Biocombustibili – Si punta alla seconda generazione

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Utilizzando produzioni in campi marginali e residui vegetali di ogni natura si vuole fare in modo che tali prodotti non influiscano su quelli alimentari. Leadership dell’Italia

Alla Conferenza internazionale di Washington sull’energia rinnovabile, il ruolo presente e futuro dei biocombustibili è stato il tema di una sessione speciale organizzata e introdotta da Corrado Clini, presidente della «Global Bioenergy Partnership» e direttore generale del ministero dell’Ambiente italiano.
Alla sessione hanno partecipato Paula Dobriansky vice di Condoleeza Rice, Melinda Kimball della UN Foundation, molto vicina a Clinton, i Ministri dell’Energia di India e Mozambico, i presidenti della BP Biofuels e Dupont Biosciences, il vicepresidente della più importante società chimica italiana, M&G, i rappresentanti dei governi di Germania,Gran Bretagna e Brasile, nonché delle agenzie delle Nazioni Unite.
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Alla conferenza è intervenuto il Presidente Bush, confermando la nuova strategia Usa per lo sviluppo delle fonti rinnovabili attraverso la nuova legge che stabilisce gli standard tecnologici per le fonti alternative e in particolare i biocarburanti, sostenuta da investimenti nella ricerca tecnologica per 2 miliardi di dollari, la creazione di un fondo per lo sviluppo delle «tecnologie pulite» nei paesi più poveri, la cancellazione delle barriere tariffarie per il commercio internazionale delle tecnologie a basso impatto ambientale.

Tutti i partecipanti hanno messo in evidenza le grandi potenzialità dei biocombustibili, che rappresentano la fonte rinnovabile con maggiori possibilità di sviluppo nel breve e medio periodo, ed è stato unanime il riconoscimento per il lavoro della «Global Bioenergy Partnersdhip», che nel vertice G8 del 2005 a GleanEagles fu affidata a Corrado Clini da Tony Blair. Alla Partnership, oltre ai paesi G8, partecipano Brasile, Cina, India, Messico, Sudafrica, Mozambico, Tanzania, Kenya, Olanda, Svezia, e le Agenzie delle Nazioni Unite Fao, Uctad, Undp, Unep, Unido.

Nell’ambito della Conferenza è stato dato grande rilievo alle prospettive dei biocombustibili, che offrono la possibilità concreta di ridurre i consumi di benzina e gasolio contribuendo nello stesso tempo alla diversificazione delle fonti energetiche ed alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica.

A questo proposito le grandi imprese hanno presentato i programmi di investimento in corso, con l’impegno di rilevanti risorse, per la produzione di biocombustibili ad alta efficienza e basso impatto ambientale.
In particolare Guido Ghisolfi, vice presidente della M&G, ha illustrato il progetto per la realizzazione in Italia della prima fabbrica europea per la produzione di biocombustibili di seconda generazione.

Secondo un rapporto della Fao del 2006, il potenziale di produzione di biocarburanti da canna da zucchero è molto elevato nelle zone tropicali del pianeta, dove esistono vaste aree marginali non coltivate, che potrebbero produrre biocombustibili fino al 25% della domanda globale di energia.
Queste aree corrispondono ai paesi più poveri, e rappresentano una potenziale fonte di ricchezza e sviluppo se coltivate a fini energetici, come rilevato dai rappresentanti di Brasile, India e Mozambico: basti pensare che il costo del bioetanolo da canna da zucchero prodotto in Brasile è competitivo con un prezzo del petrolio tra 30 e 40 $ al barile. Senza considerare i vantaggi ambientali: un litro di bioetanolo da canna da zucchero, a confronto con un litro di benzina e a parità di chilometri percorsi, riduce le emissioni di anidride carbonica di circa l’85%.

Nel medio termine è prevedibile lo sviluppo dei biocarburanti di seconda generazione, prodotti dalla valorizzazione della lignina in tutte le matrici cellulosiche, rifiuti compresi, senza effetti collaterali negativi sul costo dei prodotti agricoli alimentari e sulla conservazione delle risorse naturali: secondo le stime dell’Agenzia internazionale dell’energia, entro il 2030 i biocarburanti di seconda generazione saranno competitivi inizialmente con un prezzo del petrolio attorno a 50 $ al barile, e con un potenziale di riduzione delle emissioni di anidride carbonica di oltre il 90%.

(Fonte Ambiente Press)