Fuori dai polmoni!

542
Tempo di lettura: 5 minuti

L’Arpa ha l’intenzione di veicolare una serie di informazioni utili attraverso un pieghevole chiamato «Piccolo manuale di autodifesa dall’amianto» corredato da un cd-rom ed un poster di carattere scientifico

Al giorno d’oggi la parola amianto o il suo equivalente absesto, sono termini solitamente associati ad una sensazione di paura e insicurezza perché sono all’origine di una interminata strage dovuta alla tardiva conoscenza degli effetti che questo materiale aveva sulla salute umana.
Amianto in greco significa «incorruttibile» ed è proprio questa la caratteristica che ha portato al larghissimo uso che per decenni si è fatto di questo materiale. Esso è costituito da fibre sottili ma molto addensate che ne fanno un materiale molto resistente ma anche flessibile. L’amianto ha un’altissima resistenza al fuoco, al calore, al rumore, all’azione delle sostanze chimiche, all’elettricità e all’usura in generale. Tutte queste proprietà unite al basso costo e alla diffusa disponibilità in natura, hanno fatto in modo che l’amianto fosse utilizzato nei campi più svariati: dall’edilizia all’industria, dai mezzi di trasporto ai beni di largo consumo. Sono gli anni che vanno dal 1960 al 1980 a far registrare un vero boom di utilizzo: l’amianto viene usato come isolante elettrico, acustico, termico nel campo della siderurgia, petrolchimica, chimica ecc. Di amianto sono fatte le paratie e le porte tagliafuoco, l’amianto è usato per tende, sipari, ceramiche, materassi e una grandissima quantità di altri oggetti. Anche nel campo dei trasporti l’amianto è servito alla realizzazione di freni e frizioni e per coibentare treni, autobus e navi.
C’è l’uso dell’edilizia con la realizzazione del famigerato eternit (cemento amianto) usato per coperture piane o ondulate dei tetti, pareti, serbatoi e fognature, ma anche il vinil-amianto usato per le pavimentazioni. E infine gli elettrodomestici come ferri da stiro, forni e asciuga capelli e gli indumenti tra cui guanti, drappeggi e grembiuli.
Quello dell’amianto è stato un uso diffusissimo e in tutte le direzioni per via delle favorevoli condizioni di reperimento e costi di lavorazione. Purtroppo però si è scoperto con ritardo quali fossero le controindicazioni dell’utilizzo di questo materiale. Le fibre, infatti, che costituiscono la struttura dell’amianto, sono pericolosissime per la salute umana se vengono inalate o ingerite (anche se in questo secondo caso la discussione scientifica è ancora aperta). L’asbestosi è una malattia cronica dell’apparato respiratorio causata dalla polvere di amianto e provoca una riduzione progressiva della funzionalità dei polmoni, dovuta alla fibrosi (cicatrizzazione dei tessuti), e della pleura, la membrana che li riveste. Questa è una malattia tipicamente professionale, che colpisce cioè principalmente quei lavoratori che sono esposti alle fibre di amianto senza le dovute precauzioni e si manifesta se si respirano fibre oltre una certa quantità detta «soglia di effetto». In realtà non esistendo nessuna terapia specifica per curare questa malattia non è possibile guarire dalle lesioni polmonari le quali possono, con gli anni, causare gravi insufficienze respiratorie e provocare la morte.
La prima diagnosi di asbestosi risale al 1900 in Inghilterra, mentre nel 1934 fu descritto un particolare carcinoma della pleura e del peritoneo chiamato mesotelioma. Quest’ultimo, insieme al carcinoma dei polmoni, è tra i tumori provocati dall’inalazione dell’amianto, tumori molto gravi in quanto non possono né regredire né essere curati. A differenza dell’asbestosi i casi di mesotelioma si riscontrano anche tra la popolazione residente nelle vicinanze di sedi di lavorazione di amianto anche perché non esiste una soglia di effetto e quindi lo svilupparsi della malattia può essere legato all’inalazione di un numero molto basso di fibre. Ovviamente da un punto di vista epidemiologico, la registrazione di casi di mesotelioma indica la presenza di amianto.
Nonostante però ci fossero informazioni allarmanti sull’utilizzo dell’amianto già da tempo, in Italia si è dovuto aspettare il 1992 per vederlo messo al bando grazie alla Legge 257 che ha dato di fatto il via alle lunghe e difficili operazioni di bonifica dei siti inquinati. Va ricordato anche che, avendo il mesotelioma una latenza che può raggiungere anche i 40 anni, l’amianto costituirà un problema grave anche per gli anni a venire.
Così come è opportuno analizzare quali siano i rischi causati dall’amianto, allo stesso modo bisogna precisare che non tutti i materiali che contengono amianto sono pericolosi allo stesso modo. Il rischio è direttamente proporzionale alla capacità di liberare fibre tossiche nell’aria e per questo motivo c’è una differenza tra i materiali compatti e quelli friabili. È quindi lo stato di degrado del materiale a costituire la pericolosità. I materiali cosiddetti friabili tra cui intonaci, cartoni ecc., sono più esposti al rischio di rottura o frammentazione e possono così liberare fibre anche per la sola azione delle correnti d’aria. I materiali compatti invece possono essere rotti solo con arnesi e solo allora diventano pericolosi per la dispersione.
