Cause geologiche dei movimenti anomali del mare verificatisi nell’ultimo millennio lungo le coste italiane: il rischio e la difesa dopo l’evento di Stromboli

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( * Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio, Università degli Studi di Napoli Federico II – ** ISAFOM, CNR, via Cupa Patacca, Ercolano, Napoli – ***APAT, Dipartimento Difesa del Suolo )

Poco dopo le ore 13 del giorno 30 dicembre 2002 nell’area di Stromboli si è innescato un improvviso movimento anomalo del mare rappresentato da un abbassamento del livello marino di alcuni metri lungo tutta l’isola e da un immediato sollevamento rapido con conseguente inondazione della fascia costiera fino ad altezza di alcuni metri sul livello medio del mare. L’evento anomalo ha determinato seri danni ai manufatti e ha provocato il ferimento di alcune persone; esso si è avvertito lungo la costa siciliana nella zona di Milazzo e in quella campana nel porto di Marina di Camerota.
Gli scriventi, fin dal primo momento, sono stati dell’opinione che la causa era da individuare in una frana sottomarina di consistente entità, come nei giorni successivi all’evento ha dimostrato il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile.
“Onde anomale” molto distruttive, sono, peraltro, note lungo le coste del Tirreno meridionale, dello Stretto di Messina, della Sicilia Orientale e della zona garganica. Il massimo runup dell’acqua marina è variato da circa 6 a circa 15 metri.
Da una nostra analisi storica ne è risultato che la loro origine può essere stata causata da:
– terremoti in terraferma dove le strutture sismogenetiche sono vicine al mare e in mare (es. Calabria, Sicilia orientale, Gargano, Monte Conero, Liguria),
– da esplosioni vulcaniche in terraferma e in mare dove vi sono vulcani attivi (es. Golfo di Napoli, Isole Eolie, area dell’Isola Ferdinandea, area dell’Etna),
– da grandi frane sottomarine lungo il ciglio delle scarpate, al passaggio morfologico tra piattaforma continentale e scarpata continentale (es. depressione centroadriatica), specialmente nelle aree dove la piattaforma continentale è molto stretta (es. area salentina adriatica, Golfo di Napoli), interessata da tettonica attiva e in corrispondenza di aree sismiche ( es. coste ioniche e tirreniche della Calabria, coste della Sicilia orientale e settentrionale, Liguria)
– da grandi frane sottomarine lungo i versanti sommersi di vulcani attivi e interessati da tettonica attiva (es. Stromboli),
– da grandi frane subaeree lungo le coste alte rocciose con disastrosa e istantanea caduta in mare di ingenti volumi di roccia, in corrispondenza di aree sismiche, e lungo le coste degli apparati vulcanici attivi (es. lungo le falesie delle coste calabre);
– cause antropiche costituite dall’incauto accumulo di ingenti volumi di detriti lungo il ciglio della scarpata continentale.
I movimenti anomali del mare sono stati 71 con una media di un evento ogni 12,5 anni; di questi, ben 18 eventi si sono verificati nei mesi estivi (periodo balneare).
E’ evidente che se l’onda anomala del 30 dicembre 2002 si fosse verificata 4-5 mesi prima (o dopo), durante la stagione estiva, i danni lungo le coste frequentate da migliaia di bagnanti, specialmente alle persone, sarebbero stati molto gravi.
Si ha notizia di 15 eventi nel 1900; 23 eventi nel 1800, 16 eventi nel 1700, 11 eventi nel 1600, 3 eventi nel 1500, 1 evento nel 1300, 2 eventi nel 1100.
Essi si sono manifestati nelle seguenti aree: 14 tra la Liguria e Francia sudorientale; 23 tra lo Stretto di Messina, la Sicilia orientale,


la Calabria meridionale tirrenica e le Isole Eolie; 10 lungo le coste adriatiche; 9 nel Golfo di Napoli; 3 in Toscana; 2 nella Sicilia settentrionale (Palermo-Cefalù); 2 nella Sicilia meridionale (Sciacca); 1 nella Calabria settentrionale ionica; 1 nel Lazio.
Questa prima ricerca ha consentito di individuare i tratti di costa che finora sono stati interessati da movimenti anomali e repentini del mare; ha permesso di evidenziare che il maggior numero di eventi è stato provocato da frane sottomarine innescatesi lungo i bordi instabili della piattaforma continentale. Un nutrito numero di eventi è da attribuire alle sollecitazioni trasmesse direttamente dai violenti movimenti della terra (in occasione di forti eventi sismici) all’acqua marina nelle aree caratterizzate dalla presenza di strutture sismogenetiche vicine al mare (Trieste, Ancona, Gargano, Calabria Meridionale, Sicilia Orientale, stretto di Messina, Liguria, Toscana). Altri eventi sono stati innescati da frane sottomarine provocate da forti eventi sismici in terraferma con epicentri anche molto distanti (es. Toscana, Lazio, Liguria, Golfo di Napoli, Brindisi).
L’evento di Stromboli deve rappresentare un severo monito e uno stimolo per le Istituzioni e i ricercatori affinchè si adeguino studi e misure tese a tutelare la sicurezza ambientale. Per quanto riguarda le coste italiane va subito verificato se le Autorità di Bacino che hanno redatto il Piano Stralcio del rischio idrogeologico hanno tenuto conto del fenomeno. Alla luce dei risultati dello studio si evince l’importanza di elaborare linee guida per la valutazione del rischio da onda anomala delle aree costiere e dell’impatto ambientale delle infrastrutture di notevole rilevanza (aereoporti, porti, centrali elettriche, impianti industriali, strade e ferrovie ecc.). Vanno altresì messi a punto e attivati adeguati sistemi di educazione ambientale (per es. come comportarsi qualora ci si trovi su una spiaggia d’estate e si avverta un terremoto, oppure si noti un improvviso e sensibile abbassamento del livello dell’acqua) monitoraggio marino e costiero ed elaborati i Piani di Protezione Civile Comunali tesi soprattutto a proteggere la popolazione durante il periodo balneare.