stagionalità: quella orientale è una tipologia di cucina solitamente preferita nelle stagioni più fredde, mentre decresce in primavera ed estate. “La cucina orientale è ben rappresentata su TheFork e registra un alto gradimento dei nostri utenti. Se è vero che in Italia prevalgono ancora stabilmente le cucine regionali e più in generale quella mediterranea, la cucina orientale si posiziona al primo posto tra le cucine internazionali. Da notare anche una visibile crescita nella qualità dei ristoranti orientali: ben 10 di questi si sono conquistati un posto nella Top 100 nazionale di TheFork”, commenta Carlo Carollo, Country Manager di TheFork Italy. Proprio in questi giorni, la app numero uno per scoprire e prenotare ristoranti online ha rinnovato la sua Top 100, che diventa una 'classifica dinamica' dei 100 migliori ristoranti d’Italia e si aggiornerà ogni mese sulla base della media di valutazioni, recensioni e volumi di prenotazione dei sei mesi precedenti. Non solo: oltre alla classifica nazionale, da ora l’app offre anche classifiche locali delle principali città italiane. Ebbene, nella rilevazione appena chiusa su gennaio, tra i primi 15 ristoranti classificati, al sesto posto c'è il giapponese Tetsu di Ascoli Piceno. Una citazione che, nella 'filosofia' TheFork, vuole essere un piccolo suggerimento sui ristoranti capaci di regalare un'esperienza, nella vita quotidiana oppure in viaggio —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Francesca Michielin, 4.200 come lei: “Con 1 rene solo vita normale”
(Adnkronos) – "Con un rene solo si vive benissimo" e come la cantante e conduttrice Francesca Michielin, che ha raccontato dell'intervento subito, hanno sperimentato la vita con un solo rene almeno "le oltre 4.200 persone che in 20 anni (dati dal 2001 al 2021) l'hanno donato", senza contare poi tutti i pazienti sottoposti a nefrectomia per altre ragioni legate a patologie e i trapiantati. Lo spiega all'Adnkronos Salute Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, nefrologo di fama internazionale. "La nefrectomia – dice Remuzzi – è un intervento relativamente semplice, può essere eseguito per via tradizionale, laparoscopica o con l'uso del robot. Ai pazienti che fanno il trapianto noi trapiantiamo un rene solo. Pensiamo poi a tutti i trapianti di rene da vivente, in cui il donatore continua la sua esistenza con un rene solo e il ricevente anche". "I dati sulla sopravvivenza a lungo termine di chi ha un rene solo vengono proprio dai donatori viventi di rene e la maggior parte stanno bene – illustra Remuzzi – Tutti gli studi disponibili dimostrano che vivono come le persone normali e il rischio di andare incontro a insufficienza renale avanzata è uguale a quello della popolazione generale. Le uniche variazioni", rilevate nel lungo termine, "sono un modesto aumento della pressione e il passaggio di proteine nelle urine segnalati da diversi studi in una quota minore di persone esaminate. Un rischio accettabile, che può essere controllato e non riguarda tutti – precisa lo specialista – ma un 30% circa dei donatori e dopo molti anni" dalla nefrectomia. "Sono problemi che si possono prevenire con un accurato controllo della pressione e ci sono dei farmaci che possono ovviare. I lavori più importanti, in definitiva, hanno evidenziato che avere un rene solo, e dunque la donazione del rene, non rappresenta un problema rispetto alla longevità della persona". Niente rinunce o attenzioni particolari? "No, assolutamente niente – risponde lo scienziato – Vivere con un rene solo significa condurre una vita perfettamente normale per la maggior parte delle persone. Chi è in questa condizione può fare sport, mangiare quel che vuole", nel caso di Michielin calcare i palchi e andare in tour. "L'unico rischio è che si ammali l'altro rene, ma in genere non succede. Quindi si può dire che non cambia la vita", assicura Remuzzi. Il rene, spiega ancora Remuzzi, "è un organo che ha capacità di vicariare e quando se ne toglie uno, il rimanente vicaria la funzione dell'altro. Molto frequentemente, quindi, anche la funzione renale di un rene solo si avvicina molto a quella