Disfattismo ecologico

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Il bello è che tutti ci professiamo, chi più chi meno, profondamente sensibili ai dettami della religione. Quale religione impone di accumulare ricchezze distruggendo l’ambiente? Ve lo dico io: nessuna. La nostra concezione dell’economia ci ha portato in questa direzione: non siamo mai stati così ricchi e l’ambiente non è mai stato così minacciato.
Le autorità religiose se ne sono accorte, e il Papa (sia quello attuale sia il precedente) continuamente nomina l’ambiente come priorità, lanciando severi, severissimi moniti contro l’uso smodato delle ricchezze, tese soltanto ad accumulare ulteriori ricchezze. Siamo un paese cristianissimo, ma i nostri attuali programmi sono di smetterla con questi romanticismi ambientalisti per costruire tante belle centrali nucleari. Dove andranno le scorie è un problema che non ci riguarda. Le metteremo a Scanzano Ionico. A proposito, ma se a Scanzano Ionico non ci sono quelle poche scorie nucleari prodotte nella nostra breve era atomica, perché la cittadinanza le ha rifiutate, dove mai saranno? Nessuno lo dice. Magari sono sotto le chiappe delle bufale campane. Oppure le abbiamo buttate nelle profondità marine, al largo di qualche stato africano che, speriamo, non se ne accorgerà neppure quando cominceranno a capitare cose strane ai pescatori che pescano pesci in qualche posto ben preciso. Pensiamo alle scorie di tante centrali. Che ne faremo? Ma questo è disfattismo! Ormai dire no in nome dell’integrità ambientale è diventato sinonimo di disfattismo e negativismo. Qui si vuole fermare lo sviluppo! Tuonano tutti, ma proprio tutti. Purtroppo Pecoraro Scanio non ha fatto un buon servizio alla causa dell’ambiente. Ha predicato bene, ma ha razzolato male.

Lo sviluppo. Il nostro pianeta è un sistema finito: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Gli economisti, con lo sviluppo, ci impongono di crescere. Il Pil deve crescere, la curva deve sempre salire. Ma chiedere questo significa proporsi la crescita infinita. Può esistere crescita infinita in un mondo finito? La risposta è: no, non può. Ma l’economia non conosce l’ecologia. E neppure la fisica, ben più semplice da capire. Se qualcosa sale, in un sistema finito, allora qualcosa scende. Se saliamo noi, se sale il nostro numero, se salgono i nostri consumi, allora altre cose devono necessariamente scendere. Quel che scende è l’ambiente. L’altro da noi. Non è proprio così, ovviamente siamo generosi, e vogliamo che vivano le poche specie dalle quali traiamo risorse e, anche, divertimento. Ma a parte quelle, il resto quasi vorremmo eradicarlo, ignari del suo significato anche solo per il nostro benessere.