I risultati ottenuti finora e l’importanza di non trascurare alcun particolare: dalla minima traccia alle culture locali fino alle leggende
Nel variegato panorama delle nuove scienze che aprono le porte verso il futuro e l’ignoto, stimolando curiosità e attraendo sempre nuovi adepti, la cosiddetta Criptozoologia (ovvero la scienza degli animali misteriosi) occupa un posto del tutto speciale.
Benché ancora ai primi passi in Italia, in altri Paesi come Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania dà vita sempre più spesso a pubblicazioni, convegni, musei, spedizioni esplorative e scoperte talvolta entusiasmanti.
La ricerca alle frontiere del mondo conosciuto, in verità, sboccia con la storia e la cultura dell’uomo stesso. Fin dai tempi di Aristotele ed Erodoto nell’antica Grecia, e di Eliano e Plinio nella Roma classica.
Fin dagli studi d’avanguardia dei secoli successivi, grazie a Francesco Redi, Ulisse Aldrovandi, Konrad Gesner e molti altri. Dopo che Carlo Linneo ebbe dato un primo grandioso ordine sistematico al mondo vivente, un drappello di intrepidi esploratori come Alexander von Humboldt e David Livingstone, e una quantità di studiosi e naturalisti tra cui Costantin Rafinesque, Addison Emery Verrill, Antoon Oudelmans, Carl Hagenbeck e Louis Leakey si affiancarono ai predecessori sul terreno delle ricerche e delle scoperte, arrivando quasi ai giorni nostri.
Ma il vero battesimo della nuova scienza ebbe luogo nell’anno 1959, a opera del geniale scienziato Bernard Heuvelmans, i cui libri fondati su documenti storici, di grande spessore e competenza zoologica, raffinatissimi nell’esposizione, ottennero straordinario successo in tutto il mondo. Come sempre avviene di fronte alle novità, la reazione del mondo accademico fu inizialmente di totale chiusura e di netto rifiuto: e ancor oggi soltanto gli universitari più aperti e dinamici accettano la Criptozoologia, le sue metodologie e i suoi obiettivi. Si ripete, in altre parole, «il paradosso di Cuvier», il famoso zoologo francese che nell’anno 1812 aveva apoditticamente sentenziato: «Vi sono assai scarse speranze di trovare nuove specie di grandi quadrupedi». Come studioso Georges Cuvier era senz’altro competentissimo, ma la sua affermazione doveva poi rivelarsi quanto mai imprudente. Perché fu solo nei decenni successivi che vennero rinvenuti, identificati o descritti molti dei più grandi quadrupedi della Terra: dal panda maggiore all’okapia, dal rinoceronte bianco al gorilla di montagna, dalla zebra di Grevy al tapiro di montagna…
Nel 1982 nasceva la Società internazionale di Criptozoologia, che ha pubblicato fior di riviste e svolto un ottimo lavoro per quasi un ventennio, cessando purtroppo l’attività verso la fine del secolo scorso, a seguito della scomparsa del suo valido segretario Richard Greenwell. Era stato poi a seguito di un fortunato incontro a Roma tra Bernard Heuvelmans e Franco Tassi, che quest’ultimo aveva fondato nel 1986 il Gruppo italiano Criptozoologia tuttora attivo: grazie al quale fu possibile realizzare pubblicazioni e trasmissioni radiotelevisive importanti, stimolare incontri e dibattiti, lanciare il primo Centro animali misteriosi e soprattutto organizzare nel 1999 a Roma, con notevole partecipazione e successo, il primo Convegno internazionale di Criptozoologia del nostro Paese. Nel frattempo, l’esplorazione naturalistica apriva nuove frontiere e scopriva originali approcci mai sperimentati. Come la Criptobotanica, capace di ritrovare viventi antichi alberi conosciuti solo allo stato fossile, dalla Metasequoia al Pinosauro; la Criptoentomologia, orientata all’indagine sugli insetti «invisibili» perché celati nell’acqua o negli interstizi del suolo, oppure rifugiati nelle cavità dei vecchi tronchi e sulle cime dei grandi alberi; e la Criptopaleontologia, che nelle impenetrabili aree tribali del Pakistan ricostruiva lo scheletro dell’imponente Baluchiterio (altezza 5-6 metri al garrese, lunghezza circa 8-9 metri, peso fino a 20 tonnellate, il più gigantesco mammifero mai vissuto sul pianeta) del tutto sconosciuto alla scienza ufficiale e risalente a oltre 30 milioni di anni fa…
Ma ciascuna di queste scienze nascenti, pur seguendo i metodi criptozoologici (vale a dire ipotizzando l’esistenza di animali sconosciuti, a partire dal minimo indizio e senza mai scartare voci e testimonianze locali) viaggiava per conto proprio, senza mai integrarsi con le altre. Per di più, la stessa Criptozoologia rischiava di restare troppo statica, basata soprattutto sulle visioni museologiche tradizionali: senza tener conto degli enormi avanzamenti registrati nel frattempo in altre discipline come ecologia, etologia, biologia evolutiva, biogeografia, genetica e tecnologia esplorativa… Ecco perché, nella primavera 2006, nasce in Italia la «Cripto Bio Varietà», una nuova scienza interdisciplinare che ha come obiettivo precipuo «il mistero e il fascino insuperabile… della pulsante vita animale e vegetale… ricca, varia, inafferrabile e inimitabile…» di Madre Terra (Pacha Mama per gli Indios dell’Amazzonia).
Presentata da Franco Tassi anche a livello internazionale nell’incontro annuale sulle nuove scoperte tenuto in Belgio nel novembre 2007, sta riscuotendo crescente attenzione per la capacità di raccogliere e fondere in una formula inedita e trascinante segnalazioni, notizie e novità di qualsiasi provenienza. Dimostrando così che non si tratta, come qualcuno vorrebbe sostenere, di un approccio antitetico alle metodologie correntemente praticate nella ricerca, ma piuttosto di una visuale più ampia e avanzata, destinata a svolgere un ruolo complementare, ma essenziale, rispetto a tutte le scienze della vita e della terra.
Franco Tassi