di due, perché" l'organo rimasto in solitudine a svolgere la sua attività "aumenta di dimensioni, aumenta la filtrazione glomerulare, e così via. Alla lunghissima può determinare uno sforzo, ma la sostanza è che si vive bene. Noi abbiamo molti più glomeruli di quanti servono: abbiamo circa un milione di questi 'gomitoli' che servono per filtrare il sangue. Se si toglie un rene, si rimane comunque con 1 milione di 'nefroni'", le singole unità funzionali e strutturali di quest'organo. Un milione "è molto di più di quelli che servono per supportare le esigenze metaboliche di un organismo", assicura l'esperto. "Basti pensare che se una persona ha un'insufficienza renale e perde una grande quantità di nefroni non se ne accorge. Comincia ad avere dei disturbi in genere quando arriva ad avere solo il 10% di nefroni funzionanti". Quanto è importante che persone note, in particolare fra i giovani, portino le loro testimonianze su problemi di salute e le condividano con l'opinione pubblica? "E' qualcosa che può senz'altro aiutare. Ma è una decisione molto soggettiva parlarne o meno – precisa il direttore dell'Irccs milanese dedicato alla ricerca farmacologica – Ci sono persone che si sentono meglio condividendo un loro problema sanitario con gli altri, può essere terapeutico. Lo è moltissimo, per esempio, per chi è affetto da tumore: il fatto di sentirsi parte di una comunità che può condividere le proprie angosce e la propria sofferenza può far sentire compresi e accolti. Ma c'è anche chi preferisce tenersi tutto dentro, chi preferisce che nessuno sappia cosa gli succede fin quando non starà bene. E' qualcosa di molto soggettivo e non si può dire se è giusto o sbagliato. Certo, molte volte può aiutare che l'opinione pubblica sia esposta ai problemi di chi soffre e che conosca quello che fa la medicina". Parlarne, prosegue il ragionamento di Remuzzi, "tante volte vuol dire rendere noti anche i progressi e qualche miracolo della medicina. Questo è bello e importante: più le persone sono informate, più è facile curarle. Dico di più: non è vero a mio avviso che non bisogna andare su Internet. In Rete si trovano molte informazioni, anche se i social riportano non di rado notizie sbagliate. Ma fare ricerche e farsi un'idea della malattia con cui si ha a che fare prima di andare dal medico, per esempio, non è necessariamente sbagliato. Aiuta, perché il medico parte già da una persona che ha qualche conoscenza. E molte informazioni che si trovano online fanno riferimento alla letteratura scientifica. Internet è un grande contenitore, c'è di tutto. Ci sono cose meravigliose e cose completamente sbagliate. Bisogna saper scegliere", conclude. —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Sanremo 2024, Fiorello sbarca al festival: c’è l’Aristonello
(Adnkronos) – Il quartier generale di Fiorello a Sanremo 2024 si chiamerà Aristonello. Il battesimo del 'glass di cortesia' piazzato davanti all'ingresso del Teatro Ariston è avvenuto questa mattina durante la puntata di 'Viva Rai2', con Fiorello che dal Glass del Foro Italico si è collegato con Alessia Marcuzzi, già arrivata a Sanremo. È toccato alla co-conduttrice di 'Viva Sanremo', lo spin off del mattin show che andrà in onda in coda alle prime quattro serate del festival, scoprire la scritta con il nome dello studio. Fiorello arriverà a Sanremo stasera per preparare la sua performance festivaliera che si giocherà tra l'Aristonello e il dialogo con quanto accade in teatro: lo showman siciliano sarà impegnato con la puntata di lunedì 5 febbraio di 'Viva Rai2', in onda regolarmente alle 7 del mattino, poi in quattro puntate di 'Viva Sanremo', e infine nella coconduzione della serata finale del festival al fianco di Amadeus. Ma è chiaro, come annunciato dallo stesso Amadeus ieri sera a 'Porta a Porta' che da Fiorello ci si potrà aspettare di tutto anche durante le dirette del festival, con collegamenti e irruzioni in teatro. L'unico imperativo è che non salirà sul palco dell'Ariston prima della finale di sabato 10 febbraio ma, ha chiarito Amadeus, potrà entrare anche in platea. Fiorello alloggerà come Amadeus all'Hotel