La città di Bari è stata letteralmente funestata dalle conseguenze dell’amianto. Ovviamente il primo riferimento è alla tristemente nota Fibronit, fabbrica che ha iniziato la sua produzione di manufatti di cemento-amianto nel 1935 sospendendola nel 1985, occupando un’area di 100.000 mq e impiegando mediamente 400 lavoratori. La lavorazione avveniva senza alcuna precauzione e il trasporto dei materiali esponeva a gravi rischi, a causa della dispersione di polveri, non solo i lavoratori ma tutti coloro che vivevano o frequentavano l’area circostante. Secondo studi medici la Fibronit è stata la causa di oltre 200 morti tra i lavoratori (circa la metà dei dipendenti assunti in 50 anni) e ha fatto registrare una trentina di decessi tra la popolazione residente nei quartieri limitrofi.
La Fibronit, situata al centro della città, costituisce una bomba a cielo aperto rispetto alla quale per anni non si è intrapresa una vera e propria azione tesa ad eliminare pericoli per la popolazione barese. Spontaneamente la cittadinanza si è organizzata in comitati ed associazioni che, con un lavoro durissimo e minuzioso, hanno fatto valere i principi della salvaguardia ambientale e della salute di fronte ai progetti delle scorse amministrazioni comunali che volevano sottoporre l’area ad una movimentazione dell’amianto presente nel sottosuolo che avrebbe alzato pericolosamente i livelli di rischio.
La Fibronit per decenni ha stoccato i propri rifiuti e gli scarti di lavorazione senza che fosse stato previsto un adeguato sistema di raccolta e smaltimento. Tutto questo materiale finiva nel sottosuolo, colmando aree depresse e livellandole a vantaggio della movimentazione dei mezzi meccanici e della costruzione di nuovi capannoni. Parte di questi rifiuti sono anche finiti a colmare tratti di costa nelle immediate vicinanze della città ed hanno dato vita ad un’altra discarica di amianto a cielo aperto che è la zona di Torre Quetta. Tutta questa parte di litorale è stata interdetta dall’amministrazione comunale nel maggio del 2004 dopo una segnalazione di Arpa Puglia che rilevava la presenza di amianto su tutta la fascia costiera. In realtà non si trattava della prima segnalazione a riguardo; la condizione di Torre Quetta era nota già da tempo addietro, prima cioè che venisse ristrutturata tutta l’area senza però prevedere un’azione di bonifica.
In questo contesto l’Arpa Puglia con il suo settore Formazione e Informazione, in collaborazione con l’Unità Operativa Aria, ha ritenuto opportuno realizzare una campagna di informazione sui rischi connessi all’amianto. La campagna che prende il via in questi giorni si chiama «Fuori dai Polmoni!» ed ha l’intenzione di veicolare una serie di informazioni utili attraverso un pieghevole chiamato «Piccolo manuale di autodifesa dall’amianto» corredato da un cd-rom ed un poster di carattere scientifico già presentato in occasione della IX Conferenza Nazionale delle Agenzie Ambientali a Brindisi nel 2005.
Il manuale, pieghevole e a forma ottagonale, fornisce informazioni sull’amianto, i posti in cui è possibile trovarlo, gli effetti sulla salute, la sua pericolosità, le operazioni di bonifica, ma anche una serie di consigli sul come comportarsi nel caso in cui si abbia il timore che un materiale che abbiamo in casa o nelle vicinanze contenga amianto. Quest’ultimo non è un rifiuto comune e il suo smaltimento deve seguire procedure di sicurezza. L’abbandono di materiali contenenti amianto costituisce reato.
Il cd-rom interattivo contiene quasi 100 foto tra cui una serie di immagini d’epoca che documentano le condizioni di lavorazione dell’amianto in passato, due video, uno riguardante la Fibronit ed un’intervista al Direttore Scientifico di Arpa Puglia, un’ampia bibliografia, un indice normativo e una versione in power point del pieghevole.
Strumenti come questo, la cui diffusione seguirà i percorsi classici tra cui le scuole pugliesi, costituiscono un patrimonio comune della cittadinanza utile a circoscrivere il problema amianto senza trascurare alcun aspetto di rischio e contemporaneamente eliminando i timori dove non hanno ragione di esistere. Ma soprattutto è la diffusione delle buone pratiche che rappresenta un obiettivo fondamentale per l’Arpa Puglia. Il sapere come comportarsi in presenza di amianto o di materiale abbandonato costituisce quella consapevolezza ambientale che è la chiave di volta per il perseguimento dello sviluppo sostenibile.
«Fuori dai Polmoni» ha l’ambizione di essere un tassello importante per la diffusione delle cosiddette buone pratiche in materia di amianto per far sì che quest’ultimo smetta di costituire un problema così grave il prima possibile.

Gigi Carrino
(Area Educazione Ambientale, Arpa Puglia)