A Genova la settimana della cultura ambientale. Sotto accusa un certo modo di fare informazione ambientale, il non ricorrere alle fonti ufficiali. Ma anche certi interventi della magistratura a rimorchio delle emergenze piuttosto che privilegiare la prevenzione
GENOVA – (Nostro servizio) – Una corretta politica ambientale deve agire prevenendo i rischi, alimentarsi di una corretta comunicazione ed informazione e non di una politica di terrorismo sociale contro tutti e tutto, è questo il perno centrale attorno al quale ruota l’VIII Conferenza nazionale delle Agenzie ambientali, che si è aperta oggi a Genova presso i Magazzini del cotone, nel porto della città, e l’indice è subito puntato sui giornalisti ed i protagonisti dell’informazione, spesso più attenti a registrare a grandi titoli le emergenze ambientali, piuttosto che dar spazio alle politiche ambientali, con lo scopo di chiarire i veri termini delle questioni ai cittadini. Il riferimento alle recenti proteste popolari nel Salernitano che per tre giorni hanno diviso l’Italia in due è balzato subito alla memoria, con le scene dei cittadini di Acerra che bloccano la stazione ferroviaria di Montecorvino Rovella contro la riapertura della discarica di Parapoti.
«Bisogna parlare di ambiente non solo nel caso delle emergenze – ha sottolineato Giorgio Cesari, direttore generale dell’Apat -. Ciò che appare più pressante ora è avviare un processo di informazione corretto che riesca a costruire il consenso necessario per coinvolgere tutti gli attori nelle scelte delle politiche ambientali di riferimento».
E in questo processo di corretta informazione anche la magistratura ha il suo ruolo da protagonista, evitando le spettacolarizzazioni, non deve lasciarsi andare ad eccessi di rigori che minano la fiducia sociale, ma avere la capacità di valutare con competenza e obiettività, come è emerso nell’applauditissimo intervento del magistrato Francesco Lalla, procuratore generale della Repubblica, che non ha mancato di evidenziare come «I concetti di salute e benessere legati al territorio hanno creato una cultura ambientale, ma non è con l’eccessivo rigore né con la repressione che una democrazia matura dimostra il suo processo di civilizzazione. Occorre l’obbedienza spontanea di regole condivise. In questo ambito, mi auguro, che il ruolo della magistratura subisca un ridimensionamento».
In pratica l’ambiente non ha bisogno di nutrirsi di pagine di giornali riempite di «tragici fatti di cronaca», di una comunicazione passionale e spesso parziale, ma di dati e dibattiti seri e che soprattutto provengano da fonti istituzionali.
Due esempi limite che possano chiarire le metodologie di intervento: le rivolte popolari in Campania contro l’uso delle discariche o la costruzione di termovalorizzatori, sono il risultato di una politica comunicazionale sbagliata che ha portato a terrorizzare i cittadini che altro non riescono a fare che alzare barricate, scaricare all’esterno anche proprie responsabilità e non riuscire assolutamente a trovare una soluzione definitiva; in Puglia una magistratura attenta e poco incline alle spettacolarizzazioni ha trovato, grazie alle relazioni tecniche dell’Arpa, una veloce soluzione al problema amianto sulle spiagge baresi.
Tra le emergenze ambientali è sicuramente il problema rifiuti a tener banco in questa VIII Conferenza nazionale e se il problema ha investito nelle scorse settimane la Campania, portandola sotto i riflettori della cronaca nazionale, non è sicuramente l’unica regione in emergenza: la Puglia con il suo commissariamento straordinario, che ormai va avanti da anni, rischia in ogni momento di vedersi sommergere dai propri rifiuti, con siti di compostaggio chiusi per intervento della magistratura, con le discariche al collasso e promesse di costruire termovalorizzatori da parte di cordate imprenditoriali extra regionali.
«In campo ambientale ci siamo lasciati alle spalle un sistema predatorio industriale e di fondamentalismo ecologico, per entrare finalmente in un modello ecocompatibile – sottolinea il senatore Emiddio Novi, intervenuto durante l’avvio dei lavori della mattinata – si è capito che l’economia di mercato deve fondarsi su un sistema di partenership partecipata e che coinvolge tutti, cittadini ed imprese, e nel quale la comunicazione e la corretta informazione è funzione principale».
Rita Schena