Globo di Sanremo, direttamente collegato con l'Ariston, in una stanza sullo stesso pianerottolo dell'amico conduttore e direttore artistico, al quale c'è da scommettere non mancherà di bussare all'alba per qualche diretta Instagram. Del set di 'Viva Sanremo' fa parte anche un ampio spazio davanti al Glass e davanti all'ingresso dell'Ariston tappezzato con un manto erboso, dove Luca Tomassini proporrà la sue spettacolari coreografie e messe in scena per lo street-show e anche un balconcino che affaccia sia sull'Aristonello che sull'Ariston dove Fiorello e gli altri protagonisti dello show potranno affacciarsi. —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Despar-Novamont, shopper compostabili al 50% da fonte rinnovabile
(Adnkronos) – Un ulteriore traguardo in direzione di una maggiore sostenibilità e della riduzione della carbon footprint per Aspiag Service, concessionaria del marchio Despar per Triveneto, Emilia-Romagna e Lombardia, con 255 punti vendita diretti e 306 affiliati che metteranno a disposizione dei propri clienti 40 milioni di shopper compostabili prodotte da partners licenziatari del marchio Mater-Bi di Novamont, società di Versalis (Eni). Realizzate con il 50% di materia prima da fonti rinnovabili, le buste, biodegradabili e compostabili in conformità alla norma internazionale EN 13432, rispondono alla logica circolare della seconda vita dei prodotti: una volta utilizzate, infatti, possono essere riciclate, secondo le indicazioni delle amministrazioni locali, per raccogliere la frazione organica dei rifiuti e trasformate in compost, sia tramite le compostiere domestiche che negli impianti di compostaggio industriali. “Con questa scelta proseguiamo nel nostro impegno legato alla sostenibilità, iniziato molti anni fa. Siamo molto soddisfatti di questo traguardo, che si inserisce all’interno della strategia di sostenibilità complessiva aziendale”, dice Nicola Pedron, direttore Acquisti Non-Food di Aspiag Service-Despar. “Siamo davvero fieri di questa collaborazione con Aspiag Service Despar Nordest, che conferma il ruolo cruciale giocato dalla Gdo nella diffusione di buone pratiche di maggiore sostenibilità”, commenta Alessandro Ferlito, direttore Commerciale di Novamont. Tra le materie prime con cui viene prodotto il sacchetto in Mater-Bi scelto da Aspiag Service c’è il bio-butandiolo, ottenuto direttamente dalla fermentazione di zuccheri grazie a una tecnologia proprietaria prima al mondo, sviluppata nel sito di Bottrighe, in provincia di Rovigo. Nato dalla riconversione di un sito dismesso, con un investimento di oltre 100 milioni di euro, ed entrato in attività nell’ottobre 2016, l’impianto Novamont ha una capacità produttiva di oltre 30.000 tonnellate/anno di bio-butandiolo. L’utilizzo del bio-butandiolo ha una carbon footprint inferiore di oltre il 50% rispetto al butandiolo tradizionale (ottenuto da fonti fossili). —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Covid, nuova variante ipermutata: dal Sudafrica arriva Ba.2.87.1
(Adnkronos) – Una nuova variante di Covid fa la sua comparsa sulla scena internazionale. E' stata scoperta in Sudafrica dallo stesso gruppo di scienziati che per primi hanno rilevato Omicron, ed è già stata identificata con la sigla Ba.2.87.1. Si tratta di una variante ipermutata: presenta infatti oltre 100 mutazioni, di cui più di 30 nella proteina Spike, evidenziano gli esperti su X. "Sono stati depositati 8 genomi di un nuovo lignaggio di Sars-CoV-2, con più di 100 mutazioni, dal Sud Africa. Questo è probabilmente il lignaggio più divergente identificato quest’anno", spiega Tulio de Oliveira, direttore del Centro per la risposta alle epidemia e l'innovazione alla Stellenbosch University, che l'ha identificata. Il ricercatore illustra alcune caratteristiche principali del nuovo lignaggio, originariamente etichettato come Ba.2.X. La variante è stata rilevata fra metà settembre e metà novembre 2023: "È geneticamente distinta dai lignaggi Omicron attualmente circolanti (in particolare BA.2.86 e JN.1) – scrive de Oliveira – e l'analisi iniziale suggerisce che probabilmente è emersa da Ba.2 o dal nodo