È la prova di una gestione del parco che ancora non riesce a trovare il passo giusto fra valorizzazione e aspettative della popolazione
Un gruppo di escursionisti ha scoperto il tronco di un pino loricato bruciato in località Piani del Pollino nel Parco nazionale del Pollino. L’incendio del tronco di pino loricato, che è il simbolo del Parco, non è il primo del genere che si è verificato nell’area protetta fra Basilicata e Calabria, una delle più estese d’Europa.
Il 18 ottobre del 1993 fu bruciato il pino della Grande Porta del Pollino, era il simbolo di quello che sarebbe diventato il Parco del Pollino e non a caso fu scelto.
Ma erano gli anni della costituzione del Parco, i conflitti erano forti come lo erano ogni volta che si stava costituendo un’area protetta. Ora, questo nuovo incendio, dà un segnale preciso e dimostra che tanti anni sono passati invano, che non c’è stata crescita o che comunque poco si è lavorato e forse anche male.
Nel 1993 erano andati in fumo 60 pini fra cui 16 di questi esemplari che non a torto sono definiti fossili viventi, erano stati anche avvelenati un lupo ed un tasso.
Chi brucia pensa di eliminare gli «oggetti» per cui esiste il Parco ma chi protegge cosa fa? E pensare che ci sono risorse che non sono utilizzate, come la disponibilità di 400 Lsu, 45 guide del parco e centinaia di associazioni culturali e di volontariato mai mobilitati per la sorveglianza e la difesa del territorio!
I pini loricati, sono soprannominati fossili viventi per le remote vicende geologiche delle quali sono stati testimoni. Possono arrivare a 500 anni ed anche a 950 come quello esistente nel versante calabrese. A 2.000 metri d’altezza, in un ambiente dove manca la vegetazione per carenza di humus, abbarbicati fra le pietre, resiste coperto da una corteccia segmentata in compatte squame sfalsate come una corazza. Vegeta sul Pollino ed in alcune aree dei Balcani.
Un tesoro inestimabile che sta resistendo al tempo ma non riesce a difendersi dalla stupidità umana.
Ignazio Lippolis
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La foto del pino loricato è tratta da internet e proviene dal sito del Corpo forestale dello Stato