L’Europa revoca il brevetto Monsanto sul pane indiano

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    Vittoria dell’associazione ambientalista. «Nel brevetto non c’è nulla di nuovo rispetto allo stato dell’arte del frumento che gli indiani conoscono e usano da centinaia di anni»

     

    Greenpeace è stata informata dall’Ufficio europeo dei brevetti (Epo) che il brevetto EP 445929 della Monsanto, quello sul frumento indiano, è stato revocato, così come l’associazione aveva chiesto già all’inizio del 2004. Intanto la Monsanto, in aprile, lo aveva venduto a un’azienda sementiera francese, la Ragt. Con la dichiarazione di quest’ultima di «accettare la revoca del brevetto», l’Epo ha definitivamente formalizzato la decisione.

    L’opposizione presentata da Greenpeace e sostenuta dalla Harat Krisnak Samaj, la maggiore organizzazione agricola indiana, si basava sul fatto che le caratteristiche descritte nel brevetto sono esattamente quelle che hanno fatto la fortuna del pane chapati (Nap Hal) presso i contadini asiatici: «Nel brevetto non c’è nulla di nuovo rispetto allo stato dell’arte del frumento che gli indiani conoscono e usano da centinaia di anni. Semplicemente vengono descritte in modo dettagliato le sequenze genomiche che sono state selezionate durante le coltivazioni» afferma Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm di Greenpeace. Anche la Corte Suprema indiana aveva chiesto il ritiro del brevetto.
    «E’ un successo per i coltivatori di tutto il mondo. Abbiamo dimostrato che si trattava di un vero e proprio furto della Monsanto ai danni dei contadini indiani. Nel mondo non dovrebbero esistere brevetti sulle sementi per garantire il libero accesso alle sementi e quindi la sicurezza alimentare».
    Dopo la revoca, rimangono alcuni problemi: questo sul frumento indiano e simili brevetti sono stati autorizzati in Australia, Stati Uniti, Canada e Giappone.
    Greenpeace chiede alla Monsanto di rinunciare a questi brevetti in tutto il mondo.
    «Chiediamo anche all’Unione Europea di rivedere la legge sui brevetti al più presto, per escludere che si possano brevettare le sementi. Quello della Monsanto è già il secondo caso di biopirateria dimostrata: nel 2003, l’Epo ha revocato un brevetto sul mais messicano dopo l’opposizione presentata da Greenpeace» conclude Ferrario.