basale di Omicron". Com'è nata? "L'ipotesi più plausibile, come nel caso di Ba.2.86, sarebbe un'infezione cronica seguita dalla trasmissione nella popolazione, in cui ha circolato non rilevata. Tuttavia, non possiamo escludere anche l'ipotesi di un serbatoio animale". "Il grado di trasmissibilità e la patogenicità sono ancora sconosciute – prosegue de Oliveira – Per determinare quanto sia diffuso questo nuovo lignaggio, il Sudafrica ha aumentato la sorveglianza genomica, e al momento ci sono pochissimi segnali che si stia diffondendo ampiamente e possa sostituire l’attuale variante dominante JN.1". Ba.2.87.1 per ora non preoccupa. In Sudafrica, dove è stata scoperta e circola ormai da un po', i contagi restano bassi. Inoltre, "analisi preliminari indicano che Ba.2.87.1 è meno immunoevasiva rispetto a Jn.1. Deve produrre ulteriori mutazioni per restare competitiva", rileva Raj Rajnarayanan, ricercatore e professore associato al Nyitcom all'università dell'Arkansas. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Covid Italia, scendono incidenza e ricoveri: i dati dell’ultima settimana
(Adnkronos) –
Tutti in calo i numeri Covid in Italia nell'ultima settimana. L’Rt basato sui casi con ricovero ospedaliero al 23 gennaio è sotto la soglia epidemica, pari a 0,57, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente (0,60). L’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 25-31 gennaio è scesa a 7 casi per 100.000 abitanti, in diminuzione rispetto alla settimana precedente (10 casi per 100.000 abitanti), in tutte le fasce d'età e in quasi tutte le Regioni e province autonome. Il valore più elevato è stata riportato in Veneto (13 casi per 100.000 abitanti), il più basso in Basilicata, Sardegna e Sicilia (1 caso per 100.000 abitanti). I casi segnalati in Italia dal 25 al 31 gennaio sono circa 3.858. Questo il quadro tracciato dal monitoraggio Iss-ministero della Salute sull'andamento di Covid-19. Al 31 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,5% (2.169 ricoverati), in diminuzione rispetto alla settimana precedente (4,3% al 24 gennaio). In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 1,2% (106 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,4%). I tassi di ospedalizzazione e mortalità sono più elevati nelle fasce di età più alte, anche il tasso di ricovero in terapia intensiva è più elevato nella fascia di età 'over 90'.
La percentuale di reinfezioni è il 44% circa, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Nemo sa contare, pesce pagliaccio riconosce ‘nemici’ da numero strisce: la ricerca
(Adnkronos) – Il pesciolino Nemo, protagonista dell'omonimo film d'animazione, e tutti i 'colleghi' della famiglia dei pesci pagliaccio hanno anche un'altra dote, oltre quella di ispirare tenerezza ed entusiasmare il pubblico con le loro avventure sottomarine. Si tratta di inaspettate capacità matematiche. Secondo un team di ricercatori che li ha studiati approfonditamente, "sanno contare" e proprio facendo caso al numero delle strisce di chi gli si presenta davanti riescono a distinguere gli amici da nemici e intrusi. Nemo è un'icona ed è entrato nell'immaginario dei più piccoli, rannicchiato insieme al papà in un anemone di mare. Con questo iniziale scenario idilliaco la Pixar potrebbe indurre lo spettatore a credere che la vita dei pesci pagliaccio sia pacifica e tranquilla. Ma questo mito è smentito dalla realtà. I pesci pagliaccio (o pesci anemone) sono piccole creature esuberanti, che difendono con entusiasmo le loro case di anemoni dagli intrusi. E anche se a volte va bene condividerle con alcuni pesci anemone di altre specie, non trovano bello invece convivere con quelli che reputano gli 'intrusi' per eccellenza, i pesci della propria specie. Questi ricevono sempre l'accoglienza più gelida. Ma gli scienziati si sono chiesti: come fanno i pesci pagliaccio a distinguere i membri della loro specie dagli altri pesci a strisce? Secondo Kina Hayashi del giapponese Okinawa Institute of Science and Technology e colleghi, gli esemplari di Amphiprion ocellaris – questo il nome scientifico del pesce pagliaccio comune – sarebbero