Uno dei padri dell’ecologia ospite del Wwf a Roma
L’incremento demografico e il consumo di risorse ed energie con la conseguente produzione di rifiuti solidi, liquidi e gassosi sul nostro pianeta stanno distruggendo progressivamente la varietà dei sistemi naturali. In occasione della Seconda conferenza sul Valore della Biodiversità organizzata dal Wwf Italia (con il contributo del ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, il patrocinio della Società Italiana di Ecologia ed il patrocinio e supporto del Comune di Roma) è giunto a Roma il prof. Paul Ehrlich, dell’Università di Stanford, uno dei maggiori ecologi del mondo, impegnato da decenni nello studio degli ecosistemi naturali e dei segni del loro mutamento.
/> In un momento dello scenario internazionale molto importante con la V ministeriale del WTO, in atto a Cancun, il 5° Congresso Mondiale delle Aree Protette in atto a Durban, e l’attesa di una ratifica russa per il protocollo di Kyoto prima della 9° Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro sui Mutamenti Climatici che avrà luogo a Milano ai primi del prossimo dicembre, Paul Ehrlich afferma che è indispensabile una leadership politica capace di dare risposte concrete ai problemi del mondo. L’appello di Ehrlich è che si rispettino i limiti biofisici imposti dalla natura alla nostra continua crescita materiale e quantitativa, oggi assolutamente insostenibile. È indispensabile perciò perseguire la strada di uno sviluppo di qualità, che non vada oltre le capacità di rigenerazione delle risorse naturali e le capacità di assorbimento e di metabolizzazione degli scarti e dei rifiuti da noi prodotti.
Oggi esistono le conoscenze scientifiche e tecnologiche per avviare questa nuova strada. Ricorda il prof. Ehrlich: «Ogni indicatore essenziale dello stato di salute dei sistemi naturali del nostro Pianeta mostra, anno dopo anno, un preoccupante deterioramento: riduzione del manto forestale, espansione dei deserti, riduzione del suolo fertile, assottigliamento della fascia d’ozono nella stratosfera, accumulo di gas che incrementano l’effetto serra, diminuzione delle specie viventi, aumento dei rifiuti solidi, liquidi e gassosi che provocano alterazioni sempre più significative ai sistemi naturali».
Infatti, nel tentativo di soddisfare i suoi crescenti bisogni, la nostra specie sta riducendo la capacità del Pianeta di sostenerla, erodendo alla base la produttività delle risorse biologiche, dilapidando le risorse non rinnovabili e intaccando la stabilità dei sistemi ecologici. Grazie al progresso scientifico e tecnologico abbiamo ampliato la base delle risorse disponibili, permettendo l’accesso a risorse remote e scoprendone di nuove, incrementando la produttività del suolo ma con un processo distruttivo che intacca pesantemente il «capitale» naturale e quindi, i servizi che gli ecosistemi forniscono alla vita umana (dal mantenimento della composizione chimica dell’atmosfera all’origine e mantenimento del ciclo idrico, dalla generazione del suolo alla protezione dalle inondazioni, dall’impollinazione delle piante fondamentali per la nostra esistenza alla disponibilità della ricchezza della biodiversità per l’agricoltura, il turismo, l’industria, la farmacopea, ecc.) e che non sono «contabilizzati» in nessun conto economico di nessuna nazione al mondo.
La nostra specie sta quindi compromettendo la capacità stessa che i sistemi naturali hanno di sopportarla e i dati di tutte le ricerche scientifiche confermano questo assunto. «Oggi – continua il