Le colture per biomasse possono danneggiare la biodiversità

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I dati di uno studio di ricercatori Apat (ora Ispra). In particolare si può trattare di utilizzo non sostenibile di risorse naturali come acqua e suolo; uso di fitofarmaci e fertilizzanti, omogeneizzazione del territorio e riduzione degli ecotoni tipici degli appezzamenti agricoli tradizionali

L’instabilità nei rifornimenti, le altalenanti quotazioni sui diversi mercati internazionali e gli impatti legati all’immissione di CO2 nell’atmosfera dei combustibili fossili, hanno spinto la comunità globale a promuovere la coltivazione e l’utilizzo di combustibili derivati da massa vegetale: le biomasse o biofuel.
Ad evidenti vantaggi ambientali e di approvvigionamento devono però essere appropriatamente computati anche impatti sugli ecosistemi naturali ed agricoli oltre che impatti sociali (ad esempio riduzione della sovranità alimentare ed aumento dei costi delle materie prime di origine agricola).
Diversi potrebbero essere gli impatti a seguito delle colture intensive per biofuel: utilizzo non sostenibile di risorse naturali come acqua e suolo; uso di fitofarmaci e fertilizzanti, omogeneizzazione del territorio e riduzione degli ecotoni tipici degli appezzamenti agricoli tradizionali.
Per questo motivo prima di mettere a coltura una nuova specie da biofuel è necessario predisporre un bilancio ambientale che prenda in considerazione tutte le componenti.
In particolare lo studio di Roberto Crosti, Carmela Cascone, Vanna Forconi, Salvatore Cipollaro dell’Apat (ora Ispra), prende in considerazione il potenziale danno che alcune coltivazioni possono arrecare alla biodiversità in funzione della invasività di alcune specie utilizzate per la produzione di biofuel.
Alle caratteristiche ecologiche, fisiologiche e riproduttive proprie della specie si aggiungono infatti caratteristiche degli habitat agricoli che sono proni alle invasioni biologiche. L’invasività è anche favorita da fattori quali: l’annualità, la grandezza e lo sparpagliamento sul territorio italiano degli impianti colturali oltre che da incentivi economici alle colture stesse.
La valutazione del rischio di invasività è un procedimento che potrebbe divenire uno strumento gestionale per ridurre o mitigare la potenziale invasione del territorio da parte di alcune specie da biofuel all’interno degli agroecosistemi.

«The Biofuel Weedy Menace: Weed Risk Assesment as a management tool to halt loss of farmland biodiversity in Italy». Crosti R., Cascone C., Forconi V., Cipollaro S. (2008). Mainstreaming Biodiversity Issues into Forestry and Agriculture, 13th Meeting of the Subsidiary Body on Scientific, Technical and Technological Advice of the CBD, 18-22 February 2008, Rome, Italy, Technical Series no. 34.

 

(Fonte R. V. G.)