appunto in grado di contare il numero di bande bianche sul corpo di altri pesci. Gli scienziati spiegano come sono arrivati a questa conclusione sul 'Journal of Experimental Biology'. Per scoprire il talento matematico dei pesciolini in questione, Hayashi, Noah Locke e Vincent Laudet hanno allevato un banco di giovani 'Nemo', fin dalle uova, per assicurarsi che non avessero mai messo gli occhi su altre specie di pesci pagliaccio. Una volta che i piccoli avevano circa 6 mesi, Hayashi filmava le loro reazioni ad altre specie di pesci pagliaccio, tra cui il pesce pagliaccio di Clark (A. clarkii), il pesce pagliaccio puzzola arancione (A. sandaracinos) e il pesce pagliaccio a sella (A. polymnus), così come agli intrusi della loro stessa specie. Come previsto, il pesce pagliaccio comune ha messo in maggiore difficoltà proprio i membri della propria specie, con tre bande bianche, affrontandoli e mantenendo una situazione di stallo. Al contrario, ci è andato più leggero con gli intrusi di altre specie: il pesce pagliaccio puzzola arancione – senza barre laterali e con una linea bianca lungo il dorso – si è trovato a malapena affrontato, mentre il pesce pagliaccio di Clark e il pesce pagliaccio a sella – con 2 e 3 barre bianche, rispettivamente – venivano solo lievemente 'bullizzati'. In un secondo esperimento il team ha poi isolato piccoli banchi (da 3) di giovani pesci pagliaccio comuni in vasche individuali e ha filmato le reazioni a un semplice modello di pesce arancione o a modelli dipinti con una, due o tre bande bianche, tenendo un conteggio di quanto spesso il pesce inseguiva o attaccava l'intruso. I pesci pagliaccio prestavano poca attenzione al semplice modello arancione, di tanto in tanto si interessavano e inseguivano il modello con una sola striscia, mentre aumentavano nettamente la pressione sui modelli a 3 strisce. A loro non piaceva condividere lo spazio con estranei a tre barre con cui si assomigliavano. E anche i modelli a due righe sono finiti nel mirino, probabilmente, ipotizza Hayashi, perché durante lo sviluppo i pesci pagliaccio comuni inizialmente formano solo due strisce bianche, a circa 11 giorni d'età, e acquisiscono la terza solo 3 giorni dopo. Il sospetto è dunque che possano vedere anche i pesci con due barre bianche come concorrenti da scacciare. Di conseguenza però, tutto questo suggerisce anche che il popolo dei Nemo sa discriminare in base al numero di strisce bianche sui lati, le sa contare, e questo consente di difendere la propria dimora dagli intrusi che potrebbero tentare di sfrattarli, prestando meno attenzione ai pesci di altre specie che hanno poco interesse a stabilirsi nella loro residenza di anemoni. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Arzà: “Bene Mimit per apertura su misure di incentivazioni trasformazione a gas”
(Adnkronos) – Assogasliquidi-Federchimica in rappresentanza dell’industria italiana del GPL commenta positivamente l’annuncio di oggi da parte del Ministero delle Imprese e del Made in Italy – in occasione della presentazione del piano ecobonus 2024 – circa la possibilità di sostenere anche le conversioni a gpl e gas naturale di vetture già circolanti. “Ringraziamo il Governo e in particolare il Ministero delle Imprese e del Made in Italy per aver deciso di valutare l’opportunità di introdurre misure di incentivazioni della trasformazione a gas (Gpl e Gas naturale) dei veicoli, da tempo attese dal nostro settore per le importanti ricadute industriali, ambientali e sociali di questo intervento”, commenta Andrea Arzà presidente di Assogasliquidi-Federchimica. “Siamo a completa disposizione per offrire il nostro contributo alla definizione tecnica di questi incentivi che, insieme alla erogazione dei nuovi ecobonus sull’acquisto delle nuove auto, potranno consentire una sensibile riduzione delle emissioni dell’intero parco circolante, oltre ad una serie di benefici per l’industria italiana leader mondiale della componentistica nel settore e capace di creare una rete distributiva efficiente e capillare su tutto il territorio nazionale”, conclude. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)