Ma come si calcola l’inquinamento da PM?

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Spesso le semplificazioni giornalistiche non fanno giustizia delle metodologie corrette che vengono applicate

Sempre più spesso sui media appaiono articoli che cercano di rappresentare in modo sintetico lo stato dell’inquinamento delle nostre città. In sostanza si tende ad utilizzare indicatori utili a riepilogare dati medi per le singole città su base annua. Questo naturalmente risponde ad una giusta esigenza di informazione da parte dei cittadini, che vogliono sapere in modo semplice ed immediato qual è la situazione dell’aria che respirano. Tuttavia questo rende necessaria un’operazione di semplificazione che può in realtà, sia pure in buona fede, dare una immagine distorta della realtà.

Infatti la realtà, ad esempio, del monitoraggio delle polveri sottili è assai complessa, e ricavare un indicatore sintetico valido è un’operazione tutt’altro che semplice. Appare quindi opportuno che si cerchi, in primo luogo da parte del sistema delle agenzie ambientali, di individuare criteri univoci per effettuare questo tipo di operazione. A questo proposito abbiamo chiesto un contributo tecnico a Daniele Grechi, responsabile del sistema di monitoraggio della qualità dell’aria dell’Arpat di Firenze.

«La normativa vigente in materia di qualità dell’aria, costituita essenzialmente dal DM 60/02, riguardo all’inquinante PM10 (polveri di dimensione inferiore a 10 micron, le cosiddette, sia pure erroneamente, polveri fini o «sottili») stabilisce valori standard di riferimento in forma di due diversi indicatori: la media annuale e il numero di giorni nell’anno solare in cui viene rilevata una concentrazione media superiore al valore 50 mg/m3.
«Per il primo indicatore, la media annuale, è stato fissato il valore 40 mg/m3 mentre per il secondo indicatore, numero di giorni con concentrazione >50 mg/m3, è stato fissato il valore 35 giorni (pari a circa il 10 % dei giorni dell’anno). Ai fini della valutazione dello stato della qualità dell’aria, la norma non prevede l’individuazione di una unica stazione da considerarsi ?di riferimento? né fissa modalità di aggregazione o combinazione dei valori registrati nelle varie centraline di rilevamento ubicate in un stesso ambito territoriale (comune, agglomerato urbano, zona). Di conseguenza, nella presentazione dei dati e degli indicatori rilevati nel corso di un anno, in prima istanza si calcolano e si commentano i valori riscontrati in ciascuna centralina.
«In sede di valutazione più generale, considerata la rappresentatività di ciascuna delle centraline, si operano aggregazioni per tipologia di stazione, distinguendo almeno fra quelle ?traffico? [i campionatori relativi al traffico devono essere situati per tutti gli inquinanti ad almeno 25 m di distanza dal bordo dei grandi incroci e ad almeno 4 m di distanza dal centro della corsia di traffico più vicina] e quelle ?fondo? [sito all’interno delle zone urbane dove i livelli apparenti sono rappresentativi dell’esposizione della popolazione urbana generale] in modo da chiarire meglio lo stato della qualità dell’aria, anche ai fini della valutazione di esposizione dei cittadini, e orientare verso le eventuali azioni di risanamento.
«Tuttavia, l’esigenza di riassumere più efficacemente l’informazione e la valutazione sullo stato della qualità dell’aria e sul trend in un intero agglomerato urbano o in una zona ampia dove sono presenti più stazioni di rilevamento, è reale e condivisibile. Si potrebbe definire una stazione media ?virtuale?, rappresentativa della situazione di una intera zona o agglomerato urbano, a cui attribuire valori di concentrazione dei vari inquinanti ottenuti mediante una combinazione lineare di quelli effettivamente riscontrati nelle singole centraline attive della zona o dell’agglomerato.
«La combinazione lineare più semplice a cui si possa pensare è la media aritmetica. Al fine di ottenere l’adeguata rappresentatività nell’intero dominio spaziale e limitare possibili eccessive distorsioni dovute a valori anomali eventualmente registrati in una singola stazione per motivi contingenti o di microscala (ad esempio in occasione di eventi sporadici con effetti limitati nel tempo e nello spazio), è opportuno ?filtrare? i dati da inserire nel calcolo della media virtuale, escludendo i valori molto più alti o molto più bassi della media generale.
«Una possibile modalità di calcolo del valore rappresentativo di una area vasta è quella di assumere a riferimento il valore medio delle medie giornaliere rilevate in tutte le stazioni attive in una determinata area, escludendo i valori molto minori o molto maggiori del valore medio stesso. In pratica, si suggerisce di calcolare un valore medio quotidiano virtuale pari alla media dei valori medi giornalieri di ogni singola stazione, escludendo dal calcolo quelli eventualmente inferiori o superiori del 20% rispetto alla media complessiva. La scelta del valore 20% è totalmente arbitraria anche se ragionevole.
«Una soluzione migliore, che consente di evitare scelte arbitrarie e di ridurre gli effetti determinati dalla eventuale disponibilità/indisponibilità di valori ?anomali?, è quella di effettuare il calcolo non della media ma del valore mediano delle medie giornaliere, strutturalmente poco sensibile a singoli valori assoluti estremi in quanto indice di posizione. Il valore mediano, salvo eventi eccezionali, potrà essere sempre disponibile in quanto, di norma, i fuori servizio delle stazioni o degli analizzatori non sono contemporanei. I dati giornalieri della stazione virtuale potrebbero essere utilizzati per esprimere valutazioni generalizzate sull’area urbana, sia in progress».

Questa proposta è stata presentata da Arpat anche al tavolo tecnico Stato-Regioni, istituito per la trattazione della materia inquinamento atmosferico (coordinatore dott.ssa Marina Penna).

(Fonte Arpat)