Nel 2002 i rifugiati ambientali avevano già superato gli esuli politici. La denuncia dell’Onu sottolinea che le persone potrebbero lasciare le proprie terre per colpa di inondazioni, alluvioni, nubifragi, ma anche siccità, desertificazione ed eventi estremi
In pochi anni un’ondata di «profughi ambientali», oltre 150 milioni secondo l’Onu, potrebbe lasciare le proprie terre per colpa di inondazioni, alluvioni, nubifragi, ma anche siccità, desertificazione, eventi estremi come tornado e uragani che si scatenano con sempre maggiore frequenza per effetto delle alterazioni negli equilibri del clima. Lo denunciano le Nazioni Unite, lanciando l’allarme su cambiamenti climatici che rischiano di sconvolgere la vita di milioni di persone nelle zone più povere del Pianeta.
Quello dei rifugiati ambientali è un dramma che sta crescendo a ritmi sempre più allarmanti. L’Agenzia delle Nazioni Unite (Unep) sottolinea che lo scorso anno il numero di persone costrette ad abbandonare i paesi di origine per colpa degli sconvolgimenti climatici ha già superato quello dei rifugiati politici: 25 milioni lo scorso anno, contro i 22 milioni di persone in cerca di asilo per motivi politici. Entro i prossimi 50 anni questi rifugiati per colpa della «febbre del Pianeta» potrebbero essere più di 150 milioni. Ma secondo altri studi internazionali, il numero potrebbe addirittura salire a 250 milioni.
Nel 2001, 170 milioni di esseri umani sono stati colpiti da calamità naturali che al 97%, secondo gli esperti, sono collegate ai cambiamenti climatici. Nei 10 anni precedenti, oltre 100 milioni hanno sofferto di fame, carestie, soprattutto in Africa per effetto degli sconvolgimenti del clima. Fra i casi più allarmanti, quello delle piccole isole del Pacifico dove l’innalzamento del livello del mare sta facendo fuggire le popolazioni indigene. La stessa sorte drammatica, secondo gli scienziati del panel delle nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Ipcc) potrebbe toccare alle zone costiere dell’India, a isole come lo Sri Lanka e le Maldive, ma anche alle Filippine, Cambogia, Thailandia, Egitto, Cina e a zone dell’America Latina. Questi flussi di popolazione alla ricerca di condizioni di vita più sopportabili, rischiano di provocare profondi squilibri geopolitici. Ma sino ad oggi il problema non è ancora stato affrontato a livello politico: l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) riconosce la gravità della situazione ma ritiene di non avere i mezzi per affrontare un dramma di queste proporzioni che richiederebbe una politica concertata fra gli Stati.
(Fonte Adnkronos, Cristina Corazza)