Secondo la Commissione europea la Repubblica italiana è colpevole di non aver adottato misure idonee a prevenire il deterioramento degli habitat sui quali inciderebbe il Ponte sullo Stretto di Messina e le «perturbazioni» dannose agli uccelli. Inoltre il Governo non ha correttamente eseguito la Valutazione d’Incidenza del Progetto riguardo a due «Zone di Protezione Speciale»
La Direzione Generale Ambiente della Commissione europea (Ce) ha comunicato al Wwf Italia che la Commissione europea ha «messo in mora» la Repubblica italiana colpevole di non aver adottato misure idonee a prevenire il deterioramento degli habitat sui quali inciderebbe il Ponte sullo Stretto, e le «perturbazioni» dannose agli uccelli in due Iba (Important Bird Areas). Inoltre, sempre secondo la lettera inviata dalla Commissione europea al Wwf, il Governo italiano non ha correttamente eseguito la Valutazione d’Incidenza del Progetto Ponte sullo Stretto di Messina riguardo a due Zone di Protezione Speciale (Zps).
/> Il Wwf, infatti, aveva segnalato le aree a rischio, richiamate nella nota di «messa i mora» dalla Ce, che, a causa della costruzione dei piloni, dei cantieri, delle strutture aeree del ponte e dei depositi delle terre da scavo, avrebbero subito un impatto pesante sia sul versante siciliano che calabrese: le Zps di Capo Peloro – Laghi di Ganzirri (dove sono presenti oltre 400 specie acquatiche di cui 10 endemiche), Dorsali Curcuraci-Antennammare (area istituita per la presenza di 33 specie prioritarie), Le Iba Monti Peloritani e Costa Viola (collo di bottiglia dei migratori europei, in particolare falconiformi, 34.000 gli individui che passano in soli due mesi di 32 specie diverse. Il Wwf Italia valuta, che visti i rilevi riguardanti in particolare le aree di Capo Peloro ? Laghi di Ganzirri e la Costa Viola (aree dove dovrebbero sorgere i piloni del ponte) e i Monti Peloritani (su cui impattano le strutture aeree del ponte), se la procedura si concludesse con il deferimento alla Corte di Giustizia europea, l’Italia sarebbe obbligata a mettere in un cassetto l’attuale progetto, che è stato posto a base di gara, e rielaborare un proposta radicalmente diversa da quella attuale.
Le Direttive europee su Habitat e Uccelli obbligano gli stati membri ad attuare tutte misure necessarie per prevenire il disturbo e il danno all’avifauna protetta in particolari aree naturali e l’area dello Stretto di Messina coincide con una delle 3 rotte più importanti d’Europa per moltissime specie come uccelli rapaci, cicogne, gru e altre specie migratorie. Se si intende realizzare un’opera all’interno di queste aree (denominati Zps e Sic) questa deve essere sottoposta a Via e a Valutazione d’Incidenza.
La lettera di costituzione in mora al Governo italiano della Ce arriva a seguito della presentazione da parte del Wwf Italia di un reclamo formalizzato nel 2003 sullo svolgimento della Via (derivante dalla Direttiva 97/11/CE sulla VIA) e della Valutazione di Incidenza (derivante dalla Direttiva 79/409/Cee – Uccelli e dalla Direttiva 92/43/Cee ? Habitat), e dopo che il 15 luglio 2004 aveva consegnato uno specifico ed argomentato dossier di 85 pagine, sul caso specifico della mancata Valutazione di Incidenza e dell’inevitabile deterioramento degli habitat citati nella nota della Ce.
«Ora dovrebbe seguire una risposta del Governo italiano che, se non soddisfacente, potrebbe portare la Commissione europa a deferire l’Italia alla Corte europea il che obbligherebbe a presentare un progetto preliminare radicalmente diverso da quello attuale.
Sia Tar Lazio sia il Consiglio di Stato italiano avevano respinto i ricorsi del Wwf e di altre associazioni basati proprio sugli argomenti che oggi la Commissione ritiene fondati. Quest’ultima procedura d’infrazione, una delle prime (l’altra è quella riguardante il Mose di Venezia) che prende di mira direttamente una grande infrastruttura strategica italiana, segue di pochi giorni altre 11 nuove procedure per violazione delle normative ambientali, avviate dalla Ce contro l’Italia (tra cui una per i decreti attuativi della Via, una per mancanza di cooperazione con la Commissione da parte del Governo italiano, con violazione dell’articolo 10 del Trattato che regola i rapporti tra la stessa e gli Stati membri).
Ricordiamo che nel maggio 2005 la Commissione ha inviato richieste di informazioni per 11 casi , seguite da un sollecito nel mese di luglio, ai quali l’Italia non ha mai risposto. Stavros Dimas, Commissario responsabile dell’ambiente, ha dichiarato: «Nonostante i precedenti ammonimenti l’Italia non rispetta completamente la normativa ambientale comunitaria o non coopera adeguatamente per quanto concerne le nostre richieste di informazioni. Le autorità italiane devono adottare rapidamente le misure necessarie affinché i cittadini italiani e l’ambiente del loro paese possano beneficiare della protezione sancita dal diritto comunitario».
(Fonte Wwf Italia)