Dalla Conferenza nazionale sul cambiamento climatico e dai lavori preparatori emergono alcune indicazioni per l’azione prioritaria del ministero dell’Ambiente. Il Ministero si impegna a farsi promotore di una politica vasta e coordinata con i ministeri competenti
1) Avviare una vasta opera di ricerca e conoscenza delle maggiori criticità connesse agli effetti del cambiamento climatico; impegnarsi nella preparazione di un rapporto annuale sul monitoraggio dei cambiamenti climatici e dei loro effetti sull’ambiente, sulla salute dei cittadini, sull’economia; coinvolgere in maniera vasta il mondo della ricerca e dell’università.
2) Confermare ed espandere il sistema di incentivi per il risparmio energetico nel settore residenziale; avviare un programma di sostegno per la bioedilizia, definendo normative che ne permettano lo sviluppo, con l’obiettivo di integrare le azioni di riduzione di gas serra con quelle di adattamento al clima che cambia.
3) Impegnarsi nell’incentivazione di nuove forme di consumo compatibile con le esigenze dell’adattamento climatico, a cominciare dalla promozione dell’etichettatura idrica di beni e prodotti.
4) Adeguare la gestione delle risorse idriche al cambiamento climatico. Avviare azioni volontarie di risparmio di acqua per l’agricoltura attraverso un patto con le organizzazioni agricole; evitare lo sfruttamento delle falde in prossimità delle zone umide di grande valore naturalistico; conservare l’acqua e distribuirla senza sprechi.
5) Rispondere all’impatto dei cambiamenti climatici sull’agricoltura. Difendere i prodotti tipici italiani, sostenendo l’agricoltura di qualità e l’agricoltura biologica, incentivando colture tradizionali resistenti alla minore disponibilità di acqua, sostenendo la coltivazione delle foreste manutenzione del territorio.
6) Mettere in sicurezza le coste italiane. Adeguare le regole urbanistiche sulla linea di costa, ripensare alle infrastrutture portuali, alle reti di trasporti, alla localizzazione di impianti di produzione di energia in relazione alla variazione della linea di costa; ripristinare le dune costiere e le zone umide.
7) Rispondere all’atteso aumento della frequenza e gravità degli eventi estremi sistemando e rimettendo in sicurezza le aree a maggior rischio idrogeologico. Applicare le norme di sicurezza per le costruzioni nelle zone di espansione dei fiumi e nelle aree a rischio frana e valanga, riforestare le aree a bassa copertura vegetale con l’obiettivo di mitigare gli effetti del riscaldamento climatico e di adattare il territorio ai rischi indotti (difesa suolo, desertificazione).
8) Provvedere a un’azione di gestione sostenibile delle risorse marine; avviare meccanismi per lo sviluppo della pesca sostenibile; mettendo a punto un piano di recupero della risorsa fiume, coordinando le azioni di salvaguardia dell’ecosistema e la gestione della risorsa idrica.
9) Pensare alla montagna: incoraggiare un turismo meno legato alle esigenze sciistiche, più consapevole del patrimonio naturalistico. Puntare alla riqualificazione delle aree sciistiche, sottoporre la realizzazione di nuove infrastrutture alla verifica della fattibilità e della convenienza economica.
10) Inserire nelle strategie sanitarie la variabile dei nuovi rischi collegati al clima sia per quanto riguarda la localizzazione che il funzionamento delle strutture sanitarie.
11) Mettere a punto di un sistema ancora più efficiente di early warning meteoclimatico nelle aree a maggior rischio alluvioni e frane, per intervenire preventivamente là dove già si sa che le emergenze si produrranno.
12) Aumentare il livello di partecipazione e di coinvolgimento dei cittadini nelle politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici; lanciare iniziative di sensibilizzazione e partecipazione democratica con la realizzazione di un Climate Day, da effettuarsi nel giorno della ratifica del Protocollo di Kyoto (16 febbraio).
13) Realizzare forme di incentivi ambientali per il lavoro e le imprese anche in relazione alle nuove norme della contabilità ambientale.