Per gli agriturismo un bilancio senza boom

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    I «numeri» sono complessivamente positivi, ma il 2004 si chiuderà con una flessione intorno al 3,5%

    Aumentano le aziende agricole che offrono ospitalità (oltre il 7%), aumenta il fatturato di settore (quasi del 4%), ma l’agriturismo, secondo le stime di Agriturist (Confagricoltura), chiude il 2004 con una flessione reale intorno al 3,5%. Flessione reale significa che, in media, ogni azienda, ha visto ridursi le presenze del 3,5%, con un ridimensionamento del fatturato nell’ordine del 2%. Questo se, come sembra, le prenotazioni di fine anno si manterranno ai livelli del 2003.
    «E’ un risultato complessivamente positivo – dichiara Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Agriturist – soprattutto se confrontato con le flessioni ben più consistenti registrate da gran parte dell’offerta turistica. Ma è anche un risultato che deve far riflettere, considerando che in alcune aziende le presenze sono diminuite anche del 20% mentre in altre sono addirittura cresciute, e non di poco».

    «Questa osservazione – prosegue Ricci Curbastro – assume particolare significato perché i risultati negativi e quelli positivi non rispondono solitamente a regole di zona, o di prezzo, vedendo soprattutto premiate le aziende con una più forte visibilità dell’agricoltura, e con servizi diversificati legati in modo particolare alla offerta enogastronomica, alla conoscenza della natura, al contatto con il contesto territoriale circostante».
    Merito certamente di internet (il sito www.agriturist.it ha registrato una crescita di consultazioni, nel 2004 rispetto all’anno precedente, superiore al 20%) che permette di meglio presentare al pubblico le caratteristiche di ciascuna offerta; ma anche del sempre maggior peso del «passaparola», molto importante per orientarsi in una offerta eterogenea come quella agrituristica, soprattutto in tempi in cui il portafoglio non è esattamente in buona salute.
    Questo conferma che l’agriturismo, quando riesce a valorizzare le proprie peculiarità, può contare su una domanda in crescita; mentre si allinea alla tendenza generale del turismo quando si limita ad offrire soltanto alloggio, senza offerta di prodotti propri adatti alla tavola, in contesti agricoli e paesaggistici scarsamente caratterizzati, magari proponendo una imitazione dell’albergo di campagna o della seconda casa presa in affitto da un privato. In questi casi la concorrenza è forte e la domanda meno motivata.

    E, a proposito di concorrenza, comincia a preoccupare anche l’abusivismo: difficile arrivare a numeri esatti, ma non è esagerato stimare, secondo Agriturist, che fra affitti di case senza autorizzazione alcuna, ristorazione offerta dai bed and breakfast (la legge non glielo consente) e aziende che si autodefiniscono agrituristiche avendo altro tipo di licenza amministrativa, arriviamo intorno al 10% della attuale offerta agrituristica.
    «Abbiamo dato una risposta concreta all’attuale quadro del mercato, ed in particolare ad alcuni segni di diffidenza della domanda – conclude il presidente di Agriturist – con il marchio di certificazione “Agriturist Qualità” che indirizza le aziende nostre associate, aderenti al progetto, verso una gestione più accurata e soprattutto verso una più incisiva “tipicità” agrituristica. Soprattutto in Umbria e in provincia di Viterbo, dove la certificazione Agriturist è stata adottata dallo scorso anno, i risultati si vedono».

    (Fonte Agriturist)

    (01 Dicembre 2004)