Arno, geologia e ipocrisia

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I nostri mali sono antichi e non si curano solo con le leggi perché risiedono nella cultura del popolo italiano. Bisogna passare dal concetto che il territorio è «res nullius» e quindi cosa da depredare al concetto di «luogo da non depredare perché non mi appartiene appartenendo a tutti»

In questi giorni, ricorrendo i quarant’anni dell’alluvione di Firenze, le celebrazioni, i cortometraggi, i dibattiti si sprecano in un’orgia di amarcord ipocrita quanto inutile.
C’è proprio bisogno di fare l’elenco delle inadempienze, delle codardie e complicità della Pubblica amministrazione? Non ci sono abbastanza danni che continuano sotto gli occhi di tutti?
Il Cirf (Centro italiano per la riqualificazione fluviale), riporta, in una sua nota, un passo interessante: «…una legittima vendetta del fiume; l’imprevidenza dell’uomo aveva fatto il possibile per portar via all’Arno una striscia del suo giusto e necessario letto, pretendendo di obbligarlo a camminare per una fossa