Greenpeace commenta il rapporto della Fao «Valutazione delle Risorse Forestali Mondiali 2005»
«Si espandono le foreste nell’emisfero settentrionale, dove l’agricoltura è in regressione ma questo avviene attraverso le piantagioni forestali. Continua, infatti, la perdita di foreste primarie. Piantagioni e nuove foreste – commenta Sergio Baffoni, responsabile foreste di Greenpeace – non compensano la perdita di ecosistemi dovuta al taglio di foreste primarie».
Gli ecosistemi più fragili sono tutti in via d’estinzione, basti pensare alle foreste palustri e salmastre. Il 20% delle foreste di mangrovie è scomparso dal 1980 ad oggi: «Se avessimo avuto queste foreste – prosegue Baffoni – cuscinetto che frenano l’erosione costiera e l’impatto delle tempeste, il bilancio dello tsunami abbattutosi sul Sud est asiatico sarebbe stato diverso».
Greenpeace sottolinea anche il caso dell’Amazzonia, dove l’associazione opera da anni con una propria base a Manaus.
«La perdita record di quest’anno – sottolinea Baffoni – era già segnalata dalle osservazioni sul campo, per esempio dai dati forniti da Greenpeace. La deforestazione è molto maggiore di quanto riesca a rivelare la semplice indagine satellitare. I sistemi satellitari convenzionali sono in grado di rilevare esclusivamente le vaste aree tagliate a raso o bruciate, ma non riescono a rilevare l’effetto del taglio selettivo nel tessuto forestale».
Combinando l’osservazione sul campo allo studio delle immagini satellitari ad alta risoluzione il Carnegie Institution di Washington in Stanford ha determinato che i convenzionali metodi di analisi hanno sottostimato del 50% circa il danno causato dal prelievo. Inoltre, il taglio selettivo è in genere il primo passo verso la distruzione delle foresta.
Un articolo apparso sulla prestigiosa rivista scientifica «Science» del 21 ottobre 2005, pubblica i risultati di uno studio compiuto in Amazzonia nell’arco di quattro anni sull’impatto del taglio selettivo. Lo studio rivela che un prelievo selettivo, ossia finalizzato a due o tre specie in un’area, crea un danno aggiuntivo che va dal 60% al 123% della stessa deforestazione.
(Fonte Greenpeace Italia)
(14 Novembre 2005)