Vita dura negli ultimi anni per i McDonald del Mezzogiorno. Dopo Altamura (Bari), anche Napoli sfrutta le doti dei propri sapori e della propria gente per tentare una concorrenza leale
Fantasia e ironia sono qualità universalmente attribuite al popolo napoletano. Fuor di controversia (spesso sterile) sulla validità o meno degli stereotipi, le occasioni in cui i valori possono dare prova di pragmatismo senza perdere di nobiltà non mancano.
E di fronte a questi centenari prodotti dell’intelletto vacillano anche le sicurezze dei maggiori colossi ed emblemi della modernità e del mercato globale.
McDonald e la sua celeberrima «M» gialla si ritrovano sempre più spesso a ricoprire il ruolo di «vittima» più che quello di «carnefice». Come è facile vedere dalle foto inviateci da un nostro lettore.
Il primo episodio due anni fa in Puglia, ad Altamura, un paese a circa 40 km da Bari. Lì l’ostinazione, il coraggio della sfida di alcuni panettieri e la voglia di sostegno della popolazione determinarono la sconfitta di hamburger e patatine fritte industriali nei confronti di salsicce, pane tipico del luogo e focacce sulla pietra.
Qui «maccarun» (maccheroni), mare e pizza sono i paladini della «resistenza».
D’altronde, una città dalle sfaccettature infinite, con un patrimonio naturalistico che può vantare la baia, il golfo, il Vesuvio e le vicine campagne, ricordata per la sua unicità con l’adagio «vedi Napoli e poi muori», non può e non deve appiattirsi alle logiche asettiche del calcolo finanziario. O almeno non privandosi di una battuta sferzante.
(Claudio Mundo)
(09 Gennaio 2006)